domenica 30 novembre 2008

Mondovino


Ho rivisto ieri sera su gambero rosso channel Mondovino e non ho potuto fare a meno di pensare: che c'azzecca l'interessante film-documentario di Jonathan Nossiter (presentato a Cannes nel 2004) con i crostacei divulgatori della guida dei tre bicchierati ?! mah...
A noi "Armadilli" e' piaciuto anche se dobbiamo ammettere che il taglio e' forse eccessivamente "politico"; sicuramente l'avrebbe apprezzato in questo senso il grande Gino Veronelli.
Contraporre il grande business di alcuni mega produttori i (Mondavi, Frescobaldi, Antinori ecc..) ai "contadini-artisti- imprenditori" da un ettaro di vigna puo' far riflettere, ma la conclusione non e' poi cosi' scontata come vorrebbe Nossiter che, comunque ci prova, mettendo in rilievo che ancora una volta il capitale americano tenta di colonizzare anche questo aspetto del vivere europeo scatenando svariati conflitti commerciali.
La figura di Michel Rolland (il piu' famoso e pagato enologo del mondo) esce malconcia dalla pellicola, personaggio supponente e presuntuoso non si accattivera' di certo la simpatia degli spettatori, anzi risultera' profondamente odioso (fin troppo..).

Bella la traccia sui De Montille, storica famiglia Borgognona e quella su Battista Columbu produttore in Sardegna, in un ettaro e mezzo, di un'ottima Malvasia di Bosa; tutto il film comunque scorre fluido nel suo incedere di episodi e spunti interessantissimi.
Film consigliatissimo ma strettamente riservato agli appassionati enofili, a chi ama il vino non soltanto dal punto di vista gastronomico, ma anche etico-territoriale e culturale.
Disco in abbinamento: Nick Cave - the good son

martedì 25 novembre 2008

bisogno di un elettricista?


beh, fossimo a Austin, Tx non avrei dubbi e consiglierei Matt Severt. A dire il vero non so come se la cava con fili ed interruttori elettrici (dicono sia bravo), quello che so è che quando si cala nei panni di Matt The Electrician ed imbraccia uno strumento (chitarra, tromba, tastiera o quant'altro) ed attacca le sue canzoni in bilico tra Paul Simon e lo Springsteen più folk ha la capacità di attirare l'attenzione anche dell'ascoltatore più distratto grazie alla qualità delle sue composizioni, mai banali. Ricordo benissimo la prima volta che lo vidi suonare più di dieci anni fa su consiglio di un comune amico. Restammo in contatto e dopo pochi mesi avrei voluto pubblicare anche qui in Italia il suo primo disco, The Baseball Song. Non se ne fece nulla ma non per questo ho smesso di seguirlo. Anzi ogni volta che mi trovo da quelle parti e so che si esibisce non me lo perdo ormai sicuro della qualità delle sue performances. Le ultime due occasioni sono state veramente molto belle a dimostrazione della continua crescita sia come autore che come performer. Nel marzo 2007 fresco della pubblicazione del suo ultimo disco One Thing Right in uno sfavillante concerto in un gremito Saxon Pub, grazie anche alla fantastica band composta da Jud Newcomb, Jon Greene, Seela e Tom Pearson. L'ultima lo scorso ottobre in coppia con SouthPaw Jones, un appuntamento settimanale che dura ormai da otto anni dove i due sfoderano uno spettacolo molto divertente con canzoni spesso inventate al momento che spaziano dalla politica ai più strampalati rapporti sentimentali. In questa occasione Matt mi ha dato un CD autoprodotto che vende solo ai suoi concerti dal titolo Fresh che al solito rivela il musicista di razza che è. Mi ha detto che sta organizzando un tour in Europa per il prossimo anno. Qui da noi pare che nessuno se lo fila ma farò il possibile per farlo venire a visitare un po' il nostro paese e magari per almeno una data milanese.


in abbinamento: l'Arbois Pupillin 2004 di Pierre Overnoy, un Poulsard dello Jura bevuto questo sera ed in effetti si abbina bene al nostro elettricista: tanto dimesso nell'aspetto, dato il coloro molto scarico, quanto poi sorprendente sia all'olfatto che in bocca. Naturale, vero e spontaneo con una bella dote di eleganza portata dal bel equilibrio dell'acidità e dalle fini note minerali. Persistenza lunghissima che si imprime nella memoria e non si scorda. Bravo Pierre.

martedì 18 novembre 2008

aspettate il nuovo wilco? per ingannare l'attesa...




The Wars Of 1812 sono originari del Wisconsin ma da un anno si sono trasferiti a St. Paul/Minneapolis, ed ascoltandoli si capisce anche perché. Sono giovani, bravi e questo è il loro primo disco.  Li riascoltavo oggi in macchina e Forget You Madly era perfetta per partire, la riflessiva New York City è ormai colonna sonora del film immaginario che mi accompagna in questi giorni, la conclusiva e dolcissima Lover And A Friend lascia il segno. Poi c'è questa Radios Unsigned, che sarà anche figlia di Yankee Hotel Foxtrot, ma è maledettamente bella con quelle sue tastiere molto seventies. Che dire ancora, le bands con una bassista difficilmente deludono....

Driftin'

vino in abbinamento: Timorasso Robinie del Magarotto - Azienda Agricola La Castagna, visitata di recente con i Pards, la ragazza è in gamba, ancora un po' indecisa tra il fare e il pensare. Il suo è un buon Timorasso ma manca ancora di nitida personalità. Un pizzico di decisione in più verso una produzione ancor più naturale e sono sicuro si vedrebbero dei risultati molto più interessanti. Coraggio!

domenica 16 novembre 2008

sss..: serata (con) Sandro Sangiorgi


Sandro Sangiorgi e' il miglior giornalista nel mondo del vino Italiano (insieme al bravo Franco Ziliani ndr), lo pensavo e da venerdi' sera ne ho la certezza.
Ottima serata quella del 14 novembre organizzata da Stefano Cresta presso uno chalet di Trenno (dependance di una pizzeria), piccolo borgo ormai inglobato nella megalopoli milanese; un pubblico attento di sole 24 persone (numero ridotto per scelta) ad ascoltare il "maestro". La serata era strutturata su una degustazione alla cieca di otto vini: 5 rossi all'inizio e 3 bianchi alla fine (si', prima i rossi e poi i bianchi come si usa in Borgogna), intercalate da musica (e che musica.. into the wild - Eddie Wedder) e bellissime poesie, struggente tra le altre quella di Camillo Sbarbaro, poeta genovese d'inizio '900, lette tra un bicchiere e l'altro. Il genio di Sangiorgi si e' rilevato subito: due rossi nel bicchiere apparentemente diversissimi nel colore, all'olfatto ed in bocca; nessuno arriva vicino alla peraltro molto difficile identificazione, si scoprono le bottiglie e... colpo di scena e' lo stesso vino della stessa annata!! Penso che sia una possibilita' unica al mondo, la brava Elisabetta Foradori che sta convertendo la sua azienda da convenzionale ad agricoltura biodinamica ha una vigna di teroldego coltivata con i due sistemi. Incredibile la differenza in tipicita' ed espressivita', indovinate voi quale e' risultato piu' complesso, istrionico e meno "ruffiano".... gran colpo ad effetto! Platea ammutolita e dopo un po' di musica e una poesia via con i tre rossi seguenti: un rosato di cristallina purezza e campione di bevibilita', un rosso "sanguigno" e un' altro di rara finezza ed eleganza, qui complice l'aiuto del pard e di Elio "Donolio" riusciamo a venirne a capo: il rosato non puo' che essere di Massa Vecchia, nonostante il colore scarico dell'annata (2004) che ci devia un po'; Niccolaini e' un vigneron che amiamo e che ci stupisce sempre. Il secondo rosso e' un Faugères del Domaine Leon Barral millesimo '98, fulgido esempio di espressivita' sanguigna del vitigno carignan evidente in questo vino personale e di grande carattere. Il terzo, elegante e rassicurante Nebbiolo comme il faut, si rivela un Barbaresco dell'azienda Castello di Verduno annata 1998, profumi di viole e liquirizia e non di legno, come dovrebbero sempre essere, e spesso non sono, i vini di questa denominazione.

Attendendo l'ultima batteria il bravo Stefano ci porta degli sfiziosi piattini, pane da lievito madre con lardo di cinta senese da sballo, salame dell' alessandrino da leccarsi i baffi e una formaggetta di pari livello, anche la fame e' placata!

Anche i tre bianchi finali, riservano sorprese.. il primo non lo azzecca nessuno nonostante l'evidente caratterizzazione aromatica del vitigno, si rivelera' poi una ottima Malvasia Istriana '06 del bravo (ma ai piu' sconosciuto) vignaiolo Marko Fon. Il secondo lo identifichiamo a fatica, e' lo strepitoso chenin blanc de La Coulée de Serrant 2001, il capostipite del movimento "naturale" Nicolas Joly ha firmato l'ennesimo capolavoro, i suoi vini sono sempre profondamente ancorati al terroir, l'equilibrio e l'armonia di questo grande bianco conquista tutti. L'ultimo e' un vino dolce, e da Pantelleria il maestro Sangiorgi ci propone uno degli unici due produttori naturali dell'isola, Ferrandes (l'altro e' Giotto Bini ndr). La dolcezza "non appiccicosa" unita alla freschezza donata dalla calibrata acidita' fa' venire voglia di berne un'altro bicchiere, cosa assai rara per i vini dolci spesso stucchevoli ed indigesti.
Chapeau monsieur Sangiorgi! La sua bravura unita all'onesta' intellettuale che lo contraddistingue lo rendono un fulgido esempio di coerenza e "pulizia"morale; lo dimostrano la rinuncia che il suo bellissimo Porthos, (unica pubblicazione degna di essere letta in Italia sull'argomento vino) fa non accettando pubblicita' legata al settore.
Da segnalare anche il suo bel saggio "il matrimonio tra cibo e vino".

A bientot SS.

disco in abbinamento, ça va sans dire: Eddie Vedder - into the wild

giovedì 13 novembre 2008

welcome back zio jono


meno di un mese fa sono passato a trovarlo a casa sua a Santa Fe, NM ed oggi torna in Italia per un nuovo tour dove sicuramente eseguirà le canzoni del suo disco più recente 'November' ma non mancheranno le anticipazioni di quelle nuove a cui sta lavorando per il prossimo disco che sarà più acustico-
Chi ha già avuto modo di apprezzare i suoi concerti sa che è praticamente impossibile uscire delusi da una sua performance. Ecco le date:

NOVEMBRE 08
13 - Teatro Nidaba - Milano. Italy
14 - Pegaso - Arcola (SP), Italy
15 - Il Banco - Zoagli, Italy
16 - 5 Sensi - Caserta, Italy
18 - Vacca il Trenu - Castel S.Giovanni (Piacenza)
20 - Public House - Firenze, Italy
22 - Club La Marchesa - Mirandola(MO), Italy
23 - Teatro dei Tamburi - Novellara (RE), Italy
26 - The Vaults (Whateverly Brothers) - Cambridge, England
27 - The Blue Ball (Whateverly Brothers) - Grantchester, England
28 - Paddy’s Corner - Lyon, France
29 - Agence D’Arts - Lyon, France
30 - Whiskey Cassoulet - Lyon, France

DICEMBRE 08
03 - Sala Civica - Pusiano (LC), Italy
04 - Duvert - Moglia-Cherasco (CN), Italy
05 - La Locomotiva - Osnago, Italy
06 - Raindogs - Savona, Italy
07 - Four Bears - Alessandria, Italy
09 - Birimbo - Brienno (CO) 
10 - Paco Rock Cafè - Orzinuovi (BS), Italy
11 - Big Mama - Rome, Italy
12 - Glie Cannarile - Frosinone, Italy
13 - La Taverna di Armida Cecina Mare (LI), Italy
16 - FBI - Quartu (CA), Sardegna
18 - Sassari - Sassari, Sardegna
19 - La Pergola - Alghero, Sardegna
20 - Caffe Bsaglia - Torino
21 - Pintupi - Verdeno Inferiore (LC)

per info ed aggiornamenti: 

mercoledì 12 novembre 2008

Cascina degli Ulivi: una realta' "scomoda"?



bella gita nel Novese con i fidi pards;
a Cascina degli Ulivi si e' sempre i benvenuti, l'atmosfera e' rilassata e rilassante ed i ragazzi che ci lavorano, provenienti da svariati angoli del mondo (Sudamerica, Germania Francia ecc..), accolgono col sorriso sulle labbra.
L'area del Gavi ha perso negli anni lo smalto e la consapevolezza di poter giocare un ruolo di primaria importanza nel mondo del vino, qualcuno sostiene per mancanza di sostegno "politico" e qualcuno per la scarsa propensione del vitigno Cortese a dare grandi vini; l'azienda diretta dal bravo Stefano Bellotti smentisce sicuramente la seconda ipotesi e lavorando con i canoni della biodinamica riesce a produrre vini di carattere, estremamente tipici e legati al terroir.
La nostra visita, iniziata dalla cantina accompagnati dal simpatico Rafael ha evidenziato tecniche di vinificazione assolutamente ancorate alla tradizione e senza alcun marchingegno ipertecnologico, i trucchi non servono a Cascina degli Ulivi, qui le uve arrivano sane in cantina. Rafael e' un ragazzo francese (del beaujolais ndr) sveglio e intuitivo e la sua disamina sulle pompe (di rimontaggio..) che non servono oppure il controllo visivo dell fermentazione con la botte che "piscia" ci incuriosisce e ci diverte... Qui un "bottone" da 110hl e le vasche di cemento hanno negli anni soppiantato il freddo acciaio che inibiva il contatto con l'esterno.
All'uscita un'occhiata al vigneto, e' autunno inoltrato e le vigne si sono spogliate dopo che le loro foglie dal giallo oro sono passate al rosso ed al marrone scuro c0m'e' normale che sia nel ciclo biologico, il contrasto con quelle dei vicini ci lascia interdetti, hanno ancora foglie verdi! Sembrano quasi di plastica, che strano... Sicuramente nelle vigne di Bellotti c'e' la vita, fatta di erba, insetti e microorganismi nelle altre non so'...
Questa filosofia produttiva puo' aver destabilizzato il "sistema" Gavi e creato invidie e paure se,come ci hanno spiegato, alcuni vini non sono stati presentati in commissione per il riconoscimento della doc, probabilmente non sarebbero stati "capiti" e il confine della doc stessa e' stato spostato di una decina di metri al di la' dell'azienda, mah...
A noi piace pensare che Bellotti e i suoi ragazzi non siano dei semplici sognatori ma persone concrete che amano la natura ed il loro lavoro, ed i risultati stanno a dimostrare da che parte sia la ragione..

Il marchio Demeter® (Associazione per la tutela della qualità biodinamica in Italia) sulle etichette dei vini garantisce al consumatore la Qualità Biodinamica
Le schede dei vini che ci sono piaciuti in modo particolare:
MONFERRATO BIANCO MONTEMARINO 2006 TERROIR, IL LAVORO NEL VIGNETO E LA VENDEMMIA Suolo: argilla calcarea bianca. Vitigno: Cortese.Estensione del vigneto: 0,6 ha, lavorati in biodinamico.Tipo d’impiantoo: Guyot.Densità media ceppi per ha.: 4500.Età media del vigneto: 50/60 anni.Produzione media per ettaro: 60 hl.Vendemmia: raccolta manuale 100%.
IN CANTINA Vinificazione: diraspatura, macerazione per 72 ore, pressatura, defecazione statica, fermentazione alcolica e malolattica con lieviti naturali in botti di rovere da 15 hl. e affinamento sulle fecce fini per 11 mesi nelle stesse. Nessuna chiarifica e filtrazione.Solforosa totale (SO2): 35 mg/l.Bottiglie prodotte: 3692
CARATTERISTICHE Vino bianco secco, floreale, fruttato, dalla bocca fresca, potente, sapida, ricca e di ottima profondità e lunghezza.
ABBINAMENTI Antipasti di mare, minestre, paste asciutte e risotti con intingoli a base di pesce, nasello bollito.

PIEMONTE BARBERA “MOUNBÈ” 2004
TERROIR, IL LAVORO NEL VIGNETO E LA VENDEMMIA Suolo: argilla rossa limosa. Vitigno: Barbera 85%, Dolcetto 10%, Ancellotta 5%.Estensione del vigneto: 3,5 ha, lavorati in biodinamica.Tipo d’impianto: Spalliera e Cordone speronato.Densità media ceppi per ha: 4500.Età media del vigneto: 21 anni.Produzione media per ettaro: 55 hl.Vendemmia: raccolta manuale 100%.
IN CANTINA Vinificazione: diraspatura, macerazione e fermentazione alcolica e malolattica con lieviti naturali in botti di rovere da 25/30 hl. e affinamento sulle fecce fini per 14 mesi in tonneaux da 500 e 700 lt. per 14 mesi.Solforosa totale (SO2): 35 mg/l.Bottiglie prodotte: 14500
CARATTERISTICHE Vino rosso asciutto, polposo, morbido, nervoso, di ottima intensità ed equilibrio. ABBINAMENTI Pollame, bollito misto.
disco in abbinamento: Lowell George - Thanks, I'll Eat It Here (pards you know why..)

giovedì 6 novembre 2008

la forza di un sogno: Chateau Musar



Ghazir (Beiruth) Libano.
Serge Hochar e'un uomo coraggioso; Insieme al fratello Ronald é proprietario di Chateau Musar azienda vitivinicola Libanese situata in una delle terre fra le piu' martoriate al mondo da guerre e incompatibilita' territoriale fra popoli causate da discrepanze storiche, culturali e religiose. Ma monsieur Hochar, che ha studiato enologia a Bordeaux e vive tra Londra, dove si trovano la sede legale dell'Azienda ed alcuni magazzini di stoccaggio, Parigi e Beirut, grazie alla sua caparbieta', e' riuscito negli anni produrre pur tra mille difficolta' dei grandissimi vini.
I principi su cui si basa l'azienda sono quelli dell'estrema naturalita' del prodotto senza interventi alcuni che vadano ad inficiare il risultato finale, quindi lieviti autoctoni e ecosistema della vigna rispettato. I suoi vini sono uno spiraglio luminoso di resistenza e sopratutto sono vini “vivi”e, come ama dire lui stesso "sono cinquant'anni che faccio vino e nessuno dei miei vini e' morto”
I suoi 160 ettari di vigneti hanno un eta' media di 30/40 anni con alcuni appezzamenti che raggiungono gli 90 anni e sono situati nella valle della Bekaa , ad un'altitudine compresa tra i 900 e i 1.100 metri; la Bekaa si sviluppa parallelamente alla costa del Mediterraneo, ed é racchiusa tra due alte catene montuose. Per questo motivo, pur essendo sul 34° parallelo, le temperature non superano mai i 30°C. Durante la guerra (1975-1991) la vendemmia é stata sovente ostacolata, e le uve non sempre hanno potuto essere trasportate in cantina nonostante la vinificazione avvenisse a Ghazir, 20 Km a nord di Beirut e distante solo 30 Km dai vigneti. Nelle sue cantine, riposano quasi un milione di bottiglie con uno stock delle migliori annate dell'ultimo trentennio. Una vera manna per noi enofili incalliti... certo i prezzi non sono popolari, ma credetemi sono soldi spesi bene!
Chapeau Monsieur Hochar!!

Le schede:
Chateau Musar red:
Suolo: ghiaioso con sottosuolo calcareo.Vitigno: Cabernet Sauvignon, Carignan, Cinsault.Estensione del vigneto: 130 ha, lavorati in biologico.Tipo d’impianto: Guyot doppio, Gobelet.Età media del vigneto: 40 anni.Densità media ceppi per ha: 1600.Produzione media per ettaro: 25 hl.Vendemmia: raccolta manuale 100%.
IN CANTINA Vinificazione: follatura, diraspatura, macerazione e fermentazione alcolica e malolattica con lieviti naturali fino a 4 settimane in contenitori di cemento da 60 hl a 300 hl.Affinamento sulle fecce fini per 1 anno in barriques di rovere francese e 1 anno in contenitori di cemento vetrificato. Nessuna chiarifica e filtrazione.Solforosa totale (SO2): 38 mg/l.Bottiglie prodotte: 250000
CARATTERISTICHE Vino rosso molto complesso e ricco. Armonioso e ben bilanciato con grande profondità. Connubio tra dolcezza e potenza e mineralità.
Chateau Musar white:
Suolo: ghiaioso con sottosuolo limaccioso.Vitigno: Obaideh, Merwah.Estensione del vigneto: 40 ha, lavorati in biologico.Tipo d’impianto: Gobelet.Età media del vigneto: 50/70 anni.Densità media ceppi per ha: 1600.Produzione media per ettaro: 15 hl.Vendemmia: raccolta manuale 100%.
IN CANTINA Vinificazione: diraspatura, pressatura (pressa pneumatica), fermentazione alcolica e malolattica con lieviti naturali in parte in barriques di rovere francese (20% nuove) e in parte in contenitori di acciaio. Affinamento per 6 mesi in barriques di rovere francese (Nevers) sulle fecce fini. Assemblaggio in tini di acciaio e conseguente affinamento di 2 mesi e poi in bottiglia per 4 anni.Solforosa totale (SO2): 48 mg/l.Bottiglie prodotte: 28000.
CARATTERISTICHE Vino bianco secco di grande struttura, grasso, minerale ed estremamente originale. Un rosso travestito da bianco!


Abbinamento musicale: Ray LaMontagne – till the sun turns black

martedì 4 novembre 2008

introducing Mr. Fitsimmons



è da una paio d'anni che il suo disco 'Goodnight' è uno dei miei ascolti notturni preferiti ed è da un po' che avrei volute scriverne. Ora William Fitsimmons ha pubblicato il suo nuovo e bellissimo disco 'The Sparrow and The Crow', il primo realizzato in uno studio di registrazione professionale, sia 'Goodnight' che il precedente 'Until When We Are Ghost' erano home recordings. Voce gentile e soffice, sonorità acustiche e delicata elettronica sono le sue note caratteristiche che lo collocano tra gli Iron & Wine e Sufjian Stevens (non vedo l'ora di farlo sentire al Barotti che impazzirà). Lui definisce così la sua musica: “There's something about the paradox of these really raw and organically arranged songs and the sort of ‘coldness’ of the electronic parts. It just honestly felt like it fit with what I was trying to say. I think it connects with people because it's kind of a microcosm of a lot of the things we come across everyday.” I testi sono di chiara matrice autobiografica con dettagliate storie di rotture familiari, relazioni personali fallite, malattie e morte. Certo non propriamente un disco da scampagnata al mare ma lo specchio di un autore colto e riflessivo: “I still don't know if it's really wise or not, but I've made the choice for now to be as vulnerable in the writing as I can be. With the subject matters I'm generally dealing with, I think they deserve no less than that”
Il nuovo album in definitiva non si discosta poi molto dai precedenti a parte una chiara crescita e maturità artistica accompagnata du un suono leggermente più curato e “Probably the biggest departure on the new album has been making a more intentional attempt to reach out to others with the songs. Although this is easily the most personal project I've ever worked on, it's also been the first time I genuinely tried to speak to those who might be going through the same things I have and am. I want people to have this album as a way to feel something they need to or to help them get through a difficult time. Or maybe just to escape for a little while.”
Prossimamente in tour in Europa, Italia esclusa ovviamente......

'It's Not True' from 'Goodnight'

in abbinamento: stavolta sono per una sana tisana, questo disco va 'Ascoltato' e qualcosa di più impegnativo distoglierebbe l'attenzione; in fondo poi bisogna andare a nanna

lunedì 3 novembre 2008

(un'altra) business dinner o della funzione shuffle dell'iPod

Bella cena (ho scelto io il ristorante!). Non hanno una grandissima cantina, nel senso che non é proprio zeppa dei vini che io amo, ma qualcosa di buono c'è.

Cucina di mare ed allora partiamo con la Malvasia 2005 di Edi Kante (38 euro), perfetta, per la mia modesta conoscenza non conosco nessuna Malvasia (perlomeno di quel territorio) che possa competere con quella di Kante. Saliamo di tono e passiamo al Breg Anfora 2003 di Gravner (80 euro). Questo millesimo non l'avevo ancora assaggiato. Servito troppo freddo ho dovuto attendere più di mezz'ora per poterlo assaporare a pieno sia al naso che in bocca. Diverso, questa è stata la mia prima impressione comparata ad altre annate. Sicuramente mi pare di trovare maggiore eleganza e finezza e meno complessità. Sin dal colore, non più quell'oro antico ma più tendente al rosato. Forse Josko ha posto più moderazione nell'uso delle bucce. Sicuramente un vino meno spiazzante, più 'normale', adatto a palati anche non 'abituati' a certe macerazioni. Ottimo e gradito anche ai miei commensali (usi a bere Jermann e bevande simili che non mi permetto di chiamare vino) positivamente stupiti dal Breg.
Poi è l'ora del rientro e TAC, ecco che lo shuffle ti pesca 'Fistful Of Love' di Antony.
Questi vini e questa musica, so già che avrò una di 'quelle' notti. Bella? chi può dirlo!

I was lying in my bed last night
Staring at a ceiling full of stars
When it suddenly hit me
I just have to let you know how I feel

We live together in a photograph of time
I look into your eyes
And the seas open up to me
I tell you I love you
And I always will

And I know that you can't tell me
And I know that you can't tell me

So I'm left to pick up
The hints, the little symbols of your devotion
So I'm left to pick up
The hints, the little symbols of your devotion

I feel your fists
And I know it's out of love
And I feel the whip
And I know it's out of love
I feel your burning eyes burning holes
Straight through my heart

It's out of love
It's out of love

I accept and I collect upon my body
The memories of your devotion