giovedì 24 marzo 2016

L'ottimismo è un calice di Champagne


del Guardiano del Faro



Ecco, la mia giornata biellese di ritorno comincia così. Il sindaco Marco Cavicchioli, mentre mi bevo la prima coppetta della giornata la mette giù dura e i numeri lo assistono, se è vero come è vero che sono 15 le aree -credo commerciali o industriali- ormai dismesse, e ben 17 i negozi chiusi nella centralissima Via Italia. Persino le suore annunciano al Sindaco la prossima cessazione di ogni attività all'interno di un enorme complesso -dove l'educazione non è mai mancata- confessando di non sapere più di che farsene di tanto ben di Dio. Un progetto evolutivo esiste però : annettere i comuni limitrofi ...


In questo clima nuvoloso, all'ombra del Mucrone si è voluto mettere al sole un fatto evidente, e cioè che il clima post industriale è proprio grigio, e pure il terziario ha cessato di avanzare. Nonostante ciò non mi è stato difficile girare l'angolo e trovare più di un raggio di sole che mi ha fatto rivivere gli effervescenti anni '80 e '90 di questa città, quando lo Champagne scendeva a rigagnoli dal Piazzo fino a fondersi con altri affluenti, fino a formare un fiume dalle parti di Piazza Adua. Nel mezzo tanti locali e tanti personaggi, come qui, oggi, a pranzo, dove i due piani del locale sono colmi di locali e di foresti, persone che probabilmente sanno scegliere.


Encomiabile lo sforzo -non solo economico quanto cerebrale-  di Vittorio Delmotto ed Alberto Ciarletti, nel tentativo di allargare la visione del mondo, di questo piccolo mondo edonistico che è quello del food and wine. Si possono mettere in bocca diverse cose per qualche minuto diceva Cristina Ricci in The Opposite of Sex, ma alludeva ad altri piaceri. Col cibo è meglio non essere troppo trasgressivi.



Dare ed avere, profitti e perdite, investimenti; soprattutto su quello che si chiama capitale umano, rappresentato in dettaglio da ben quattro new entry, che con il tempo saranno in grado di coprire ogni ruolo, perché questo luogo del culto dell'effimero non è solo fatto di cibo e vino, ma soprattutto di persone.



Si chiamano, partendo dalle ragazze, Jenny Pozza, che sa parlare con i clienti, di vini da versare o da asportare, nel senso dell'acquisto assistito. Sa far bene i cocktail quanto lavare i bicchieri senza romperli, sempre esibendo un sorriso contagioso senza avanzi, sottolineato da quegli occhiali montati sul rosso. Ti potrebbe dire che la tua macchina è appena stata rigata, ma non riusciresti a prendertela per così poco.



Saida El Mahri conosce bene la cucina di noi e di lei. Silenziosamente le mette in scena con buona mano congiunta e con un senso estetico non scontato, mentre Davide Zacchero sembra uscito da un albergo d'altri tempi, dove la gentilezza, le movenze felpate, il tono garbato ed il sorriso calibrato, non potranno disturbare neppure il cliente più intollerante alle buone maniere.

Menzione a parte per Antonio Lepore, svelto e magro come un furetto in ricognizione  tra le intercapedini di un Grand Hotel, agile come un gatto, furbo come una volpe, autentico "animale" da sala, animatore del piano bistrot, dove volteggia e coglie tutto quello che c'è da portare o da prendere in una frazione di secondo, come solo un rapace potrebbe.

Accidenti! Ma sono in Via Torino a Biella o in un Bistrot del Marais parigino?


L'ENOTECA: Centinaia di etichette di qui e d'altrove, in un'enoteca da frequentare per acquistare un vino non solo da regalare sotto feste, ma da regalarsi ogni giorno, per sopravvivere al declino di una città, evaporando in un sospiro alcolico di alta qualità.

IL BAR E WINE BAR : Vini alla mescita di buon livello, garantiti in freschezza dall'azotatore, serviti con stuzzichini che vanno ben oltre confusi o pasticciati buffet. Dalle 10 del mattino o dalle 18 della pomeriggio. Amanti delle pizzette riscaldate astenersi.

LA PROPOSTA DI PRANZO : Al vetro o alla lavagna, andando a cogliere le esigenze condivisibili con i clienti saggi e coscienti; quelli che non è vero che non possono spendere, quelli che non è vero che non hanno tempo, quelli che vorrebbero spendere bene pochi euro ma per qualche cosa che valga del denaro e del tempo, che è un concetto diverso.

ILRISTORANTE GASTRONOMICO : Una carta vivace, fresca e colorata, marcata con decisione sia nei sapori che nei sentori e curata nelle presentazioni. Una rarità -in città- preservata da ogni guida gastronomica, sostanzialmente tutte d'accordo su questo tema, persino non più prioritario qui, ma dato per scontato.

LA DISTRIBUZIONE : La Mia Crota importa direttamente alcuni grandi nomi dell'enologia francese, a partire dagli Champagne Henriot, con intrusioni nel bordolese fino a giungere ad uno dei grandi nomi di Borgogna, Bouchard Pere et Fils; e dunque perché riservare questo patrimonio solo all'enoteca e non proporsi anche verso altri colleghi? Questo potrebbe coinvolgere altri appassionati ed aprire nuovi orizzonti.

 Jenny! My Martini Please.




Antonio: Henriot '98 con il tagliere di salumi e formaggi, che va molto oltre la media. Per qualità intendo



Volendo esagerare Antonio non si tira indietro 

Rolls di pollo speziato in pasta fillo ... 

No buffet. Il piattino arriva personalizzato al banco 

Dall'azotatore si possono cogliere perle rare con pochi euro

Scorcio della sala ristorante al piano superiore

Al piano di sopra, dalla carta stagionale.
Salmone arrostito con misticanza e salsa di avocado e aneto


Rolls di ricciola marinata allo zenzero ripieni di panzanella
Il piatto del giorno (IMHO)

Ravioli neri di merluzzo d'Alaska su crema di piselli e paglia di porri fritti

Tagliatelle al ragù d'anatra al Bramaterra e fonduta di Parmigiano

Tagliata di tonno in crosta di pistacchi con radicchio in agrodolce

Agnello: la coscia disossata e farcita di prugne e uova di quaglia. Le costolette panate alle mandorle. Buona Pasqua

L'originale scelta di formaggi, tutti molto buoni e verificati al coltello

Tortino speziato, pera martin sec e crema inglese

Millefoglie di lingue di gatto con crema alla ricotta: vaniglia, limone, cannella, mela ....


gdf

1 commento:

  1. Ah Roberto, lo dici tu al cuoco che le lumache alla parigina non esistono?

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