giovedì 20 dicembre 2012

Il correttore di bozze

La Corsica dal faro: 19/12/2012 ore 07. 55

- gdf 2013 -


Quando fa così mi invita a partire. Mollare tutto. Salpare e partire. Invece ieri, e anche oggi, prima di andare al pranzo in onore di Big Franck, mi è toccato e mi toccherà di fare il correttore di bozze. E che bozzona, ecchecappero! 120 mila battute più una copertina da ripensare, quasi interamente, e non sto parlando dello spessore, che non sarà certo questo, ma c'è qualche cosa nelle proporzioni che non mi quadra. Lo spessore sarebbe meglio averlo dentro, ma anche fuori: come si dice, una copertina robusta e una rilegatura tenace, questo prima di tutto.

Ok, però riuscendo anche a lasciarci dentro pochi refusi non sarebbe male. Si, non ci sono più i correttori di bozza di una volta. Altre banalità? No, è vero, i correttori di bozze costano parecchio e poi non ti garantiscono l'assoluta precisione. E poi? e quelli che interpretano? Manco fossero traduttori invece di correttori. No, hai visto l'altra volta? Proprio sotto Natale, bastarda la storia che si ripete. Alla fine a chi toccò l'ultima? A me ed a Andrea, sotto e sopra Natale, con l'angoscia di sbagliare ancora dopo il lavoro degli altri, con il peso di una dedica improvvisa a Franco, con la responsabilità di non fallire dopo un anno di lavoro.

Ma si, questa volta la voglio prendere più easy, io ci provo, lo so che sarebbe meglio lo facesse un altro, un'altra, ma non voglio dare la colpa a nessuno, così se alla fine, quando la seconda bozza, non questa, la seconda, dicevo, quando la seconda sarà pronta, uguale alla finale, quando mi toccherà di mettere una firma e liberare lo stampatore dalla sue responsabilità... fatto quello, se ci sarà ancora qualche cosa che non va potrò solo dire: questa l'ho fatta io.  Beh! E che sarà mai.. mica la fine del mondo.



- gdf -

 l' Alba dal Faro: 20-12-2012 ore 07.45



2 commenti:

  1. Spuntò mattiniera l'Aurora che ha dita di rose...

    paolo

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    1. ….guardando ammirati l’isola, ci aggiravamo per essa. Quando dunque alla terra giungemmo che poco distava lì scorgemmo, sul lembo estremo, prossima al mare, un’alta spelonca. Un essere mostruoso, il Guardiano del Faro lì abitava, che allora stava da solo, con gli altri non s’univa e, isolato, malvagi pensieri nutriva. “Guardiano , hei Guardiano! Forse gradiresti un po’ di buon vino color rubino dopo un simile pasto, sappi che il vino rosso ben si abbina ai grandi bocconi amari" e tramite un cesto legato ad una corda ne mandammo su un sorso. Egli prese la ciotola e bevve fino in fondo: e gustò visibilmente la dolce bevanda, e me ne chiedeva ancora, una seconda volta: "Dammene ancora, da bravo e dimmi di nuovo il suo nome subito". "Guardiano , mi chiedi di nuovo il nome famoso, ed io te lo dirò: Chateau Latour 1886"
      "Ok scendo, apro il portone col citofono….."
      Alba

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