martedì 8 gennaio 2013

In punta di carciofo




 del Guardiano del Faro 

Sospetto dei carciofi senza spine, secondo me hanno qualche cosa da nascondere. Quando li apro in due con le dita mi stupisco che non si ribellino, che non si offendano, che non si difendano. Così cedevoli, ma perché? Manco a tagliarli con il coltello sanguinano.

Stamattina ho fatto colazione al bar con una birra scozzese e un pecorino sardo. Non va bene, ci sarebbe voluto uno Stilton con la Scozzese, o una Corsa con il Sardo. Non basta, trovo uno che mi da un consiglio. Attenzione a dare consigli! Io mi limito sempre ad un indicazione, poi fate voi.

I carciofi con le spine combattono fino alla morte, e così facendo mi danno più soddisfazione. Magari non ne esco proprio incolume, e per qualche giorno - a volte qualche mese - il loro ricordo rimarrà aperto o interno nelle carni, nelle dita, doloranti come le punture e le ferite provocate dalle loro spine o dalle armi che ho usato per averne la meglio; però la soddisfazione, il gusto, il colore, il sapore, il dolore della vittoria per 7-5 al quinto è una cosa che va oltre il piacere commestibile giornaliero. Dell'amaro, dell'acido, della maturità.

Quello senza spine, poi, quando ci vai dentro, lo guardi, lo annusi, lo assaggi; ma che ti dice?  Ha dentro tanta fuffa bianca e poca grinta verde. Quali informazioni affidabili ti possa dare un carciofo senza spine per me rimane indeterminato.

Do ascolto a lui e alla mia mente, esco dal corpo e parto verso questo ristorante raccomandatomi al bar, che non ha stelle ma ne potrebbe valere già due secondo il carciofo. Mi incanto di fronte alla villetta che promette bene; il parcheggio ghiaiato è pratico e anche piuttosto affollato. Lo metto li il cabrio, il Benz blu scarso lo metto li, speriamo che non dia fastidio. Un azzurro scarso anche in cielo, poco nitido. Dentro sono tutti e quattro in smoking gli uomini di sala, tutti in nero con camicia bianca, papillon.

La gentilezza e i sorrisi si sprecano: ci accomodiamo nella bella sala interrotta da troemp d’oeil, sala convinta ma poco convincente, onirica su colori tenui e riposanti: rosa e beige su tutti. La carta è corta, buon segno. Scegliamo e aspettiamo, ma solo due piatti, poi si vedrà.

L’insalata di quaglia e melograno è stagionale quanto minimalista, ma proprio minima, per non dire dei ravioli di carne: tre, numero perfetto, ma non se hai un pochino di fame, giusto un poco, quello che serve per lasciare il corpo e pensare allo stomaco. Ci guardiamo perplessi io e Miss Puntini. Sempre anonimi, rimaniamo anonimi stavolta, però sarà il caso di ordinare qualche altra cosa per capire.  Ma c’è qualche cosa che non va nel parcheggio, il Benz da fastidio, come temevo.

Esco io a spostarlo? No? Fate voi? Vi do le chiavi, intanto ordino ancora qualche cosa, facciamoci due piatti, viste le Porzioni, neppure Cremona. Coniglio e capretto, ma mi raccomando, fatele piccole. Fuori il Cabrio non si muove, o anche si, nel senso che lo stanno aprendo e chiudendo quei due. Il tetto: aperto e chiuso, chiuso e aperto. Ragazzi, penso, occhio, la vecchietta ha i suoi anni, non si può trattarla così, potrebbe risentirne alle articolazioni.

Ma quei due scemi continuano a giocare con il tetto apribile elettrico. Allora vado a vedere che caspita fanno. Due veri scemi che aprono e chiudono il cielo. Smettono di ridere, mi ridanno le chiavi, sposto la macchina. Quando torno Miss Puntini non c’è, anzi è qui dietro la porta a vetri che da sulla terrazza. Sta combattendo con un gatto bianco che l’ha attaccata con le unghie al completo blu. Lo stacca dalle gambe, lo sbatte fuori e ritorna con un sospiro verso la tavola.

Guardo anch’io la tavola. Ma la tavola è già stata ripulita e riapparecchiata per la sera. Che cosa? Ma non avevamo ordinato ancora due piatti? Ci dispiace, ci dicono gli altri due in smoking nero, l’orario di servizio per il pranzo è terminato, tutto quello che possiamo fare per lei e portarle il conto.

Pago e vado, accendo il vecchio stereo, non ci sono app, c'è Baglioni, un azzurro scarso e un orizzonte di cani che ci abbaiano.


Lo zampone all’ora di cena mentre faccio zapping tra Master Chef e il Gambero Rosso Channel;  per fortuna, qui sul comodo divano di Cassina si sogna male ma si dorme a lungo: è già tornata l’ora di far colazione con una birra scozzese ed un pecorino sardo da incubo sotto un cielo da sogno.



7 commenti:

  1. Gardien, ma che tristezza ! Quasi quasi ti inviterei nella mia modesta magione: hare & Chasse-Spleen....Il Sindaco

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  2. ... già esco dall'incubo tumefatto dal sonno inquieto sul divano, e poi, mi offri Bordeaux Parkerizzato? E no dai, così ci ripiombo :-)

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    1. ah ah ah !!! Una bella sferzata cosi' ti riprendi !!! Naturalmente ti farei sceglieri il vino (si punterebbe piu' sul Rodano) Il Sindaco

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  3. Mentre ripenso alla rossa dagli occhi verdi che lascia il segno e non ho ancora metabolizzato completamente Ton sur Ton (forse servirebbero 12 minuti di extra time) arrivi apparentemente in punta di piedi (pardon di carciofo) e metti un’altra tacca, di quelle profonde, sul 2013 che peraltro era partito con un uno-due e direi 3 gennaio al mento…nemmeno una verdura per Miss Puntini ton sur ton con la cabrio… Marco

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  4. Bha! Tra l'incubo e Baglioni non saprei...forse l'incubo di Master Chef

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  5. “l’orario di servizio per il pranzo è terminato” : eccoli i sensi di colpa per tutte le volte che dopo pranzo ordini un gin tonic e mentre lo sorseggi arrivano i primi clienti per la cena…M

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