giovedì 7 giugno 2012

Nascita di un piatto | Depressione 1929-2012


- del Guardiano del Faro -

Gdf version: lo dico prima perché ne uscirà probabilmente una versione diversa, diciamo, Franco-Ligure-Provenzale, probabilmente migliore perché creata da un professionista, che quindi la renderà mangiabile, piuttosto che da un Toni Negri della cucina che la può solo idealizzare.

Questa ricetta  parte dal porto di Amburgo e finisce al confine indistinto tra Scozia e Irlanda. Perché quella mattina dell’inizio di Luglio 1980  io e Bruno eravamo al porto di Amburgo ma ancor oggi non mi è chiaro il motivo. E a lui non lo posso più chiedere il perché, da parecchio non lo posso più fare. Quindi figuriamoci se può avere una qualche importanza capire perché due giorni dopo ci trovassimo di nuovo a tirare la monetina per decidere quale sarebbe stata la tappa successiva. Correndo senza sapere dove, o perché. E per scappare da cosa. 

Da Amburgo la monetina ci spedì via terra all’imbarco per Folkestone, o Dover, non mi ricordo. Partendo da Ostenda, o da Calais, non mi ricordo. Mi ricordo però che la monetina non ci fece proseguire verso la Scandinavia, e forse fu un bene, perché Capo Nord è lontanissimo. Ma anche il sole di mezzanotte visto dalla scogliera di John O’Groats  non è vicinissimo da raggiungere, se sei in vespa. Corri, corri.

Quella mattina ad Amburgo faceva quasi freddo, forse anche perché erano solo le sette e mezza, e neanche il promettente quartiere di Sankt Pauli, meta di ogni diciottenne dell’epoca per ovvi motivi ci poteva offrire qualche distrazione a quell’ora, e quindi una colazione da camallo tedesco al porto fu una conseguenza quasi naturale, in un clima grigio e depressivo, assoluto. E allora corri con la mente.

Al chiosco ci diedero poche possibilità. Lo stinco brasato aveva ancora alcuni peli da radere e allora ripiegammo su aringhe affumicate e patate fritte. Da bere? E cosa vuoi bere? Birra. Alle otto? Eh si, meglio cominciare presto a scacciare la depressione. Il Marco Tedesco cadde dalla parte inglese, e così ci trovammo di mezzo solo l’Olanda e il Belgio prima di una sequenza inaudita di pub inglesi, scozzesi, e forse irlandesi, non me lo ricordo questo dettaglio, c’erano i Pink Floyd ovunque, roba nuova, e altra roba anti depressiva che imperversava. E allora corri via.

Quel che conta è che ieri come oggi la depressione mia, quella di altri, e quella economica, ci ha fatto immaginare, appoggiati al banco di un bar - insieme ad un altro amico più recente - perché quell’altro non c’è già più da tanto tempo – dicevo, ma quante virgole e trattini mi escono oggi? Dicevo: ci siamo messi al bancone del bar per conversare di patate, aringhe e lische d'acciuga, bevendo Guinness, con in sottofondo gli U2, senza aver più voglia di correre ma solo di pensare.

Il mio piatto finito di oggi è una cosa misera come quella colazione al porto di Amburgo, sovrapponendogli sopra una filigrana di depressione irlandese, quando da quelle parti c’erano da mangiare solo patate bollite e da bere birra, se andava bene, e qualche aringa, forse.

Il piatto è questo: Parmentier di patate cotte nella birra scura e montata al burro, julienne di aringa affumicata, bucce di patate fritte e caviale di aringa. Parmentier perché forse passammo da Calais. Patate e burro è quello che potevano avere i contadini di quelle terre. L’aringa messa via con sale e  al fumo, che era già una cosa da fortunati. La buccia di patata perché non si poteva buttare proprio nulla, e poi un pochino di fibra è necessaria se hai un minimo di cultura. Il caviale di aringa come simbolo supremo della conoscenza del lusso ma  rendendosi conto di non poterselo più permettere.



2 commenti:

  1. Dolmen, arpa celtica, sole di mezzanotte, scogliere scozzesi, Guinness, Pink Floyd... gli ingredienti ci sono
    B.

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  2. Gli alieni musicali scesero in Inghilterra
    R

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