Da una delle ultime maisons champenoise ancora indipendenti, ecco la cuvée de prestige rosé – di assemblaggio, Chardonnay e Pinot Nero - creata nel 1988,
per omaggiare Elisabeth Salmon, la moglie del fondatore (Nicolas-François
Billecart).
Quello che, in origine, era un rosa Salmon(e),
nomen omen, con gli anni, lo
ritrovo arancion, marcatore di una ossidazione indiscutibile, quantomeno
all’occhio.
Ma, tranqy
funky, tutto è, e resterà, circoscritto alla cromia.
Intanto, dalla finissima catenella
dell’effervescenza, traspare già femminilità elegante, discreta, ma ricercata.
Il naso è delicato, ricco ed effonde freschezza.
Tanta.
Fruttini rossi, non potrebbe essere
altrimenti, dalla ciliegia alla fragola, dal lampone alla prugna, poi agrumi
croccanti, fico, melograno e pesca. Di suadente florealità e fini tostature ben
inserite, contempla una personalità minerale, inizialmente delicata che, via
via, assumerà cifra rilevante.
Questa ricchezza olfattiva, non ha trovato
completa approvazione al palato, lasciando intravedere, solo a tratti, il
potenziale e dimostrando, solamente a flacone quasi terminato, quelle peculiarità
che mi attendevo, dati gli ottimi esordi.
Il sorso, tuttavia, si è rivelato sempre di
pregevole freschezza e tensione, non tradendo, in alcun modo, la sua età,
all’interno di un quadro aromatico, questo sì, taciturno, assorto e poco
incline a schiudersi.
Tutto questo, mentre il naso continuava a dispensare
complessità.
Proprio come alcune donne, le quali,
dapprima, ti mostrano il loro taglio rosa, per poi, all'acme, mandarti in
bianco.
C’est
la vie, buon
ferragosto, amici.
In un grande magazzino una volta al mese, per l’esattezza ieri, spingevo un carrello semivuoto tenendola sottobraccio, si parlava di surgelati rincarati mentre un noto DJ distribuiva consigli per gli acquisti alternandoli a vecchi pezzi di Battisti, quindi filodiffusi, arrivato in cassa il carrello conteneva: un rosè Asti lancia in resta, dei tristi gamberetti surgelati, un anonimo salmon affumicato e sottovuoto, del crudo di Parma che dal colore non ricordava nemmeno lontanamente un prosciutto toscano al coltello, un disco della Piaf, la risposta a tono di Grace Jones, un mazzo di rose appassite.
RispondiEliminaQuanti errori sono stati commessi se consideriamo che non avevo comprato il melone per la lampada al sale dell’himalaya e, soprattutto, non avevo seguito le nobili indicazioni...
Arrivo apposta il 14 sera per farmi male, ma un po' meno che da la scogliera, che già conosco e male mi h risposto. Mi vorrebbe rompere ma non ce la fa. Vengo qui stasera per far pace con una pancia e una tatiera, tastiera, scommmetendo sulla folta platea meglio fornita, ma avrei preferito sbagliarmi, perché tutti felici di ingrassarsi le membra e di ungersi le falangi. Chissà che fanno quando non ingurgitano schifezze o digitano inutilezze telefonando. Vado a vomitare e sono subito da voi perun limoncello
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