Marco 50&50
Deboli bagliori oltre la coltre, era prevista nebbia in effetti, tiro fuori la testa dal piumone e spengo la sveglia
poi ripiombo nel buio e nel sonno.
Arrivano segnali di fumo&profumo, il liquido bollente, denso e nero fuoriesce lentamente, io faccio altrettanto dal letto, so che se aspetto vince la Lazio e si perde l’aroma, il caffè non si è ancora espresso eppure prevedo una giornata di mer da dimenticare.
Anche la tromba nelle scale (beato lui e quei tempi) sembra essersi svegliata da poco, la luce irreale delle plafoniere mi conferma che fuori è ancora buio, i primi rumori del mattino sono per qualche inspiegabile motivo diversi dagli altri, c’è un’energia diversa da quelli pigri della sera o da quelli trattenuti della notte, una fretta svogliata&obbligata, la macchina non parte, ma è solo un timido rifiuto.
Avrei voglia di rimanere a casa, meglio ancora godermi una colazione fuori e un paio d’ore in biblioteca con un libro e qualche rivista, ho una voglia di tangenziale sul collo, indolenzito e contratto per l’umido della notte, mi metto in coda senza bollettini da pagare, il bollettino meteo non aveva sbagliato, accendo il retronebbia e procedo a passo d’uomo, il Duomo di Milano invisibile ma non così distante si starà chiedendo cos’è diventata questa città, io mi chiedo se non sia stata una scelta sbagliata quella di fare colazione in ufficio, l’arrivo è previsto all’ora dell’aperitivo, rassegnato ma non domo impreco a mezza voce contro una routine che uccide, vorrei uccidere chi cambia corsia senza freccia, si vergognano a segnalare un cambio di direzione invece è da persone intelligenti cambiare idea, mentre l’umore non migliora, la nebbia si alza, qualche centimetro è sufficiente per credere di vederci meglio, mentre a Ponente ligure se la ridono, realizzo che oggi è giovedì, ripenso agli gnocchi di mia madre e mi chiedo dove sarà finita quella gnocca della fidanzata di un tempo remoto, è passato tanto tempo qualche contorno si perde, come ci siamo persi noi.
Che questa fosse una giornata da dimenticare l’avevo capito subito, invece di assecondare la prima impressione mi ostino e persevero, il mio computer non funziona è caduto il server e un po’ di caffè cola dal triste bicchierino e finisce il suo viaggio sulla mia scrivania, quando si arriva tardi non si può dire di essere già a metà dell’opera perché il lavoro è lo stesso ma la pausa pranzo è più vicina.
Il menù studiato ad hoc prevede piatti appetitosi e di alta digeribilità, oggi, su tutti, spiccano lasagne al pesto, fegato alla veneziana e calamari in umido, ton sur ton con il clima del lombardo veneto, un tocco di belino ad ingentilire.
Il caffè del dopo pasto mi rimette in moto, si rimette in moto anche il server e il lavoro sembra in dirittura d’arrivo.
Una collega mi dice che ha problemi col ragazzo e che ne ha conosciuto un altro che forse è peggio, senza entusiasmo mi chiede un parere, le dico di prendere una posizione, ribatte che comunque, il gioco non vale la candela, la guardo, ripenso a posizione&candela e penso che dovrei riaccendere il suo scarso entusiasmo con una battuta, ma il terreno, se pur scivoloso, non sembra abbastanza umido.
Il susseguirsi di queste giornate indistinguibili mi provoca smorfie interiori ed espressioni facciali perplesse, poi, lo sguardo diviene più attento, in fondo al corridoio, dall’angolo, vedo sopraggiungere qualcosa di notevole e di diverso, lei passa ancheggiando, saluta e prosegue, mentre il mio sguardo è nettamente in direzione della segretaria, la nuova segretaria di direzione si gira e mi lancia un sorriso, quarantottore con lei nelle crete senesi non sarebbero una cattiva idea, penso, mentre arrivano…
…deboli bagliori oltre la coltre, era prevista nebbia in effetti, tiro fuori la testa dal piumone e spengo la sveglia
M 50&50