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domenica 25 gennaio 2015

Armadillo Bar is open


gdf


" Hänsel e Gretel, figli di un povero taglialegna che non riesce più a sfamare la famiglia, sono stati condotti nel bosco dal padre e dalla matrigna, che il padre aveva sposato poco prima, con la scusa di far legna: lì, i due bambini vengono abbandonati. Vagando per la foresta, i fratellini trovano finalmente una radura, dove vedono una piccola casa. Si avvicinano e, con stupore, scoprono che la casetta è tutta fatta di dolci, che loro, per la fame, si mettono a mangiare... "


Da fuori, guardando la casa a luci spente, ho immaginato questo quadro, mentre all'interno invece di Hansel e Gretel ci sono Yanez e Ciciuxs, Luciano Angelini (alle percussioni e a far legna) e Alessandro Maggiori (direttore artistico e al ripristino scorte). Al piano il simpatico e agile cuoco peruviano Jean Pierre Herrera che completa il trio.

Nella casetta di Yanez e Ciciuxs dolci da mangiare ce ne sono, ma non così ingannevoli come nella fiaba uscita da quella foresta teutonica, però i rimandi all'altra celebre fiaba correlabile (Pollicino), ci sono tutti. Invece di seguire sassolini o molliche di pane, saranno però i sugheri quelli da individuare per strada, quelli che rotolano giù copiosi dall'Armadillo Bar verso Valle.


Da sinistra: gdf, cicuxs, yanez, herrera.




Polenta, tuorlo e bleu del Moncenisio
La leggenda dell'Armadillo Bianco della Val Ferret è una fiaba, che inizia dalla registrazione di un blog, che si allarga ad una distribuzione nazionale di vini naturali e si sviluppa attraverso la creazione di un luogo non più virtuale, e dove tutte le bottiglie in carta (oltre 200 etichette), sono interamente a disposizione: per l'asporto, da bere intere, oppure alla mescita, desiderandone (!) anche un solo bicchiere. 

230 etichette di vini naturali serviti anche al bicchiere, da accompagnare con piatti che ruotano e cambiano settimanalmente. Scelta di vino e di vita ora più pragmatica e meno idealista, voir meno integralista.

La piccola cucina (dieci piatti in totale) va dritta verso concretezza e si concede pochi virtuosismi, ma è l'insieme armonico dell'Armadillo Bar quello che conta. Apri la porta e la musica d'autore è già in sottofondo, le luci danno il giusto tono al cadre, la stufa e i termosifoni riscaldano l'aria, i cavatappi si mettono in azione, la cucina comincia a sfornare piatti su piatti, la gente arriva, l'atmosfera si accalora, gli amici conoscono altri amici ... la notte è breve, e domani è già qui, per ricominciare. A bientot les amis.



Anche Calabretta ha convertito la sua nuova etichetta all'Armadillo bevitore

La table des amis

La sala e la cave du jour dei vini rossi. Due bottiglie per tipo. I bianchi in armadio climatizzato. Tutte le altre sono in cantina

Il locale ha aperto subito dopo Natale

Un fresco aperitivo hors saison: stracciatella, acciughe del Cantabrico, pomodoro e basilico

Insalata di soncino e melograno con petto d'oca affumicato e speck d'anatra by Jolanda de Colò

La costata di maiale nero di Parma con zucchine e patate al forno

Un esempio di tagliere che viene servito con un bicchiere di vino: formaggi Erbavoglio di Aosta, salami macelleria Segor e azienda agricola San Paolo 

La piadina dell'Armadillo. salame cotto, fontina d'alpeggio, senape, tabasco ... salsa al peperoncino

Fuori carta un challenge di trippe realizzate da Stefano Zonca della Locanda Belvedere di Planpincieux e da Stefano Marchetto del Pierre Alexis 1877 di Courmayeur

Il tortino di mele e pinoli con salsa mou



E ci sono anche 13 camere a due passi dall'Armadillo Bar:




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martedì 6 gennaio 2015

La Porte d'Italie



gdf

La prima buona idea arrivando dalla Francia in Italia. L'ultima buona idea prima di infilarsi in quel tunnel minaccioso e mettersi nelle mani dei Galli. Una torta : la Mont Blanc, da dividere tra cugini. Giù di sotto - dove partimmo inutilmente in molti per conquistare Punta Helbronner- oggi c'è, al posto di un negozio di souvenir inoubliable, oggi c'è un quadro di Edward Hopper, oggi c'è l'Armadillo Bar. Funivia spostata, spazio all'Armadillo Texano, che da qualche giorno corre in falso piano lungo la Val Ferret, per scaldarsi, tra un bicchiere e l'altro.

Era un sogno, Armadillo Bar, wine food and music, luogo apparentemente virtuale dove ci butto dentro ogni genere di cenere e residuo alcolico da almeno cinque anni, le mie energie più vere. Oggi è realtà, Armadillo Bar Courmayeur La Palud c'è: vino, cucina e musica. Sembra uguale da leggere, ma di mezzo c'è tanta di quella roba passata nei tubi e nel sistema nervoso di tanti uomini sensibili che ora mi spiace tanto di non essere subito lì, con loro, per abbracciarli, al freddo, mentre al faro fa tiepido.

Volevo, dovevo aspettare un attimo Luciano, Alessandro -yanez e ciciuxs- e anche per rispetto a tutti gli altri che stanno dando una mano a domare gli avventori, ma porco giuda non ce l'ho fatta, mi dispiace di non essere lì oggi a darvi una mano, ma prometto di arrivare presto per assaggiare le 230 etichette di vini non convenzionali, accompagnati da qualche piatto semplice, ma non troppo, e tanta buona musica d'autore, anticonformista.

Volevo aspettare a salire prima di scrivere, ma non si può, non ce l'ho fatta, perchè questa è la prima buona notizia del 2015, anche se voi l'avete provocata un giorno prima della fine del 2014, fidandovi dell'inizio. Mi tira su il morale questa cosa, mentre la luna mi indica ombre, prolungando il segno del Leone in una foresta piena di insidie. 

Comunque l'avevate pensata andava fatta, in quelle notti passate a conversare animatamente al Dente del Gigante, sovvertendo l'ordine dei fattori, cercando di arrivare alla soluzione per una via diversa per Les Grands Jorassess. Non è un locale pubblico che fa nascere un sito web stavolta, ma un blog che provoca, e poi una pagina facebook, il contrario che ci appartiene, l'opposizione, molto merito vostro e tanta passione vera condivisa per uno sport che richiede tempo, applicazione e disciplina prima di essere messo in pratica a livello agonostico.




A bientot les amis 














gdf 5 min

sabato 7 dicembre 2013

Palatofine: prova di sbarco a New York




1 chef stellato,12 regioni italiane,12 eccellenze territoriali.

Il gusto delle Regioni” nasce da un idea di  www.palatofine.it e www.lavocedinewyork.com, in collaborazione con lo chef stellato Marcello Spadone del ristorante La Bandiera di Civitella Casanova (PE). Dodici video ricette saranno il nostro personalissimo tour attraverso l’Italia e le sue eccellenze enogastronomiche.

I video usciranno sul giornale on line a grande diffusione Newyorkese,
 su Palatofine e al Bar degli Armadilli




gdf


lunedì 28 gennaio 2013

Il libro è pronto | L'operazione "baratto" è iniziata


 del Guardiano del Faro


Quando ti interessi di qualche argomento o di qualche situazione particolare ed originale ti sembra sempre che quell'argomento o quella situazione sia diventata immediatamente popolare e non più originale. Non so, se decidi di comprare un'auto celeste, per un mese vedrai per le strade solo auto celesti, piuttosto che indaco. Se cerchi un completo Principe di Galles ti sembrerà che mezza umanità si sia vestita di sei tonalità di Principe di Galles. E così mi è parso di notare negli ultimi due mesi, da quando immaginai di lanciare l'iniziativa del baratto: bottiglie di vino per libri gdf. Ho letto articoli interi sul tema del baratto o permuta, di esercizi commerciali che la cominciano ad utilizzare, ristoratori compresi; associazioni che iniziano a praticarla e di conseguenza i mezzi di comunicazione che ne parlano assiduamente non potendo fare a meno di notare e annotare il cambio di direzione del vento. Quindi tutto bene, mi sembrava un'idea originale ed invece è diventata una condizione quasi popolare. Meglio così, l'operazione baratto può partire, piano piano. Mese intenso questo di febbraio, tante cose in ballo, e c'è pure il Festival dalle parti del Faro, dove hanno messo in piedi anche un concorso di giovani cuochi. Toccherà anche andare ad assaggiare qualche piatto e qualche bicchiere di vino alla fine di quella settimana al Palafuori, si,Palafiori. 


Altrove hanno organizzato una serata di ri-presentazione del primo libro, quello sui vini francesi, e poi ci saranno diversi ristoranti da visitare per conto della Guida del Touring. Anche per questo libro è previsto un evento, di cui parlerò più avanti. Insomma, lo vedo male l'ultimo buco di questa cintura, non credo resisterà, ma ne ho vista una carina in saldo, o chissà, magari barattabile. Al bar ho convertito alcuni volumi sui vini fortificati con una tessera a scalare di Tanqueray & Tonic.


Ho provato a prenderlo in mano e riguardarlo così com'è, nella sua forma definitiva. Basta una serata per leggerlo, con il televisore spento, una poltrona, una lampada da tavolo, un calice non troppo ampio e una bottiglia di Jerez Palo Cortado, di cui me ne è rimasto si e no la metà. Chissà! Spero solo di non essere sceso troppo sul didattico, non mi piace fare il professore; non ne ho né il diritto né l'intenzione, ma in qualche modo ho dovuto cercare di farmi capire e non virare troppo verso visioni etiliche, stavolta.

Ho le mail di chi ha richiesto il libro, ora si tratterà di fare i pacchi e di spedirli in maniera opportuna, ma si tratterà anche di prendere e partire per consegnare altri volumi a mano, perché mi va di farlo, prioritariamente, per conoscere le persone. Tanti chilometri come fecero quegli inglesi che partirono, guardarono, assaggiarono, modificarono ed infine importarono questi vini.

Non pretendendo che chi legge questo blog debba per forza aver seguito tutte le puntate della vicenda rimando questi all'icona in alto a sinistra del blog, quella sopra al nostro amico Armadillo vino vivo. Li sotto c'è il post che presentava il progetto, con le condizioni del patto e la mia mail, se vi serve per ogni tipo di informazione. Risponderò a tutti, uno alla volta, spedirò a tutti e indicherò l'indirizzo dove spedire la contropartita in generi di conforto e consumo. Grazie ancora a tutti quelli che hanno sostenuto e sosterranno l'iniziativa. Più il là vorrei render conto pubblicando l'elenco di quanto mi è arrivato indietro in cambio di questo libro, a verificare se già da ora la teoria del "barbonismo etico" sia attuabile, se la sensibilità popolare sia già pronta al cambio di punto di vista. E chiudo con un'immagine da Burton Cross, nel Devon, dove questa storia cominciò, venticinque anni fa.

- gdf -


lunedì 10 dicembre 2012

La Guida agli idraulici d’Italia


- gdf 2013 -

A causa della confusione dell’evento e delle situazioni sommatesi all'improvviso non mi posso proprio ricordare quale sia stata la cuoca o “la femme chef” a lanciarmi il mattarello in testa; nel senso figurato del termine e dell’idea provocatoria per fortuna, che in sintesi era questa: ma la volete smettere di giudicare noi cuoche e i nostri ristoranti? Ma perché invece di fare tutte queste guide per quelli che vanno a mangiare fuori non fate una Guida per noi donne? Magari degli idraulici? E vogliamo anche le foto!

Ecco, sedimentata la provocazione e tenuto anche conto che la Signora aveva una voce meno fastidiosa della Ventura e della D'Amico mi sono ripromesso di tornare sul focus dell'idraulico per dargli un giusto risalto.

Mi fa intravedere la fattibilità del progetto l'incontro con un ex un bagnino che possiede anche un ristorante di famiglia e che dopo i trenta si è messo a fare l’idraulico.

Lui a 20 faceva il bagnino nella spiaggia di famiglia, e nei momenti liberi accompagnava ai loro domicili vacanzieri alcune madamin piemontesi mentre il marito mandava avanti l’indotto periferico della Fiat attorno alla mezza tangenziale torinese e i bimbi giocavano con il Lego a casa dei nonni nelle Valli di Lanzo, dove è più fresco d'estate.

Poi, verso i 30 scopre una nuova passione, e anche per diversificare si è messo a fare l’idraulico, e le cose gli sono andate comunque bene essendosi garantito quel tipo di clientela femminile che quando scende a riaprire il monolocale in Riviera non riesce fatalmente ad aprire un rubinetto bloccato. Probabilmente si tratta delle medesime che lo apprezzavano già come bagnino in costume bagnato ed attillato ed ora lo vedono bene anche in salopette con cerniera, anche se con qualche capello grigio, dettaglio che ne rivela l'esperienza.

Spesso -mi dice- arrivo a casa di queste signore poco prima dell’ora di pranzo o di cena... perché l’idraulico si deve fare attendere, fa parte del suo protocollo d’intervento. E così le coglie mentre sfogliano attentamente i ricettari della Parodi, da cui hanno potuto finalmente apprendere come aprire una scatoletta di piselli, Bonduelle, senza ferirsi con il coperchio metallico a strappo.

Quindi secondo lui, e anche secondo me, la clientela non dovrebbe mancare, perché se è vero che i libri di cucina della Parodi hanno in questi anni venduto un milione e mezzo di copie vuoi che le medesime utenti non comprino anche una Guida Illustrata agli Idraulici d’Italia?




- gdf 2013 -


domenica 16 ottobre 2011

Armadillo Meeting | Effetti collaterali


- gdf 2011 -


Ahhhh... ! Finalmente.
Finalmente oggi riuscirò ad assaggiare la selezione vini vivi degli armadilli. L'evoluzione della specie. Come ben potete notare dal logo scelto dai pards, l'armadillo si è evoluto, ha finalmente deciso di lasciare in pace le femmine e di dedicarsi beatamente alle gioie dell'alcool senza altri pensieri o futili distrazioni. Come già si sapeva, l'armadillo pigrus di scavare non ne vuole più sapere, adesso ha messo le cose definitivamente in chiaro. Oggi prometto di impegnarmi e dimostrare fedeltà alla causa, spero solo che non volino in giro troppe mutande sporche.
- gdf - Cavaliere dell'Ordine degli Armadilli


venerdì 14 ottobre 2011

C'è un Armadillo' s meeting nell'aria | Pronti?


- gdf 2011 -

La Grange è l'uscita successiva.

In un anno di Armadillo Bar mi sono reso conto di aver sviluppato un anticorpo potentissimo contro il web. Ormai mi potrebbero dire o fare la qualsiasi, mi scivolerebbe addosso tutto. I miei pards, pazienti come neanche delle infermiere in gonna corta e mani basse, mi hanno lasciato fare la qualunque cosa, la volessi, protestando sommessamente - ma neppure troppo convinti - e solo in caso di vilipendio al bandierone biodinamico puzzolente . Ma in fondo, credo, anzi, ne sono certo, mi vogliono bene, e io anche, sinceramente, e credo che averci creduto - ma a cosa? - gli porterà delle cose buone, buone e di ritorno; perché a tenersi dentro un corpo estraneo come quello che gli è caduto addosso dal Faro non è di tutti, visti i precedenti. Mi auguro di poter render loro il favore. Il mio nei loro confronti è stato un golpe bianco, mi hanno dato u mignolo e io mi sono preso fino al bacino, mi sono preso le chiavi - erano li - e mi sono mosso random come secondo me è giusto fare sul web se non vuoi fare il sonnolento, senza dare riferimenti, come un pirlo a centro campo, crazy horse, con qualche cosa da dire che non sia la poesiola periodica buttata li con lo scopo di portare a casa la giornata incolume.

Per ora grazie.


lunedì 10 ottobre 2011

Guidando nella notte

- del Sancio -

Ieri sera guidando nella notte da solo ho avuto una grande pensata , perché non proviamo ad abbinare ad un vino invece che un piatto un pezzo musicale ? Gli unici due neutroni rimasti si sono messi in moto, e senza prendere il tunnel del Gran Sasso, ecco il risultato . Il pezzo musicale è Riders on the Storm dei Doors mentre il vino che ho pensato è: Gevrey-Chambertin 1° Cru Bel Air 2005 Philippe Pacalet.

Istruzioni per l’ uso mandare il video e stappare la bottiglia e estraniarsi.

Piloti nella tempesta , il vino è soave , avvolgente pieno ed appagante , si sente una tempesta sullo sfondo sono i tannini ancora dirompenti ma tenuti a bada dalla rotondità del vino . Piloti nella notte , col secondo bicchiere il ritmo aumenta si sente l’acqua scrosciare e il vino scende tranquillo ma la tempesta dei tannini rimane in bocca , si vede la statale che attraversa la Borgogna, la tempesta è sempre più piacevole , in bocca sembra di correre a piedi scalzi su di un prato con mirtilli , more, lamponi: ma il terreno è umido ed è piacevole correre . Altre immagini ci raggiungono , il tuo sorriso , il vento nei tuoi capelli , corriamo nella tempesta , il vino è suadente , avvolgente la tempesta si è trasformata in festa i lampi e i tuoni la colonna sonora , le impronte dei passi il ritmo della corsa , la bocca l’ atmosfera dove tutti questi sogni si sono dati appuntamento . Guidiamo nella tempesta , cerchiamo la strada di casa , ma attenti ci sono dei killer per strada cercano di farci deragliare , di portarci nella loro casa . Cerchiamo la nostra casa , quella che si trova sempre oltre la siepe , oltre la tempesta e speriamo di trovarla il più tardi possibile . Il senso della vita è la ricerca , il senso di questo vino è la ricerca della pienezza senza la banalità , del piacere del viaggio attraverso le varie sensazioni fruttate segnando l’autorevolezza dell’ interpretazione .

Così la vedo io, se vi pare, passeggeri nella tempesta .

Sancio Panza

domenica 11 settembre 2011

Dov’ero e cosa facevo l’11 settembre.

- del Guardiano del Faro -

E’ l’ultima data, in ordine di tempo, per la quale ognuno ha un suo ricordo particolare e personale, nel senso che tutti si ricordano esattamente dov’erano e cosa stavano facendo. Così come , per chi c’era, in altre date scolpite a fuoco nella mente, come quella dell’assassinio Kennedy , dello sbarco del primo uomo sulla Luna o della finale del Mondiale 1982 .

Il web è pieno di racconti, cose banali, cose di tutti i giorni che non potevano più essere di tutti i giorni perché avvenute proprio in quel giorno. La normalità che diventa eccezionalità a causa di un evento catastrofico, che anche se avvenuto a migliaia di chilometri, ci fece capire al volo che nulla avrebbe potuto più essere uguale. Non che ogni giorno possa essere uguale all’altro, ma da quel momento sarebbe stato molto disuguale, di questo molti si resero conto immediatamente, altri solo dopo aver recuperato il ragionamento dopo lo smarrimento, altri ancora, i più superficiali, subendone passivamente le conseguenze anno dopo anno e maledicendo l’introvabile Bin Laden, come se fosse quell’uomo la causa di tutti i loro guai. Per le persone “normali” , per i ceti medi, tutto peggiorò gradatamente, anche se da un punto di vista economico quello che stava per accadere da li a quattro mesi in buona parte dell’Europa occidentale fu ancora più devastante, l’introduzione dell’Euro .

Cosa stavo facendo quel giorno ? I dettagli mi uscirebbero dalla mente con una precisione fotografica, ma anche filmata con lo scorrimento del cronometro, secondo dopo secondo. Stava finendo anche per me un epoca, una maniera di vivere profondamente diversa, uno stile di vita ancorato a valori che sembravano irrinunciabili e che invece si sbriciolarono e andarono in fumo in pochi minuti. Lontano dal mare e non sapendo neppure come potesse essere il punto di vista dall’alto di un faro ero convinto che potesse essere solo quello il modo di vivere, quello dei pendolari tra un buon lavoro e un week end al mare, proprio come continuo ad osservare ogni giorno, anche oggi, però al contrario, osservando quanta gente benestante sia convinta che quello è il modo migliore di vivere una vita edonistica: produrre, guadagnare, spendere.

Quello che invece quasi nessuno ricorda di quel giorno, è quale giorno della settimana fosse. Era martedì, neppure alla voce “Attentati dell’11 Settembre 2001” su Wikipedia si sono ricordati di indicare che era martedì . Nonostante fosse quindi un giorno teoricamente lavorativo di un mese normalmente lavorativo io ero in vacanza, ero in vacanza perché non avevo quasi più un lavoro abbastanza produttivo che giustificasse la mia presenza su una tangenziale milanese piuttosto che dietro una scrivania di un ufficio di una qualche azienda piemontese o lombarda. Le cose stavano già cambiando e la soluzione, la fase successiva era già vicinissima, perché ero uscito da un albergo vista mare e stavo passeggiando su una piccola e stretta spiaggia meditando su cosa potevo fare per dare l’ennesima svolta a questa vita. Quella spiaggia si trova a mezzora da qui, da quello che sarebbe diventato il faro , la mente guida mi stava dando le prime coordinate. Dai bar collocati sotto gli edifici che lambivano quella spiaggia uscivano i primi commenti increduli dei clienti, le prime immagini fisse della CNN sostituirono il monotono resoconto giornaliero del TG5 sui presunti casi di mucca pazza. La morte presunta lasciò spazio alla morte certa: U.S.A. under attack!!! era la strisciata che girava all’infinito, corredata dagli improvvisati doppiaggi dei giornalisti italiani che cercavano di interpretare quello che i loro colleghi americani non capivano. Dovevano ancora accadere cose che non erano mai avvenute, tutte curiosamente in quei pochi mesi, il fallimento di una intera nazione, l’Argentina, e l’inserimento di una moneta unica per buona parte dell’Europa. Troppa roba, tutto insieme, oltre ad altri fatti per me sostanziali ma per i più solo marginali. Ma era venuta l’ora di cena, le coordinate si stavano avvicinando, il ristorante prescelto per quella anomala serata si trovava e si trova a soli dieci chilometri dal faro, cenammo in due, il resto dei prenotati aveva disdetto, a causa dell’evento, come se a tutti riguardasse in prima persona, quasi in segno di lutto mondiale, un atto sentito come un momento di solidarietà. L’autolesionismo è una componente psicologica che mi appartiene solo marginalmente, non posso essere partecipe di qualche cosa che non mi appartiene, se non per i suoi effetti collegati, ma a me quella storia, così come ce l’hanno raccontata non ha mai convinto, così come l’assassinio Kennedy o lo sbarco sulla Luna. - gdf -

venerdì 2 settembre 2011

Oltre il Piatto


- del Guardiano del Faro -

Buongiorno, ha visto? il treno è in perfetto orario, altro che svizzeri, questi provenzali sorprendono anche voi parigini… ha visto che puntualità ? Oh, ma buongiorno, veramente incredibili gli SNCF, Paris- Nice senza un minuto di ritardo, giusto in tempo per l’ora di pranzo. Dove mi accompagna a pranzo. Dritto sul pezzo monsieur l’inspecteur, anche da pensionato il primo pensiero rimane la scelta di una bonne table en ville. Che ne dice di un risotto? Così, tanto per calarci in una condizione quasi italiana, a Nizza, insomma, qualche pressapochismo italiano me lo concederà. Ma certamente mon ami, pensionato si, ma il metodo e il sistema rimarrà a lungo in mente, la formazione e la cultura rimane la medesima anche a spese dello stato e non più dell’azienda.

Più di una stella non troveremo, lo dico subito, e anche di manica larga, se mi permette… Ah, oui, la famigerata geopolitica, ma non creda, non è così preponderante, o almeno, non dove l’abbondanza lo consente, certo, se non c’è niente di eccellente bisogna arrangiarsi, ogni regione ha le sue peculiarità da evidenziare. Ma allora, questo risotto? Va bene, va bene, ora andiamo.Taxi!

Che ne pensa della cottura e della consistenza di questo risotto? Troppo cremoso, troppo o troppo poco cotto? Vede, secondo me questo risotto è semplicemente un buon piatto, siete voi italiani che fate delle questioni infinite sulla giusta cottura, questo risotto è cremoso, è ben legato, ha una consistenza piacevole e non difficoltosa, infine ha una buona concentrazione di sapori, ben identificabile, promosso. Quindi figuriamoci si fosse trattato di un piatto di spaghetti, sa che sul tema le regioni italiane potrebbero sbriciolarsi ben oltre la ventina … non molti mesi fa ho proposto la questione su un blog citandone le venti ricette più conosciute e il riscontro è stato più che altro rivolto a quelle che avevo, come dire, dimenticato. Credo che abbia ragione Ducasse a non volersi mettere seriamente in gioco in un paese dove le regole del gioco non sono affatto chiare…da noi un piatto tradizionale che è stato storicamente codificato non può venire discusso più di tanto, quando le sue caratteristiche fondamentali vengono rispettate i dettagli possono solo fare la differenza tra il buono, l’ottimo o l’eccellente, ma non si può discutere all’infinito sulla consistenza di uno spaghetto, magari dimenticandosi della qualità della salsa, quella si che dovrebbe essere più spesso il motivo di discussione. Touché, ma con me sfonda porte aperte in questo senso, ma mi dica, come vanno i locali di tendenza in Francia? Fuori Parigi intendo, le capitali lo sappiano che possono e devono offrire di tutto e che tutto sarà in qualche modo ricevuto come messaggio e digerito come proposta, ma in provincia? Se vogliamo pensare che un brodo d’acqua di mare e una pietra con uno scampo morto sia un grande piatto, allora credo che il pubblico francese non sia completamente imbecille, perché la maggior parte dei clienti protesterà, ma siccome esiste anche una comunicazione fuorviante su questi temi innovativi, ci sarà sempre e comunque una parte di pubblico poco preparata, con scarsa conoscenza e personalità che ascolterà questi guru-meteora e penserà di mangiare dell’innovazione e non una futile sciocchezza.

Ci vogliono basi classiche per capire cosa si sta mangiando? Vede, con il mignolo di questa mano posso assaggiare questa salsa che accompagna questa ottima sogliola e dirle se si tratta di una Olandese, una Mornay, una Mayonnaise o ovviamente una Bechamelle ecc…Si, mi ha risposto, quindi quando operava in trincea la concentrazione principale a chi la riservava, non certo ad una Mornay, credo. Il piatto lo capisci in quindici secondi, lo guardi, lo annusi e ne assaggi il contenuto. Non servono più di quindici secondi caro mio, il resto del lavoro è invece molto più lungo e secondo me molto più interessante. Cioè? Cioè, per non passare delle ore a conversare con il proprio cervello, perché siamo sempre soli, e lei lo sa bene che 99 su cento siamo sempre soli, bisogna mettere l’attenzione oltre il piatto. Oltre il piatto, lo sa che mi sta dando uno spunto notevole, Marchesi era andato oltre il fornello, io mi accontenterei di andare “ Oltre il piatto” , prosegua, scusi l’interruzione ma mi si è aperta una finestrella nella mente… Dicevo, una volta immaginato il senso del piatto, se ce l’ha, bisogna cominciare a guardarsi intorno con curiosità, senza essere invadenti o facendo domande, questo no, l’esperienza insegna, basta guardarsi intorno, cominciando dall’apparecchiatura della tavola, le posate, le ceramiche, il vasetto di fiori, se sono freschi, la scelta delle posate, se è corretta, i tempi di servizio e ovviamente la cortesia e la competenza degli impiegati. Sa che non mi dice nulla di nuovo, e magari anche tirar su la testa dal piatto e guardare cosa accade sul tavolo degli altri? Voilà, questa è storia, non leggenda, quando si pensa che ci stanno ruffianando troppo è meglio lasciar perdere i nostri piatti e guardare in quello degli altri, sobriamente, ça va sans dire. Quindi diventa relativa l’importanza del piatto ? No, il piatto rimane centrale, ma quando già sappiamo per esperienza, perché conosciamo lo stile e lo standard della maison, possiamo guardare altrove, all’ambiente, al servizio, alla carta dei vini soprattutto, la carta dei vini dice molto, ma quanti sono in grado di analizzare una carta dei vini? E più facile dire che questo piatto è più o meno buono ed ergersi a giudici de la fourchette. E’ vero che tutti mangiano, e tutti i giorni, e altrettanto vero che sono in molti a bere meno vino al ristorante e quindi il valore di una cantina ha cambiato valenza in un giudizio. Chiaramente, ma non creda, nelle grandi Maison i grandi vini continuano ad essere stappati giornalmente, ha presente Troisgros? Si, messaggio ricevuto, si tratta di dare il massimo dell’ospitalità a 360 gradi, e allora anche il vino continuerà ad avere il giusto spazio a tavola. Perché è il fascino totale di un’atmosfera che contribuisce al successo di un grande ristorante, andando oltre il piatto. Un piatto può anche non piacerci o essere sbagliato, ma questo in una grande atmosfera influirà molto meno su un giudizio finale, sapendo andare oltre il piatto. E’ stato anche da Bras negli ultimi mesi? Possiamo parlare di altro? Ok, comunque anche in Francia la tendenza a premiare locali che hanno lasciato il classicismo degli anni 80-90 è in crescita, almeno così mi pare. Marginalmente, anche quelli più avanti o per meglio dire, più spregiudicati hanno grandi basi classiche, sono rari gli esempi modaioli, e la maggior parte giustamente a Parigi, dove hanno un senso perché possono terminare il mese con i conti in attivo. Sembra quasi un male dovuto, quasi sopportato con malcelato fastidio. Non mi riguarda più, non è un mio problema, dove ho potuto sbarrare la strada alle stravaganze salvaguardando l’identità nazionale della cucina l’ho fatto, senza dovermi pentire, purtroppo la generazione dei Veyrat, Roellinger, Gagnaire, Troisgros e altri che ora non mi vengono alla mente non ha avuto un ricambio. Parigi è veramente scollata dal resto della Francia? Costa tutto il doppio, e in più c’è ancora molto spazio per il lusso, quello vero, quello dei palazzi, a Parigi questo è ancora più vero oggi che in passato, la capitale viaggia ad una velocità diversa, inutile rincorrerla se non si hanno tasche molto profonde. Fortunatamente per noi, ma non per tutti noi che viviamo in provincia e non possiamo quasi più permetterci una cena in un tre stelle di palazzo parigino, così come nel Marais, nel mio preferito. Ah, dunque Pacaud, e altri cinque nomi fuori Parigi ? Bien, è facile: Marcon, Ducasse, Troisgros, Klein, Trama e se posso aggiungerne uno meno classico, Loubet. Grande mano di carte, niente da dire, prende un caffè ? Grazie, poi devo andare al mio appuntamento, mi faccio chiamare un taxi. E si ricordi, quando entra in un ristorante, guardi sempre oltre il piatto, anche se non è rotondo come sarebbe normale aspettarsi.


- gdf -

mercoledì 10 agosto 2011

Alba | Piazza Duomo: il mio punto di vista


- di Luca Canessa -

Sono stato diverse volte al Piazza Duomo e mi sono sempre divertito, tanto che lo considero uno dei Top three della ristorazione italiana.

Fino a poco fa a questo ristorante mancava qualcosa e cioè un sommelier e una carta dei vini all’altezza della cucina.

Oggi questo inconveniente è stato ovviato con l’arrivo di Mauro Mattei che ha costruito una carta veramente interessante e soprattutto è in grado di consigliare ed abbinare alla perfezione vini e vivande. Mauro sa spiegare quello che c’è nel bicchiere con semplicità e competenza e riesce a trasmettere e condividere le sue emozioni con quelle del cliente.

Io gli ho lasciato carta bianca e devo dire che non ha sbagliato un colpo proponendo sei bicchieri perfettamente in sintonia con il menu “Evasione e territorio” purtroppo non avendo preso appunti non sono in grado di raccontare quello che ho bevuto senza commettere errori grossolani, ma devo dire che gli abbinamenti si sono rivelati perfetti e in taluni casi sono stati di grande aiuto a completare il piatto.

Piazza Duomo è il ristorante che mancava in Langa dove il peso della tradizione e dei meravigliosi prodotti del territorio spesso condizionano gli chef più talentuosi che rimangono imprigionati e condizionati dal peso della storia di questa terra benedetta.

Qui no, si fa grande cucina, profondamente italiana che si avvantaggia dei grandi prodotti della zona, ma senza farsi schiacciare e mette al centro del piatto le idee. Quale altro ristorante della zona proporrebbe piatti come l’amatriciana, per me il piatto della serata, qui proposta con un tè di formaggi e pepe e pelle di peperone al posto del guanciale?

Oppure il vitello alla pizzaiola cotto a bassa temperatura e accompagnato da una densa salsa pomodoro e origano, finalmente alla giusta consistenza nonostante il tipo di cottura?

Secondo me Enrico Crippa ha ancora margini di miglioramento, ogni volta che torno lo trovo più maturo, i suoi piatti sono tecnicamente perfetti, risentono ancora delle passate esperienze orientali, ma in maniera più elegante. Esteticamente sono dei piccoli capolavori spesso impreziositi da fiori edibili o foglioline che la maggior parte delle volte sono non solo decorativi, ma bensì funzionali al piatto.

Se un appunto si può muovere a questa cucina è la mancanza, talvolta, di una nota acida che riequilibri i piatti a più marcata tendenza dolce e li renda ancora più appetibili e meno saturanti.

Un esempio può essere il Rossini crudo: una fetta di carpaccio di fassona, salsa al foie gras e riduzione al madeira, un piatto goloso, ma dalla dolcezza molto accentuata che lo rende un po‘ monocorde.

Gli altri piatti:

Zuppa di olio di semi di vinacciolo, ceneri vegetali si tratta di seppie e peperoni di Senise planchati accompagnati da una salsa di olio di semi di vinacciolo e pelli di peperoni bruciacchiate per ricordare la cenere.

Parmigiana di melanzana cromaticamente perfetto, pellicola di pomodoro, parmigiano e mozzarella, pesto leggero ,chips croccanti dello stesso parmigiano, il risultato più appagante si ottiene mischiando il tutto, ma anche presi singolarmente i vari componenti sono ottimi.

Gamberi e melone una profumatissima salsa di melone con palline di sorbetto dello stesso, gamberi e prosciutto

Agnello e camomilla, controfiletto di agnello cotto in maniera tradizionale in modo impeccabile, salsa alla camomilla tirata alla perfezione e fagiolini dell’orto.

Animelle, sedano e tartufo estivo anche qui cottura perfetta e salsa di cottura densa e lucida come da migliore tradizione, la presenza del tartufo ha più il compito di ricordare che siamo ad Alba piuttosto che migliorare il tutto.

Merluzzo, zucchine e zafferano, merluzzo fresco, salsa allo zafferano, meravigliose zucchine tonde dell’orto di Barolo, le vere protagoniste del piatto, e germogli di pisello.

Minestra di frutta e verdura, un classico dello chef, perfetto per passare dal dolce al salato e per rinfrescare il palato.

Bietola, cocco, tè verde e fragole, un dolce non dolce come prevede la moda del momento, base di bietola, a seguire cocco e sulla sommità croccantini al tè verde.

Ho volutamente tralasciato la descrizione degli stuzzichini di apertura che qui come in nessun altro posto assumono il ruolo di un mini-pasto e sono, secondo me il momento più creativo di Crippa, la palestra dove testare nuove idee e nuove forme che poi diventeranno i piatti di domani.

Qualche immagine senza interruzione di testo (n.d.r.)

Agnello e camomilla...



Animelle, sedano e tartufi estivi...


Bietola, cocco, tè verde, fragole...


Merluzzo, zucchine, zafferano...


Minestra di frutta e verdura...

Parmigiana di melanzane...


Rossini crudo

Piazza Duomo - Enrico Crippa

Piazza risorgimento 4

12051 Alba (CN)

Tel. + 39 0173 366167

http://www.piazzaduomoalba.it/

Luca Canessa