domenica 11 settembre 2011

Dov’ero e cosa facevo l’11 settembre.

- del Guardiano del Faro -

E’ l’ultima data, in ordine di tempo, per la quale ognuno ha un suo ricordo particolare e personale, nel senso che tutti si ricordano esattamente dov’erano e cosa stavano facendo. Così come , per chi c’era, in altre date scolpite a fuoco nella mente, come quella dell’assassinio Kennedy , dello sbarco del primo uomo sulla Luna o della finale del Mondiale 1982 .

Il web è pieno di racconti, cose banali, cose di tutti i giorni che non potevano più essere di tutti i giorni perché avvenute proprio in quel giorno. La normalità che diventa eccezionalità a causa di un evento catastrofico, che anche se avvenuto a migliaia di chilometri, ci fece capire al volo che nulla avrebbe potuto più essere uguale. Non che ogni giorno possa essere uguale all’altro, ma da quel momento sarebbe stato molto disuguale, di questo molti si resero conto immediatamente, altri solo dopo aver recuperato il ragionamento dopo lo smarrimento, altri ancora, i più superficiali, subendone passivamente le conseguenze anno dopo anno e maledicendo l’introvabile Bin Laden, come se fosse quell’uomo la causa di tutti i loro guai. Per le persone “normali” , per i ceti medi, tutto peggiorò gradatamente, anche se da un punto di vista economico quello che stava per accadere da li a quattro mesi in buona parte dell’Europa occidentale fu ancora più devastante, l’introduzione dell’Euro .

Cosa stavo facendo quel giorno ? I dettagli mi uscirebbero dalla mente con una precisione fotografica, ma anche filmata con lo scorrimento del cronometro, secondo dopo secondo. Stava finendo anche per me un epoca, una maniera di vivere profondamente diversa, uno stile di vita ancorato a valori che sembravano irrinunciabili e che invece si sbriciolarono e andarono in fumo in pochi minuti. Lontano dal mare e non sapendo neppure come potesse essere il punto di vista dall’alto di un faro ero convinto che potesse essere solo quello il modo di vivere, quello dei pendolari tra un buon lavoro e un week end al mare, proprio come continuo ad osservare ogni giorno, anche oggi, però al contrario, osservando quanta gente benestante sia convinta che quello è il modo migliore di vivere una vita edonistica: produrre, guadagnare, spendere.

Quello che invece quasi nessuno ricorda di quel giorno, è quale giorno della settimana fosse. Era martedì, neppure alla voce “Attentati dell’11 Settembre 2001” su Wikipedia si sono ricordati di indicare che era martedì . Nonostante fosse quindi un giorno teoricamente lavorativo di un mese normalmente lavorativo io ero in vacanza, ero in vacanza perché non avevo quasi più un lavoro abbastanza produttivo che giustificasse la mia presenza su una tangenziale milanese piuttosto che dietro una scrivania di un ufficio di una qualche azienda piemontese o lombarda. Le cose stavano già cambiando e la soluzione, la fase successiva era già vicinissima, perché ero uscito da un albergo vista mare e stavo passeggiando su una piccola e stretta spiaggia meditando su cosa potevo fare per dare l’ennesima svolta a questa vita. Quella spiaggia si trova a mezzora da qui, da quello che sarebbe diventato il faro , la mente guida mi stava dando le prime coordinate. Dai bar collocati sotto gli edifici che lambivano quella spiaggia uscivano i primi commenti increduli dei clienti, le prime immagini fisse della CNN sostituirono il monotono resoconto giornaliero del TG5 sui presunti casi di mucca pazza. La morte presunta lasciò spazio alla morte certa: U.S.A. under attack!!! era la strisciata che girava all’infinito, corredata dagli improvvisati doppiaggi dei giornalisti italiani che cercavano di interpretare quello che i loro colleghi americani non capivano. Dovevano ancora accadere cose che non erano mai avvenute, tutte curiosamente in quei pochi mesi, il fallimento di una intera nazione, l’Argentina, e l’inserimento di una moneta unica per buona parte dell’Europa. Troppa roba, tutto insieme, oltre ad altri fatti per me sostanziali ma per i più solo marginali. Ma era venuta l’ora di cena, le coordinate si stavano avvicinando, il ristorante prescelto per quella anomala serata si trovava e si trova a soli dieci chilometri dal faro, cenammo in due, il resto dei prenotati aveva disdetto, a causa dell’evento, come se a tutti riguardasse in prima persona, quasi in segno di lutto mondiale, un atto sentito come un momento di solidarietà. L’autolesionismo è una componente psicologica che mi appartiene solo marginalmente, non posso essere partecipe di qualche cosa che non mi appartiene, se non per i suoi effetti collegati, ma a me quella storia, così come ce l’hanno raccontata non ha mai convinto, così come l’assassinio Kennedy o lo sbarco sulla Luna. - gdf -

2 commenti:

  1. Non ha mai convinto neanche me se devo essere sincero, ma spero di sbagliare.
    Roberto

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  2. e cose stavano già cambiando e la soluzione, la fase successiva era già vicinissima, perché ero uscito da un albergo vista mare e stavo passeggiando su una piccola e stretta spiaggia meditando su cosa potevo fare per dare l’ennesima svolta a questa vita.

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