sabato 7 giugno 2014

L’arringa affumicata | Quando si poteva fumare in Tribunale

Questo post non contiene immagini. Lo so che ormai i blog si guardano in grande percentuale da un piccolo schermo telefonico che consente difficilmente di leggere i caratteri, di interpretare le battute e di vedere tra le interlinee. Le immagini belle e forti vincono sulla sintassi, e da un lato ne sono felice, avendo sempre preso sei meno meno in grammatica.

Con il tempo ho cercato di rimediare alla deficienza, facendomi regalare una bella ed efficiente macchina fotografica. Oltre a ciò ho fatto un passo verso persone che compensino le mie carenze. Tra gli ultimi, nel senso temporale, un amichevole food design che ha ricevuto due premi significativi nel giro di poche settimane.

Si chiama Mauro Olivieri, da Taggia -qui sotto il faro-  menzione speciale al Compasso d’Oro da grande food design per aver inventato un formato di pasta di Gragnano innovativo: il Campotto, il pacchero a forma di otto, e poche settimane prima già premiato proprio a Taggia per il suo impegno ai fini della valorizzazione della Valle Argentina. Tutto in brevissimo tempo. Spero trovi il tempo anche per darmi una mano a sviluppare il progetto dell’arringa affumicata, di cui è già al corrente.

Il tempo, tra gli altri difetti, detiene un primato assoluto, ma più che altro si tratterebbe di un’inibizione, quella che impedisce che tutto avvenga contemporaneamente. Devi almeno aspettare domani perché qualche cosa di nuovo accada.

Quando si poteva fumare in Tribunale le arringhe erano spessissimo affumicate, così come gli abiti grigi; mentre ora no, velocemente ossidate dall’aria tra il dentro e il fuori, dove solo le mani e il palato sanno ancora di fumo. Sono diventate anche più brevi adesso le arringhe, perché l’ansia da sigaretta invita a chiudere prima e bonariamente la causa.

L’arringa è di per se stessa fumosa e retorica, e spesso priva di reali contenuti ma ricca di elementi che tengano impegnati i partecipanti al processo. Processo, l’affumicatura, che senza il tempo di un’arringa riuscirebbe incompleto. L’arringa è logorroica per principio e non avrebbe mai fine se non ci fosse un giudice, ed è pregna di punteggiature, sospensioni, domande e risposte, tra punti e punti e virgola.

Bene, e adesso che abbiamo gettato le premesse  andiamo in cucina a preparare l’arringa affumicata, dove l’aringa non serve, perché non è necessario che il contenuto sia decifrabile, mentre il contenitore si.

L’arringa può essere efficace anche senza contenuti, perché contiene verità di una parte contro un’altra. Quindi, per logica, nell’ arringa affumicata ci potrebbe essere qualsiasi pesce, che puzzi o no non importa, perché sotto affumicatura tutti si assomigliano, ingialliti e raggrinziti, per ossidazione e disidratazione.

Intanto questo, in attesa che questo ghost dish sia interpretato, poi si potrà velocemente cambiar tema e virare la barra verso segmenti più alti di mercato o comunque alternativi. Pensavo a qualche cosa di scabroso e che inverta le lame della forbice economica in equilibrio precario tra passato e futuro, come una sferificazione di latte servito su uno yacht al largo delle coste indiane: La Perla di Labuan, oppure  un cibo di lusso da strada. Un finger food da Via Monte Napo, qualche cosa di identificativo ed estremamente figo.  Per adesso ho solo il titolo: Gold Finger. Se vi serve prendetevelo.


gdf 6 minuti

2 commenti:

  1. Non è uno scherzo, hanno veramente vinto un ambito premio per il pacchero a forma di 8 :-)
    Beppe

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