mercoledì 4 settembre 2013

Un calice di burro cacao

Marco 50 & 50

Oggi devo stare molto attento, il terreno per piantare i piedi ben saldi a terra è poco profondo, poi ci sono subito le rocce.
Non sono nelle vigne di Nicolas Joly, l’uomo de La Coulèe de Serrant, ma il terreno sul quale devo far nascere questa piantina è simile, la resa per battuta (di tastiera) come quella per ettaro forse sarà tra le più scarse tra i racconti d’estate, ma il ricordo è di fascia alta, sulla qualità, come sempre, non posso garantire.

Lo sperone roccioso del vallone de Serrant è lì ad ammonirmi, lui è proteso verso il fiume io verso un ricordo che ha ben altre radici, dobbiamo andare indietro di un po’ di anni, perché come disse Vico, prima sentiamo senza avvertire,  poi avvertiamo ma siamo “perturbati” infine riflettiamo “con mente pura”.

Questo è un bianco che si può bere anche dopo 35 anni e il mio ricordo ha quella stessa età.
Secondo gdf non è opportuno berlo al ristorante, di fretta, anch’io adeguo le mie parole ai tempi del guardiano e modulo il ricordo lentamente, senza premura, qui al bar degli Armadilli.

“il vino continua ad evolversi, a sgranchirsi , a stiracchiarsi come un gatto pigro e per nulla voglioso di fare le fusa”
il mio ricordo si è stiracchiato per troppo tempo, anzi si è nascosto.

“…un vero viaggio sarà stato, attraversando giardini di fiori e frutti, cogliendo le profonde mineralità della roccia… tanti pensieri, tante cose in mente che scivolano via, dalla bottiglia al bicchiere, che a volte sembra mezzo vuoto, e a volte mezzo pieno…” …anche miei pensieri e la mia mente scivolano via e  riemergono ricordi che fanno sembrare questa vita 50% piena, 50% vuota.

Parliamo di Liceo, di una coppia di amici, di Due di due di De Carlo, e di Guido Laremi che è stato dipinto allora e se lo rileggiamo ci vedremo i colori di oggi.
L’architetto, anzi il futuro architetto, muoveva i primi passi e le prime ruote della vespa, in una Milano politicizzata e nel contempo nelle strade e nelle case di una Milano bene, con la quale aveva dimestichezza per cognome e libertà di manovra per aspetto e stile innato.
Scelse me, frequentai le amiche, le cugine, le amiche delle amiche, la ragazza ricca di Biella.
Andavamo nelle case al mare, nelle case in pieno centro a Milano dove ci si perde, dove ci riceveva la servitù, dove c’erano piscine chiuse che si aprivano e lasciavano entrare il sole e tante ragazzine piene di soldi e desideri.
Erano gli anni delle dediche per radio, delle feste nelle case, delle discoteche di pomeriggio, dei giri in moto, delle sue conquiste e un po’ delle mie.
Si andava in barca, a sciare nelle case spettacolari degli amici ancora più ricchi, nelle “case” dei suoi parenti che non posso citare.
Finsi di studiare, mi barcamenai, lui no, non finse, aveva una marcia in più, sono i geni, non quelli della lampada, ma del padre e della madre da un certo punto di vista lui è oltre,  ancora adesso.
Al Liceo, le ragazze gli ronzavano intorno, la situazione era anomala ma piacevole, ne rifiutò parecchie, imparai a capirlo, la mia selezione fu meno accurata, portavo un eskimo, i capelli lunghi, lui Ray Ban e cashmere sulla pelle, abbinava i colori , mi fece capire, capii, ancora oggi lo ringrazio per quel poco di gusto che gli ho rubato.
Poi, io mi innamorai, lui, presto sulla tabella, si sposò, avremmo potuto piantare i filari più fitti, scegliemmo la qualità o non ci importava.

Il viaggio, come mi ha consigliato il guardiano l’ho fatto, ho risentito i profumi dei fiori e dei frutti, della frutta secca tostata, e credo di essere arrivato con i tempi giusti per riassaggiarlo questo vino, e risentire il cacao o il suo burro cacao in  questo ricordo speciale.
Lei si chiamava Francesca, una foto di Ornella Vanoni giovanissima renderebbe l’idea, gli anni erano quelli descritti prima, quelli dell’adolescenza che va veloce, fu una storia breve, pura, eppure ogni tanto, quando mi piego sul lavandino per farmi la barba, sento, nella schiuma, il profumo del burro cacao, e  ancora le sue braccia che come fecero allora,  mi stringono forte.

Marco 50&50

7 commenti:

  1. Va bene, ma Ornella Vanoni non è mai stata bella, neanche da giovane, dai!
    A&P

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  2. Ma Marco infatti non ha detto che era bella come Ornella. Io invece ho avuto l'idea del tipo di ragazza, del suo ceto d’origine, la borghesia alta e media di Milano città. "Non quella degli arrivati, i sciur Brambilla prima e i dottor Berlusca dopo, miserabile, provinciale anche quando non viene dalla provincia, ma quella che è consapevole di “come nasce”, che si pretende metropolitana e cosmopolita, che di quando in quando si sogna svizzera e calvinista".
    Alba

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  3. Non bellissima, aveva qualcosa, magari qualcuno che l’ha conosciuta, leggendo…ma anche no, intanto un albaciodalbancodiunalbar
    M 50&50

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  4. Le radici sono sono ben salde a terra,
    conta più la qualità che la quantità di terra
    e il ricordo è di fascia molto alta, e come sempre
    la pregnanza é al 100&100
    Questo ricordo ė presente nonostante l'affinamento
    in legni di varie tipologie e grazie anche a qualche rabbocco sapiente si presenta vivo e capace di ulteriori sviluppi dopo ben più di 35 anni.
    Un viaggio di due di due reso possibile dalla consapevolezza di ora per allora che 50&50 ci sarebbe sempre stato al 100%

    Lei si chiamava Francesca
    Io Buccia

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    1. Un click bello di notte, come Zbigniew e come Jimmy, in notturna sei imprevedibile ed inaspettato.
      M 50&50

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  5. gran pezzo, tutti in un periodo della vita avremmo voluto essere Guido, ai più fortunati è stato concesso di averlo almeno come amico.

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    1. “siamo tutti un po’ Mario prima o poi” grazie Anonimo per il commento non anonimo
      M 50%50

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