Marco 50&50
Sono inverso, sarà il canone, accendo il fuoco e il condizionatore, condizionato dall’eterno dilemma, imposto i gradi per stare al fresco o quelli necessari affinchè chi mi sta vicino non geli…
Un confit inverso è quel che ci vuole, cercherò di estrarre con amore, dal pomodoro, il meglio del suo umore per ritrovare il mio in un piatto di spaghetti.
Ci sono persone che sanno scegliere le bolle ma non sanno godere delle gioie determinate dal loro stato sociale e usano semplicemente “pomodorini”, se fossi nobile utilizzerei soltanto pomodori Principe Borghese, purtroppo cognomi e blasoni non si scelgono, mi accontenterò dei dolci & londoniani Piccadilly, di un bel rosso intenso e dall’aspetto sano.
Lavandoli ad uno ad uno li sottopongo al controllo qualità, prezzo ininfluente, se il risultato sarà in misura direttamente proporzionale all’impegno profuso si capirà dal profumo e dall’assenza di fumo, si profila un arrosto all’orizzonte autunnale, quest’estate stanno finendo le energie disponibili, dimentico il forno e cerco il confit inverso e risolutore, posizionerò in padella, i pomodorini tagliati a metà, capovolgendoli rispetto al normale confit, l’idea è quella che volendo estrarre i succhi che dovranno servire a dar sapore alla pasta, la posizione capovolta sia meglio, certo è più rischiosa, potrebbero bruciare o disfarsi, ma cos’ho da perdere…
Dunque, olio, aglio tagliato sottilmente, peperoncino, un po’ prima che l’aglio dalla carnagione chiara, senza protezione adeguata si bruci, posiziono amorevolmente i pomodorini a due a due, per cui uno ad uno, sulla padella, mentre l’acqua per gli spaghetti bolle li osservo senza toccarli, il fondo della pentola è un susseguirsi di collinette rosse, non ce ne stanno altri, questo volevo, il fuoco è basso ma acceso, non li perdo di vista, fidarsi è bene…
Tengo a freno il polso e la voglia di spadellare, accenno un movimento, quasi a volerli cullare, per vedere che non attacchino, salo poco, attento ai tempi di cottura loro e della pasta, scolo molto al dente adagiandoli, gli spaghetti, resisto, non salto, trattengo l’indole da spadellatore, il calore permette alla pasta di cuocere un altro po’, adesso è il momento di insaporire tutto, il polso è caldo, il profumo è quello giusto, salto la pasta e di gioia, dovremmo esserci, non essere nobile mi da un vantaggio, posso divorarli come non ci fosse un domani.
Ode al pomodoro
di Pablo Neruda
La strada si riempì di pomodori, mezzogiorno, estate, la luce si divide in due metà di un pomodoro, scorre per le strade il succo.
In dicembre senza pausa il pomodoro, invade le cucine, entra per i pranzi, si siede riposato nelle credenze, tra i bicchieri, le matequilleras la saliere azzurre.
Emana una luce propria, maestà benigna.
Dobbiamo, purtroppo, assassinarlo: affonda il coltello nella sua polpa vivente, è una rossa viscera, un sole fresco, profondo, inesauribile, riempie le insalate del Cile, si sposa allegramente con la chiara cipolla, e per festeggiare si lascia cadere l'olio, figlio essenziale dell'ulivo, sui suoi emisferi socchiusi, si aggiunge il pepe la sua fragranza, il sale il suo magnetismo: sono le nozze del giorno il prezzemolo issa la bandiera, le patate bollono vigorosamente, l'arrosto colpisce con il suo aroma la porta, è ora!
andiamo!
e sopra il tavolo, nel mezzo dell'estate, il pomodoro, astro della terra, stella ricorrente e feconda, ci mostra le sue circonvoluzioni, i suoi canali, l'insigne pienezza e l'abbondanza senza ossa, senza corazza, senza squame né spine, ci offre il dono del suo colore focoso e la totalità della sua freschezza.
Decisamente sopra media, la Margherita con bufala di Rossopomodoro, detta Verace, invita al buon umore, la catena che ha punti vendita in Italia e nel mondo sembra ben oliata, l’olio è un EVO della penisola Sorrentina, mi sono concesso una doppietta senza che sentissi il bisogno di ricariche, nel menù avevo letto, Marinara con filetti di pomodori antichi di Napoli, quando è arrivata non ho pensato più a nulla e l’ho divorata in un lampo, dimenticando quello al magnesio, in chiusura l’immagine dei pomodori che, volendo, si possono acquistare, ne ho presi due, uno per cucinare, così mi sono garantito un superbo piatto di spaghetti, l’altro per venerarli fino a che non verrà il momento di metterli su una pizza casalinga con un filo d’olio e due frutti panteschi.
M 50&50