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martedì 18 marzo 2014

Il grande naso


gdf


E’ una virtù di famiglia, vanto di questa famiglia, una dote da ostentare una volta tramutata in logo sull'etichetta dei vini Du Nemu, un grande naso che campeggia sui biglietti da visita, sulle etichette e sui cartoni ondulati da imballaggio dal grande profilo.

Un grande naso è però stato anche il motivo per cui sono partito di nuovo per la Val Nervia in un momento di crisi del Nervia, salito parecchio di livello nelle settimane scorse sotto il diabolico ponte che avvicina il vecchio a il nuovo.

Incuriosito da una querelle mediatica,  e risalito lungo la Val Nervia per conoscere Luca Dallorto, qui a Dolceacqua, per lui, per il suo Rossese, e per il fatidico Pigato della baruffa, traduzione italiana di querelle e non altro.

Luca Dallorto ( è quello da un metro e ottantacinque ) nella sua cantina


Ci sono venuto, si, ok, anche per assaggiare i suoi vini, ma come è nel mio modo di procedere, innanzitutto per conoscere –con cautela- le persone che sanno fare il vino: ché me lo spieghino, a me che non lo so fare  e che cerco solo di raccontarlo, ascoltando verità riferite e fidandomi poi delle mie emozioni e delle mie sensazioni, con il bicchiere in mano, di fronte a chi quel vino l’ha fatto o si è fatto aiutare a farlo.


Viceversa, non sono pochi sul web gli utenti convinti di aver capito tutto semplicemente mettendo il naso in un bicchiere e poi sentenziando pubblicamente cosa c’è che va o cosa non va;  ma fin qui stiamo ancora sul piano dell’opinabilità e del gusto personale di chi è convinto di avere un grande naso.

Mi piace o non mi piace è ammesso anche da (quasi) tutti i viticoltori; diverso è quando ci si permette di indovinare quale  tecniche di vinificazione abbia usato il viticoltore, che in caso di affermazione errata, potrebbe anche perdere la calma e prendere a sua volta in mano la tastiera e pigiarci sopra con una certa decisione, scrivendo nella stessa maniera, come se avesse potuto parlarci guardandolo in faccia il grande naso del giorno.


Con tastiera o con altri mezzi di congiunzione tra mente e social network, non sono pochi quelli che si sono fatti notare per affermazioni eclatanti, da Bressan a Manetti: ovvero quando un opinione diventa prima uno show e poi una notizia.

Dallorto mi è parso invece uno piuttosto schivo (se dici ligure basta che non glielo vieni a menare con discorsi strani ...) e rappresenta uno dei rari casi di persona in grado di reggere la parità di espressione sul web o dal vivo.

Sono venuto qui da Luca senza la priorità del Rossese, ma soprattuto per il suo discusso Pigato. Un Pigato buono a Dolceacqua? Ma si, e perché no, se riconosciuto tale anche da un paio di guru locali del Rossese

Luca Dallorto presenta il suo progetto di Rossese rosato metodo classico...


Il piccolo scontro verbale che mi ha incuriosito e indirizzato ancora una volta a Dolceacqua lo potrete ritrovare sul G.R. Forum, nell’ultima delle sezioni che ancora si fa notare per un encefalogramma che rivela esistenza di vita cerebrale. Per trovare i cinque messaggi di Du Nemu Vs Pippuz, dopo esservi registrati, basterà clikkare nel campo di ricerca nel sito tre termini anomali anche per il correttore di word: StraCrioMacerazione + Pippuz + Du Nemu.

Questo è il colore del vino base


Da li a qui il tragitto per me è stato breve, e con il bicchiere in mano sono uscite altre verità, che non sono state invece colte dai grandi nasi sentenzianti, perché di ghiaccio secco qui non c’è traccia, e vedendo quali sono le condizioni di spazio e di accesso alla cantina viene da chiedersi del perché sbattersi per avventurarsi in quella tecnica (subito abbandonata dopo averla dichiarata nella prima brochure), quando, superata la fase sperimentale durata il tempo di una vendemmia, si è rivelato sufficiente controllare la temperatura in fase di fermentazione per conservare la freschezza di quei profumi di fiori e frutti bianchi e gialli, originati da un altro motivo, che però non voglio svelare, se no i grandi nasi cosa avrebbero ancora da cercare in quel bicchiere di Pigato non crio macerato?




Ne volete ancora? Allora ci sarebbe quell’altro forumista che scrisse di IperSovraMaturazione a proposito di quel Rossese e che poi invece si rivelò essere… e di quell'altro che di vitigni ne sentiva almeno tre. Insomma, di materiale su questo tema non ne manca, ma intanto assaggiamoci serenamente questi vini di Luca Dallorto, per tutti, Du Nemu.



http://www.dunemu.it/


" buono, sa di more selvatiche, come deve sapere un Rossese, ma questo vino ha fatto legno, molto probabilmente legno nuovo, la senti questa vena di vaniglia? "

Si, è l'Allier, ma  non è legno nuovo, è di secondo passaggio, e solo in assemblaggio per il 20% del totale che stava in acciaio


" come fai ad affermarlo con così assoluta precisione?"

Ho chiesto, anzi, ho visto fare l'assemblaggio al produttore



gdf 12 minuti

lunedì 17 giugno 2013

Un Rossese da 50 euro


 del Guardiano del Faro

Maurizio Anfosso: Ka Manciné, classe 1969


Una provocazione? Il prezzo medio di un Rossese di Dolceacqua non supera i 10 di euro. Mah, come quasi tutti i pinot neri dell'Oltrepò, ma anche quel pinot nero 2005 di Olmo Antico mi sembrò molto buono in botte, e che quindi potesse meritare qualche decina di euro in più del normale, e così le cose andarono. Paolo Baggini ci ha creduto, ci ha provato, e ci è riuscito. Perché a volte i sogni… e anche perché se ti sei sbattuto tanto per riuscire a dare un senso compiuto ad un sogno perché poi regalarlo?

Vigneto Galeae


E’ giusto pagare per le cose particolari, rare, e soprattutto buone. Sono solo due le barrique (belìn, di decimo passaggio, siamo in Liguria), e quindi saranno meno di 500 bottiglie alla fine, spero numerate. Assaggiare a la pipette, dal ladro di bamboo, pone qualche rischio, ma che ci volete fare, se i rischi non te li prendi quando i capelli te lo consentono,  e allora quando? Io con i visionari veri ci vado sempre d'accordo.



E poi, ascoltando come è stato vinificato questo Galeae Angè 2012 la convinzione aumenta. Il metodo è giusto non rivelarlo; se lo vorrà fare lo farà il produttore, Maurizio Anfosso, giustamente fiero di tutta la sua produzione 2012, la cui riuscita supera (probabilmente) tutte le precedenti.


A partire dai due vini da spiaggia (senza offesa), e cioè il profumato e lineare bianco Tabaka, da uve Massarda (Tabacca  bianca), Vermentino e Viognier: 70/20/10. Ogni bagnino lo dovrebbe mettere in fresco all'insaputa della fidanzata ufficiale: questo vino è una sveltina in cabina con la turista sconsolata dalla vita e da tutti gli uomini che l'hanno delusa.

A seguire il più caratteriale e muscoloso rosato Sciakk da uve Rossese 100%, robusto come un Bandol Rosè alternativo, profumato di more selvatiche e piacevole anche ben fresco, a nascondere una gradazione importante per la tipologia. Non un rosato da femminucce insomma, ci siamo capiti.


I due cru di Rossese si esprimono come in passato, dove il Beragna (meno di 4000 btl per 1,2 ettari) rimane il più beverino e socievole, docile e gourmand; mentre il Galeae (stessa estensione e produzione) corre su binari diversi, sempre sul filo della sovramaturazione, ma stavolta fermandosi un momento prima, prima che i frutti rossi diventino confit, restando in equilibrio, con pienezza.


Sono quattro le etichette di Ka Manciné. Graficamente coerenti, ma le bottiglie contengono caratteri ben distinti. Il Rossese in smoking arriverà a fine anno: il Galeae Angé che andrà in bottiglia sotto Natale, il periodo in cui i sogni si avverano.



E infine qualche altra immagine dai vigneti

Ancora il Galeae, con Maurizio a fare la guida

la stratificazione del terreno

Il vigneto Beragna

La fioritura a giugno è spettacolare da queste parti

Maurizio in smoking con la Clerici ??? Sarà lei la madrina del nuovo vino?


gdf

venerdì 2 novembre 2012

Testalonga, un Rossese di Dolceacqua da Anniversario



- del Guardiano del Faro -

C’era un’aria malinconica l’altro giorno a Dolceacqua, e non poteva essere diversamente, visto il cielo grigio, la pioggia intensa e il vento trasversale che tagliava in due il borgo medievale del Rossese ancor più del Nervia che lo attraversa sotto l’incombente ponte che divide il vecchio dal nuovo. Impermeabile, sciarpina di seta, ombrello, aspettando che il tempo cambi, perché cambia sempre, e velocemente. Arriva la notte di Halloween anche qui, tra le zucche vuote che organizzano la festa.

Quando ho visto la nuova etichetta del Rossese di Dolceacqua e del Bianco Testalonga 2011 mi è scesa una lacrima nella pioggia e ho intravisto il sole. Ma come, ma di nuovo? …Una bottiglia che per un alcolista sensibile come me potrebbe essere la definitiva, indipendentemente dal fatto  che quel giro  di numeri: 1 9 6  1  buttati li dritti o rovesciati possono formare la medesima combinazione che ho scelto per uscire dalla cassaforte e venire fuori a rivedere il mondo…

Non è il Krug ma la prima vendemmia Testalonga, che fu dunque avvenuta nel  1961, e quindi ci risiamo, altro grosso anniversario, altro trip introspettivo all’interno di questa vita, dove per metà della quale sono andato quasi solo a matrimoni e battesimi, mentre nella seconda parte quasi solo a funerali. Un altro ricordo affiora, nel mio "personale decennale" con lui, con Nino; la mia àncora di salvezza in giornate come questa, dove la sua serenità -nonostante tutto- mi fa bene e mi rilassa quanto una bottiglia del suo sommo Rossese 2011. 

Un altro episodio che neanche il web ha dimenticato, figuriamoci noi, che di tanto in tanto ce lo rieditiamo con in mano un bicchiere pieno rischiando di versarcelo addosso dal ridere: With a flourish Roberto produced his coup de grace, a Rossese di Dolceacqua 2003 from Antonio Perrino, a wild brambly glassful made from native Ligurian grapes. Thank goodness he didn’t play the options game and make us guess what it was. (Apparently the winemaker charges €1 less per bottle for it than for his olive oil as the olive oil costs him more to make.)  E ‘ di Fiona Beckett questo brandello  di articolo in slang che pochi hanno inteso, apparso a suo tempo su Decanter web. Fiona Beckett, quella che scrive sul Guardian, what else?


Si ma come sono i 2011 di Antonio Perrino? Il Bianco è proprio come questa vita, scontroso, complicato e controverso, ma alla fine qualcosa di buono ci riserverà. Il Rossese è invece come vorremmo che fosse questa vita, eccellente. Questo Rossese è forse tra le migliori riuscite nella storia della cantina di Nino Perrino, e lascerà il segno per lunghissimo tempo. Visto che siamo in clima malinconico ci metto dentro anche una classica battuta dell’indimenticato Franck The Big One, che quando gli si domandava com’erano certi vini di queste parti esclamava: Belìn, quest’anno si sono sbagliati e l’han fatto buono! Ecco, io spero che anche nei prossimi anni Nino continui a sbagliarsi come per questo 2011, un grande vino da anniversario, profondo, potente, autoritario, vivace di acidità e profumato di more mature ma non confit; tannico più del normale, perché vinificato a grappolo intero, ma soprattutto equilibrato, che è la cosa più difficile da conseguire, in tutti i sensi. Mi spaeso con la mente verso un comune defilato come Morey St.Denis, e mi sento di nuovo a casa.

La caccia è già partita: il vino è già disponibile sia in Svezia che negli States, ma per fortuna anche a Dolceacqua. E anche al Faro.

 - gdf 2012-



P.s. Questo è il colore del Rossese Testalonga 2011, che è il colore che dovrebbe avere normalmente un Rossese di Dolceacqua, e questo è già più carico del solito... e questo bicchiere non troppo dispersivo - appoggiato qui a fianco alla tastiera-  secondo me è il contenitore migliore per goderselo al meglio in questo momento di gioventù estrema. E' buono subito, senza attese, e insisto, se un vino è buono subito difficilmente può diventare gramo nel prossimo futuro; il contrario è molto più improbabile. La foto non è sfocata, e neanche il vino, anche se lo potrebbe sembrare.


mercoledì 9 novembre 2011

20 scatti dal nostro "Rossese Party" - prima versione -

- gdf 2011 -

Ventisei Rossese per la nostra panoramica annuale sulla denominazione Rossese di Dolceacqua e dintorni degli ultimi millesimi. Vino che sappiamo essere in grado di superare con disinvoltura i decenni ma che periodicamente ci piace affrontare all'inizio del suo cammino. Con tutti i limiti di questo tipo di degustazione che non ha la pretesa di competere con nessuna guida o con altre valutazioni. Eccoli, 26 etichette, con qualche vitigno intruso e 52 bottiglie per una decina di persone. Il party può iniziare:


Terrebianche 2010 *
Terrebianche Arcagna 2010 **
Giuncheo Pian del Vescovo 2007 *
Giuncheo 2008
Gajaudo 2010
Gajaudo Luvaira 2008
Gajaudo Arcagna 2008
Mandino Cane Morghe 2009 **
Du Nemu 2010 *
Du Nemu superiore 2009
Testalonga 2010 *
Rondelli 2010 **
Altavia superiore 2009
Guglielmi 2010 *
Guglielmi sup. 2009 ***
Maccario Dringenberg 2010 *
Maccario Dringenberg Posau 2010 *
Maccario Dringenberg Luvaira 2010 *
Danila Pisano 2009 *
Ka Manciné Galeae 2010 *
Ka Manciné Beragna 2010 *
Poggio dell'Elmo 2010
Poggio dell'Elmo 2009
Trincea Roccese 2009 ***
Altavia Grai 2009
Altavia Skip intro 2009

Diciamoci la verità , il millesimo 2010 potrebbe anche invecchiare dignitosamente ma non è sicuramente un'annata indimenticabile, e ieri questi vini ce l'hanno confermato, salvo qualche eccezione. A fianco delle etichette ci sono uno, due o tre asterischi, che in questo caso sono riferiti agli appunti che ho preso durante il pranzo e in seguito confrontato con i pareri delle persone al tavolo. Quindi si tratta dell'impressione avuta in questa giornata. Nessuna classifica, solo impressioni colte al volo durante un eccellente pomeriggio.



Luogo del rito: Ristorante da Delio, Apricale (IM)

Abbiamo anche il fotografo professionista stavolta, poi , in seguito vedremo come gli sono venute queste foto scattate tra un bicchiere e l'altro ;-)

Giornata piovosa, ci sta bene una bagna cauda degna delle migliori tavole piemontesi

Con l'accompagnamento di verdure crude e cotte

Uno dei migliori di giornata, però è un 2009, millesimo più convincente del successivo.

Un cremoso tortino di patate e carciofi


I classici ravioli di coniglio nella sua salsa al rosmarino.

Un Grazie speciale a Giovanna Maccario, anche ironica la sua etichetta confidenziale :-)

Sarà anche fuori zona, però questo è un grande vino, chapeau!

Leggero e beverino, il più facile e piacevole da bere

Delio Viale, proprietario del ristorante di riferimento del delizioso villaggio di Apricale

Giornata di pioggia, c'è bisogno di un abbigliamento adeguato per uscire all'aperto.




Grazie a tutti e alla prossima.

- gdf -


sabato 2 luglio 2011

Dolceacqua, Testalonga e le vedove inconsolabili..

E alla fine l'uomo orange mi porto' a Dolceacqua, quel senso di inadeguatezza, quella voglia di ubiquita' che mi pervade ultimamente trova pace solo in giornate così.

Ritrovarsi quasi per caso in questa piccola enclave dove regna il Rossese (no, non voglio chiamarla piccola Borgogna!) mi riempie il cuore di gioia e mi offusca la mente dai pensieri piu' bui e reconditi. Conoscere, e dopo qualche istante disquisire in maniera piu' che confidenziale con personaggi come Nino Perrino aiuta non poco, quando si dice che è l'uomo che fa la differenza.. nulla di piu' vero, personaggio schivo ma dal cuore grande con i vini che parlano per lui.

Il rossese ha trovato a Dolceacqua e dintorni il suo habitat naturale, l'aria che si infila e asciuga i filari in questa suggestiva vallata aiuta a combattere i naturali nemici in agguato, oidio e peronospera, pochi i trattamenti, il meno possibile e tanto lavoro, ecco il segreto! Vini che trasmettono sensazioni e si ripropongono come melodie antiche e ancestrali, con il fluire calmo che propone saggezza. Uve pigiate, botti di legno, l'odore del mosto, il ricordo lontano per queste bottiglie che hanno contato i lustri con la loro patina di polvere ancora addosso.

L''apertura del '78 in un solo ed irripetibile attimo apre uno spiraglio che permette come in un flashback di intravederne l'origine, la genesi di un ricordo sommesso ma intensamente emotivo.

L'uscita dalla cantina di Nino propone ancora suggestioni, le vedove si incontrano in questo stralcio di piazza, chissa' cos'hanno ancora da raccontarsi ma si sa i ricordi non smettono mai di vivere, al contrario dei loro mariti che le hanno lasciate troppo presto..

C'è ancora tempo per una visita alla Mano Rossa, ma questa è un'altra storia che vi ha gia' raccontato con dovizia di particolari l'uomo del faro qui: http://armadillobar.blogspot.com/2011/06/la-mano-rossa.html

E poi via a sorvolare idealmente la vallata, vedere i vigneti fin laggiu' al mare, a presto Sweetwater mi sei gia' entrata nel cuore..