sabato 13 dicembre 2014

Cantina Emidio Pepe : 50 anni raccontati in orizzontale e verticale


 -by Sophie R.-



Qualche mese dopo l’eccezionale verticale che si è svolta nell’ambito di Vinitaly e che ha visto come protagoniste sette annate di Montepulciano d’Abruzzo comprese tra il 1967 e il 2007, l’Azienda Emidio Pepe,per festeggiare i 50 anni della cantina, replica l’evento, su una scala emotiva ancora più vasta, là dove tutto ebbe inizio, nella splendida cornice della Val Vibrata, a Torano Nuovo.


La verticale, a numero chiuso e riservata a un cinquantina di fortunati tra distributore, importatori e giornalisti, si articola su 10 annate che spaziano dal 2010 al 1964 ed è proprio l’annata più vecchia ad aprire le danze. Una scelta che potrebbe risultare inusuale visto che le verticali canoniche si svolgono abitualmente a ritroso nel tempo, ma che in realtà è dettata dal buon senso: il Montepulciano tende a spogliarsi con il passare degli anni e potrebbe risultare  penalizzato dall’irruenza giovanile delle annate più recenti.


1964, un’annata emblematica per l’Azienda Pepe. Se è vero che l’azienda nasce alla fine dell’Ottocento, è solo nel 1964 e per volontà di Emidio, terza generazione nell’albero eno-genealogico della famiglia Pepe, che il vino sfuso viene imbottigliato per la prima volta. 


Emidio Pepe è un uomo di poche parole ma di grande concretezza e lungimiranza. I suoi vini con la loro capacità intrinseca di attraversare il tempo ne sono la testimonianza. 


La degustazione si svolge di primissimo pomeriggio, dopo la presentazione del libro ‘Manteniamoci giovani’, biografia di Emidio Pepe, a cura di Sandro Sangiorgi, che conosce la famiglia Pepe da tanti anni.

Una verticale che rimarrà negli annali anche perché, per la prima volta, assecondando la richiesta di Sandro Sangiorgi, i vini vengono serviti senza essere decantati. Una delle particolarità della cantina Pepe è proprio quella, prima della messa in commercio dei loro vini, di stappare le bottiglie prese dalle cataste, di decantare il vino e travasarlo in bottiglie vergine che vengono successivamente colmate, ritappate ed etichettate.

1964     Se è vero che stenta un po’ ad esprimersi del tutto al livello olfattivo, a distanza di 50 anni e a conferma dell’intuizione di Emidio,la bocca stupisce per la sua integrità.

1975     Il primo impatto con il vino rivela profumi deviati. Non c’è nulla di cui stupirsi data la scelta di non decantare nessuno dei vini, neanche quelli più attempati. Con la giusta aerazione, il vino si libera dei sentori sgradevoli sprigionando note di frutta matura. Figlio di un’annata più fresca, la bocca è marcata da una bella acidità.

1979     Il vino si presenta di un colore granato ancora più scuro del precedente. Intensi e caldi aromi di tabacco e  scorze di arancia si sviluppano nel bicchiere mentre la bocca è al contempo carnosa e fresca.

1983     Un’annata, questa, che ha dato del filo da torcere ad Emidio. Ci sono voluti ben dieci anni di bottiglia per domare questa annata recalcitrante. Caratterizzata da un’alcolicità maggiore, questa annata richiama note di tabacco e di reganisso.

1985     Il colore è scarico anche se ci troviamo in presenza di un’annata abbastanza calda. Il vino si contraddistingue per il suo equilibrio: la materia, avvolgente, è contro bilanciata da una bella vena acida.

1990     Sensazioni olfattive di grande impatto,riconducibili al sotto bosco, con note terrose, di humus e di fungo. La bocca dalla tessitura vellutata svela anche una bella trama tannica.

1993     La maturità del frutto, a discapito del colore piuttosto spoglio del vino, è sostenuta da rinfrescanti note mentolate. La bocca invece è  dominata da alcol e tannini ma anche potenza ad eleganza.

1998     Naso complesso ed intenso che preannuncia un vino dalla bocca ricca e dal finale lungo.

2001     Finezza nei profumi e sottile connubio tra eleganza e ardore giovanile.

2010    Il bicchiere sprigiona tutta l’estroversione propria ai vini giovani. La fragranza del frutto è arricchita da note di torrefazione e caffè. Tanta è la materia in bocca. Una gemma  che deve ancora sbocciare.
           
A metà percorso, la degustazione viene momentaneamente interrotta da una discussione animata ma dai toni amichevoli tra Sandro Sangiorgi e la padrona di casa, Sofia Pepe, che ostentano una posizione a dire poco divergente su un’annata fuori programma, la 1995. Gli animi si scaldano anche in platea, il pubblico pretende di dire la sua, e l’annata in questione viene servita ai presenti. La sentenza popolare è resa inappellabile dalla bontà e l’autenticità presente nel calice.
           
La verticale si conclude con un’altra bella sorpresa. Anche se il cavallo di battaglia dell’Azienda Pepe è il Montepulciano d’Abruzzo, Fabio Luglio tiene a sottolineare che il Trebbiano d’Abruzzo dell’Azienda non è da meno e propone di farcene degustare un’annata alla cieca, la 1995. Colpisce nel segno. Il vino che viene servito, ricordiamolo, dopo una batteria di 11 annate di Montepulciano da paura, dimostra di non temere il confronto con il fiore all’occhiello dell’azienda, assume con brio il ruolo di protagonista del gran finale.
Una giornata dunque all’insegna delle emozioni, non solo quelle scaturite dai bicchieri, che a turno svelano l’anima propria ad ogni annata, ma anche e soprattutto le commoventi testimonianze delle figlie Daniela e Sofia, della nipote Chiara entrata da poco in azienda, che insieme agli amici evocano con umorismo, tenerezza e grande orgoglio gli esordi di Emidio, le sue peripezie in giro per il mondo e in particolare il richiamo di quella terra lontana che gli è sempre stata a cuore e ha il sapore della conquista, l’America.



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