giovedì 1 agosto 2013

Minacce d’estate | Un terzo libro gdf


del Guardiano del Faro

Barbara Eden affermava: non chiedetemi di strafare. Io posso fare il genio solo per il proprietario della bottiglia. Solo per lui. Per me una conferma: il succo, l’essenza e il genio possono essere cercati solo in fondo alla bottiglia, arrivandoci.

Riesco a  frequentare non più di un bar per volta, almeno finché non scoprirò il segreto di Gustavo Adolfo Rol: uno dei tanti, in questo caso la bilocazione. 


Più di una bottiglia per volta non riesco a bere., però se fosse cattiva si potrebbe mescolare con un’altra e aggiustarla invece di guastarla, confondendogli i difetti. 

Qualche certezza mi rimane : più di un cocktail per volta non riesco a berlo, perché lui è già miscelato di suo. Nel fondo del cocktail c'è l'essenza del motto: se non riesci a convincerli confondili. Con l’esperienza si potrebbe ormai fare (confondere) anche con una mano in tasca e  l’altra avvinghiata al bicchiere.

La condizione determinante per la mia scelta di un bar alla fine è sempre la solita, e cioè che il bar in questione abbia un bel bancone con qualche seggiolino, qualche trespolo, qualche seggiolone o un qualche attrezzo abbastanza comodo sistemato a ridosso del banco che mi consenta di piazzarmi sopra con la mia apparecchiatura.


Per apparecchiatura intendo la disponibilità di un paio di giornali ancora croccanti, freschi di giornata, e il mio telefonino. Quest’ultimo non mi serve per telefonare o scrivere messaggini sms, e neppure per pascolare tra Facebook e Twitter (luoghi virtuali che ufficialmente non frequento), quanto per utilizzarlo come piccola macchina da scrivere.

La disponibilità della funzione del programma word è una di quelle rare diavolerie tecnologiche da cui farei fatica a separarmi mentre butto giù un Moscow Mule o sorseggio un Dry Martini cocktail.

Con le dita comincio a prendere appunti, mano sinistra che impugna il bicchiere con il drink di turno e mano destra che pigia sui piccoli tasti -per nulla virtuali- della micro tastiera della morettina americana Blackberry, che ha sostituito la matitina dell’ HTC.

Mi hanno detto che la morettina sarebbe un po’ zoccola, e avrebbe quindi contatti diretti con Langley ; dovrò fare in fretta, perché probabilmente laggiù sapranno già tutto ormai. Mettici anche quelli di Mountain View che entrano quattro volte al giorno al Bar degli Armadilli -come da mesi è visibile in chiaro a tutti nello spazio Live Traffic Feed- mettendomi ancor più ansia.

Il cumulo di pensieri che andranno a comporre il terzo libretto gdf è stato interamente scritto così, tra i fumi dell’alcol, seduto al bancone di un bar, osservando quello che accadeva intorno a me: prima, dopo o durante. Questo il filo che lega tutti i capitoli: sensazioni, pensieri, fatti realmente accaduti, alcuni passati prima dal web sotto una diversa forma di racconto e che termineranno la loro esistenza su pagine di carta, dove rimarranno definitivi.

Come si fa a scrivere mentre si beve alcol? Innanzitutto bisogna vedere quale alcol, a che ora e in quali condizioni. Quindi la domanda non ha risposta. A volte il piccolo schermo rimane vergine da caratteri, altre volte rimane travolto dagli eventi da raccontare, perché non c’è niente di premeditato o studiato a tavolino, essendo al banco, a priori.

Entro – da solo – in un locale più o meno abituale  e ordino da bere. Faccio due parole con i barmen, in attesa che succeda qualche cosa, o che il cervello si sdoppi e mi mandi messaggi degni di essere annotati. Aspettando che Jeannie esca dalla bottiglia e mi guidi la mano.


Poi trasferisco il tutto sul p.c. senza pensare che senso immediato abbia quel testo; ci sarà tempo per ragionarlo in attesa che arrivi qualcuno che finalmente strofini la bottiglia, liberando le esalazioni alcoliche che genialmente andranno a ricomporsi sotto forma di consonanti e vocali, intrecciate in bell’ordine, dove l'autore avrà inciso il minimo indispensabile.


gdf

8 commenti:

  1. E' d'uopo l'ennesimo in bocca al lupo.
    Franck

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  2. In bocca all uva ;)

    TMC

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  3. quasi peggio dell'edicola di Fiorello...

    UGM "Edicolante"

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  4. “per configurare il reato di minaccia non occorre che le espressioni intimidatorie siano pronunciate in presenza della persona offesa poiché è solo necessario che questa ne sia venuta a conoscenza”
    M50&50

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    1. Confido quindi anche nei delatori per raggiungere l'obiettivo ;-)

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