giovedì 11 dicembre 2014

Aoc Champagne Cuvée Tradition Brut s.a. Gaston Chiquet



Raccomando, fortemente, di imparare questo nome, a coloro che ancora non conoscono questa Maison di rm, la cui storia inizia nel 1746 e ora sono alla ottava generazione, con vigneti situati nei villaggi di Dizy, Aÿ, Mareuil sur Ay e Hautvillers.

Quelli che passano da queste parti, sanno che inizio, comme d’habitude, dai prodotti basici, di ingresso, e perché no, da quelli dal prezzo accessibile a tutti, senza inseguire, a ogni costo, le cuvée top di gamma, al cui riguardo si possono raccontare sia peana, sia lamentazioni, tra mille distinguo.

Questo è il classico Champagne da (quasi) tutti i giorni, un blanc d’assemblage, le cui proporzioni variano, di poco – due punti più, due punti meno - di anno in anno; a spanne ci sono un 45 di Pinot Meunier, un 35 di Chardonnay e un 20 di Pinot Nero.
Questo flacone poi, gustato al ristorante, è risultato davvero particolare, giacchè è inusuale trovare un bsa che abbia ben quattro anni di sboccatura (ottobre 2010). Inusuale perché o a casa tua te lo dimentichi – io lo dovrei murare – o al ristò non hanno saputo/potuto proporlo. Buon per me.

Ormai ha assunto color oro, denso, con effervescenza decisamente fine, da millesimato, senza che il naso, tuttavia, presenti tratti ossidativi. Si parte bene, con freschezza a nastro. Tanti bei fruttini rossi e note di torrefazione, che fanno a ping pong – delicatamente, senza schiacciate - con un tot di agrumi (cedro maturo), albicocca e una puntuale orma minerale.

Al palato mantiene inalterate sia la freschezza, sia la suadenza della bollicina. Bocca trés gourmande e molto espressiva, che si sviluppa partendo dal registro fruttato, pulito e preciso, per continuare la partita con gli interpreti del ricamo olfattivo.
Sorso cremoso, lungo, esteso e soprattutto equilibrato, di persistenza non comune per gli Champagne di questa categoria. Mandorla, caffè e fiammate di gesso salino costituiscono il sigillo finale di un flacone durato poco, giusto il tempo di accompagnare un vitello tonnato vecchia maniera.

Qualora ci fosse ancora chi sostiene che i non vintage non reggono lunghi dégorgement, si accomodi.

Questo sconfinato pistolotto, per ribadire che la Maison è di assoluto riferimento, circa la qualità dei prodotti, a prescindere dalla sboccatura, che, nel caso specifico, certifica e avvalora il concetto, a fortiori. Poi, siamo d’accordo che Champagne di questa foggia, sono concepiti per fare i “centometristi” e si distinguono, innanzitutto, ma non solo, per la freschezza e il nostro se l’aveva mantenuta significa …che ce l’aveva ab ovo.


Circa gli altri ottimi prodotti della Casa, ci ritornerò, con calma, calice nella sinistra, tastiera à côté.

3 commenti:

  1. Caro Duca, ti devo contraddire, questo non è uno sconfinato pistolotto, che annoia, tutt’altro, qui c’è anche la sala giochi col tavolo da ping pong…e poi c’è tanta frutta, rossa, gialla, verde, arancione.
    Per vitello tonnato vecchia maniera intendi brasato e non bollito o parlavi di punto rosa destinato alle quote dal palato vergine…
    Ho visto che hai nominato la mandorla, credo tu abbia mandato il post giusto nel blog sbagliato, per i dettagli puoi chiedere a Franz

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  2. Il vitello tonnato all'antica si fa arrostendo il magatello con le verdure .... e poi non si mette maionese nella salsa, ma un tuorlo d'uovo sodo si mette ;-)
    Beppe

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  3. @ Marco 50&50 ti ha risposto precisamente Beppe che qui ringrazio.
    ID

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