venerdì 4 marzo 2016

Pol Roger Champagne Rosé 2002



Sottotitolo: comunicazione ai naviganti.
Non è stato facile reperire questa boccia, era tanto che la rincorrevo e, quando l’ho incrociata, l’ho messa nel carrello del web, ben consapevole dei rischi che correvo.
E’ successo che si è rivelata leggermente ossidata.
Il discorso è sempre il solito: se le bottiglie avessero il conta chilometri…

La mia, quasi sicuramente, ha sofferto di cattiva conservazione (temo drastiche escursioni termiche, innanzitutto), giacchè il tappo era in condizioni ottimali, in linea con un vino che ha trascorso sette anni sui lieviti e ha un dégorgement di 5 anni, neanche un’enormità.

E’ rosè di assemblaggio, che vede prevalere il Pinot Noir sullo Chardonnay nella misura di 60 a 40, con un 15% di bacca nera, sempre PN, “ferma”, aggiunta prima del tirage.

Il colore parla prima del naso, con nuances aranciate, che hanno modificato la cromia di partenza. Tuttavia il naso si difende e si destreggia tra freschezza e mineralità, tra frutta – dagli agrumi ai frutti di bosco – florealità e toni speziati. Certamente penalizzato dalla piega oxyd, che funge, in parte, da camicia di forza.

In bocca è carnoso, perfino vinoso, con un bel taglio speziato che, unito a discreta vivacità, le provano tutte a isolare la virata ossidativa e consentire l’espressione degli aromi che, per una parte ci sono e, per l’altra, data l’elevata materia sono, fortemente, immaginabili. Chiude sul frutto e sfumature di rabarbaro.


Il senso del post, stavolta lo esprime il sottotitolo: stiamoci vicino e chi ne ha ancora, stappi, mentre chi non ne ha (più) si (ri)metta alla ricerca. Questa è una delle maison della cui qualità non si può dubitare e il 2002, ne sono certo, non è al capolinea, anzi.

2 commenti:

  1. Quasi sempre il senso dei post è : stiamoci vicino.
    Le parole condivise sono come le bottiglie in compagnia, ricariche energetiche.
    Duca, i miei omaggi.

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