martedì 23 aprile 2013

La missiva bordolese



del Cavaliere di Sterimberg

L’acqua non è un buon vicino, né di casa né di coltura. Lo sapevano i nostri vecchi, quelli saggi, quelli che barattavano i terreni sulle facili pianure e più a rischio di inondazioni ideologiche rispetto a quelli più in alto: meno redditizi sul piano della quantità, ma più qualitativi e sicuri, anche sul piano della conservazione dei prodotti e della specie. Coltivateci della frutta laggiù! Sarà ottima, noi saliamo di coltura, di cultura, e coltiviamo la vite, e faremo il Vino.

Quei vecchi saggi sapevano anche che l’acqua non era una buona vicina di tavola, perché spesso inquinata, e che quindi andava (l’acqua) alzata di gradazione con il vino per renderla bevanda sana, disinfettata e disinfettante, ancor prima che dissetante.

Sarà dunque questa o saranno altre le motivazioni di questa missiva bordolese? Che vorranno mai altro fare laggiù nelle Lande? Prosciugare altre paludi o radere al suolo altre foreste per piantare dell'altro cabernet? O finalmente alzare lo sguardo verso le dolci alture dell’arrière pays?

Quattro vitigni per fare un vino che gli viene sempre e  comunque claret deve essere complicato più da pensare che da fare. Se volessero passare al monovitigno non verrebbero sicuramente da me, che volendo, ci mettiamo anche uva bianca per fare un vino rosso.

Ma meglio non dirglielo, se no si potrebbero convincere a piantare anche Roussanne e Marsanne con Sauvignon e Semillon, e farne la loro fortuna come nella terra dei Papi. Quella qui sotto, non l’altra da dove salirono gli Etruschi per abbeverare con il loro cru italiani i Burgundy.

Cosa vorrà mai un mercante bordolese da un eremita in pensione? Con un vigneto che sarà due volte e mezzo Clos Vougeot, ma un centesimo di un loro Chateau. Mi mancherebbero i sostantivi ma pure gli aggettivi loro non saprei come intenderli.

In un migliaio di anni non mi è accaduto di incontrare un vino che si presentasse in maniera squillante, caso mai le trombe me le suonò qualcun altro. Di perentorio mi capitò solo qualche sasso lanciato da una catapulta. Di nitido, qualche profilo sulle alture del Rodano nelle belle giornate autunnali. Scattante? solo il mio ronzino, se non aveva abusato di una cavalla ben proporzionata la sera prima. Ben profilato, si come la freccia che mi ha ammaccato l’armatura all'ultima Crociata. Focalizzato. Focalizzato fu quel borgo fortificato che diedi alla fiamme nel paese de Catari. La spina dorsale robusta; fu del mio fedele scudiero, finché gli resse. Tessuto tannico: la mia tunica all’ora di cena, dopo essermi versato addosso un boccale di Hermitage rouge. Sinuoso, si sempre lui, il Rodano. Crudo? Si, il manzo servito qui sotto al bar del porto di Tain, da quegli osti incapaci. Finemente ricamato sarà possibile solo per il corsetto di quella cortigiana d’alto Bordo’.

cds 12 minuti

3 commenti:

  1. Se parti per gioco
    chiedendo un aggettivo
    risponde con garbo
    con un bel descrittivo
    ma se sproni il ronzìno
    e sfidi il cavaliere
    in 12 minuti
    ti mette a tacere
    M 50&50

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  2. ok,oh, però adesso caro il mio Cavaliere dei miei stivali, ce li vuoi elencare i migliori Hermitage e Condrieu? :-)
    GM

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  3. Ché tu non abbia una Bibbia vinicola sul comò? Caro il mio GM, con quelle iniziali così Gault e anche Millau, sappi che i sette nomi per gli uni o per gli altri sono ottimi quanto costosi, e sono "modulabili" intorno a:

    Vernay, Gerin, Cuilleron, Gaillard, Guigal, Tardieu-Laurent,Bonnefond: per Condrieu, e per denari 30/50

    J.L.Chave, Chapoutier, Jaboulet, Sorrel, Guigal,Colombier, Cave de Tain: per Hermitage, e per denari molti, per i migliori, sopra i 100.

    cds

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