giovedì 20 dicembre 2018

The Cook al Cavo: il gusto dolce e salato al mare d’inverno

- Silvia Vecchione -
- lifeonthetopfloor -


Weekend di festa, a Milano. Per il Ponte dell’Immacolata, la città si svuota precipitandosi giù per le piste da sci oppure strabordando in cerca di esotiche sensazioni oltre confine. Per quanto mi riguarda, preferisco la montagna d’estate e il mare d’inverno. Che sia con sguardo all’orizzonte, o fra i palazzi e le vie in discesa verso la spiaggia, un dicembre di sole al mare ha l’aria pulita e fresca, mai troppo pungente: quando il vento arriva deciso a sfiorare la pelle, si può contare sul calore dei raggi che avvolge le ossa. Mi sto affezionando a Genova. Ho un paio di amici responsabili di bei ricordi che mi legano alla città: amanti del buon cibo e del buon vino, ça va sans dire, sono anche fedeli lettori. Dalle cene a casa ai pranzi al Porto Antico, le belle impressioni dei momenti vissuti qui sono ancorate solidamente al fondo dei miei occhi quanto le barche al molo.


A dicembre, torno per due weekend di fila a Genova, entrambi di caldo, splendido sole. Inaugura la seconda tappa marina il pranzo da The Cook, a due passi dalla magnificenza di Piazza De Ferrari; il ristorante è una piccola gemma incastonata tra vicoli impervi, gli stessi che mettono a dura prova i miei tacchi – a cui, comunque, non vi consiglio, ragazze, di rinunciare, perché la sala affrescata è di notevole eleganza. Mi sorprende alla luce del giorno, ma dicono che di sera, passando per i vicoli, l’effetto di vederne le pareti illuminate sia ancora più suggestivo. Tornerò.

Un triangolo che va considerato molto bene, quello che anima The Cook: Ivano Ricchebono, Lucia De Prai, Marco Primiceri collaborano per realizzare una cucina gourmet che esalta i sapori autentici del territorio reinterpretandoli con misurata creatività e innovazione. Ivano è uomo di cucina e, allo stesso tempo, esuberante personalità di sala: il piatto, centrale, con lui diventa racconto, scambio, conversazione, esperienza di condivisione. Poi, le due giovani promesse, Marco Primiceri e Lucia De Prai, rispettivamente miglior chef emergente nord 2019 e miglior chef pasticcere donna secondo la guida di Identità Golose 2019: li ho incontrati tra palchi e stand ai concorsi ed è bello ritrovarli qui per vederli giocare in casa. Forse per impedirmi di scattare altre foto alla sala, vengo fatta accomodare per un calice di champagne in compagnia e un brindisi che apra le danze.
Il pane conviviale al lievito madre e farina di farro è delizioso in abbinamento all’olio extra vergine di Portofino. Lo presenta in foto il giovane Mattia, 20 anni, sommelier: sorriso ed entusiasmo contagiosi, professionalità e servizio memorabile.



Il primo amuse bouche è una mazzancolla cruda con salsa al cioccolato bianco: all’occhio sembra burro, questa salsa, invece sorprende per spiccata dolcezza. Necessaria per accogliere la schiettezza della mazzancolla.


Squisita la meringa al lampone abbinata al foie gras d’anatra, dove i contrasti tra sapori e consistenze sono perfettamente dosati.


Acciuga su tela si presenta come un vero e proprio dipinto: le acciughe marinate, sullo sfondo, sono punteggiate e decorate da ciuffi di diverse salse, che sembrano gocce di tempera al lemongrass, ai peperoni bruciati, all’anice stellato e nero di seppia. Il croccante è meringa e crumble di pinoli, ancora una volta in omaggio al territorio.

Il foie gras con pere martin sec e riduzione al vermentino e moscato è un piatto di importante acidità, da gustare in abbinamento al pan brioche firmato De Prai, che gradirei, se si può, anche a colazione…


Il primo piatto è un tagliolino di borragine condito con triglia e cozze. La mantecatura allo Stilton viene alleggerita dalla sapidità della soia e dalla freschezza del lime. Molti ingredienti per un risultato preciso ed equilibrato, dal gusto molto gradevole.


Segue il risotto con salsa al Franciacorta e cipolla agrodolce che, oltre a donare un bel tocco di colore al piatto, gli imprime personalità e carattere, con la giusta acidità.


Chiude la sequenza in grande stile, il piccione con cipolla borretana, foie gras, pepe rosa e tartufo bianco. Cottura impeccabile ed equilibrismi riusciti in gusti e consistenze, per quello che è diventato il piatto salato del giorno.


Adesso? Adesso ben sei dessert da provare. Viste le premesse lato pasticceria, non mi tiro indietro. Poi, i dolci di Lucia non sono mai eccessivi: il compito di un dessert è concludere un pasto che, spesso, è già ricco; allora l’intento non può essere coprire, sovrastare, superare, ma rinfrescare e rasserenare il palato accarezzandolo dolcemente e delicatamente. Anche nei dessert trovo vincente un gioco di contrasti: dolce non vuol dire stucchevole. Gusto non è eccesso ed eleganza è misura.


Su un letto di kiwi ben maturi e mandorle croccanti è servito il gelato al miele, rivestito da un caramello al rosmarino che viene versato ad alta temperatura in modo da rilasciare tutti i suoi aromi. Un inizio coerente.


Neve è una meringa senza uova e senza zucchero, realizzata a partire da una base alla purea di litchi e liquore al sambuco. La consistenza caratteristica della neve è ottenuta – spiega Lucia – ponendo la meringa appena montata in abbattitore invece che in forno. Qui il dolce è accompagnato da frutti rossi, per elevare in acidità e creare piacevole contrasto cromatico.


Pane e cioccolato è un soufflé servito con gelato al pane. Qui, ho apprezzato in particolare le punte di sale e le gocce di olio extravergine, dosate in quantità perfettamente misurata, tali da non coprire la dolcezza ma alleggerirla, annullando la monotonia e solleticando la scoperta.


Un altro originale dessert non dolce che stupisce con accostamenti insoliti e risultati eccellenti è pere abbrustolite, cioccolato bianco tostato, gorgonzola e tartufo bianco di Alba. Così riesco anch’io a mangiare il gorgonzola…


Segue un cremoso di castagne affumicato al fieno, accompagnato da uva osmotizzata al vino e servito con gelato ai marroni, il tutto aromatizzato al finocchietto.

Ancora in tema autunnale, un dessert bello fuori e bello dentro: sottobosco di nocciola è una spugna fondente allo zucchero grezzo, adagiata su una terra salata di cacao a doppia fermentazione, rivestita da un cremoso gelato alla nocciola IGP Piemonte e praliné croccante. Ancora una volta ho apprezzato molto la velata sapidità e il gusto leggermente amaro del cacao. Abbraccio pienamente la filosofia del dolce-non-dolce e, considerate le conquiste di Lucia, credo di non essere la sola…

S.V.

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