Per conoscere la materia
bisogna avvicinarsi ai concetti con curiosità e passione, trovando un buon
motivo per farlo. Poi, magari ci si accosta ad un argomento e si scopre che
invece l'interesse prioritario sta diventando un altro. Insomma, perché un
ragazzo di 25 anni dovrebbe diventare un frequentatore seriale di ristoranti
che mettono in imbarazzo quasi tutti i suoi coetanei? Quelli più interessati
alle gonne corte che alle tovaglie lunghe ? Sta per nascere il crapulone
sequenziale, quello che al ristorante importante preferirà andarci da solo.
Possono due corpi stare nello
stesso posto? Si, lei ne era convinta, alla faccia della legge fisica della
materia. Così come pensava che era azzardato prendere per buone tesi fisico
scientifiche discutibili come il principio dell'impenetrabilità di quegli
stessi corpi. Lei non ne era assolutamente convinta, e ci tenne -infine- a
dimostrarlo. Gli ci volle tutto il giorno per far passare il messaggio, ma io
non ne ero così convinto, e così aspettai il dopo cena per dargli la
possibilità di fare quel che pensava. La dimostrazione andò ben oltre le teorie
opposte e contrarie, finché mi arresi: ok, hai ragione, ma adesso ti porto a
casa. E basta! A mai più! Non si può smontare e fare una pezzi una tesi così
consolidata senza pagarne le conseguenze.
Voilà, ecco consumato l'amuse bouche numero zero di cento altri, riferito a
quel tavolo de Il Sorriso di Soriso. Quello là, salendo le scale fiorite,
aprendo le due spesse porte di legno lucido e cristallo serigrafato, poi
voltando a destra, dirigendomi con la signorina grandi forme laggiù,
nell'angolo basso a sinistra, dove nessun Portiere può arrivarci, ma un
Principe dell'accoglienza si, mettendomi nel contempo anche nella condizione
ambigua di osservare abbastanza da vicino quella al tavolo a fianco, quella
coetanea e concittadina con la quale avrei fatto subito cambio, lasciando la
mia ingombrante compagna al suo -troppo giovane- accompagnatore. Quella sera mi
limitai a spostare quel centrotavola sfavillante: una verticale di cristalli di
Riedel rilevati da candide e alte calle che mi ostruivano la visione integrale
su fatti non miei.
Siamo solo al secondo tavolo,
e senza mai affrontare il rischio del platonico. Poi ci sarebbe -ma non c'è
più- quello con il divanetto a semicerchio; ma di quel divanetto cancellato è
meglio oscurare le righe intessute che lo riguardano, perché qui si è sempre
saliti prima di tutto -non per altro- per mangiare piatti deliziosi, bere vini meravigliosi, in un'atmosfera gestita
da uno dei "magnifici sette" dell'ospitalità italiana lungo quattro decenni.
Il bistrot al piano basso
Un'affabile Maggiordomo, impettito -doppio- solo nell'abbigliamento. In gessato, ma mai ingessato. Il mio primo Maestro di sala. Non
mi poteva capitare di meglio. Con 25 anni non mi poteva capitare di meglio come
chaperon per quella del tavolo uno, del tavolo due, tre ... finché non toccò a
me gestire qualche nobile tavolo stellato. Fu facile entrare dentro ogni tavolo,
bastò aprire il cassetto dei ricordi.
In cucina accadevano cose che
si venivano a sapere solo al momento di svelarle al gueridon o alzando una
lucente cloche. Era quanto silenziosamente produceva e produce Luisa Marelli
Valazza, prima della classe alla scuola di un altro Angelo, Angelo Conti
Rossini. Un Angelo svizzero. E con due Angeli a fianco, si può stare piuttosto
tranquille, anche se come disse -a voce bassa- l'Angelo novarese, Luisa all'inizio
sapeva solo fare il tè, e con le bustine, spostando automaticamente il concetto
di alta cucina sul piano dell'autoironia, quando non era neppure il caso, visto
che la signora silenziosa si guadagnò il diritto di affrancarsi alla giacca da
chef prima una, poi due, poi tre e ancor oggi due stelle Michelin, lungo un
percorso che ha avuto il suo apice più alto dal 1997 al 2012, periodo nel quale
salvaguardò in dispensa le fatidiche tre stelle Michelin.
Ma non sono tornato al
Sorriso per raccontare storie vecchie, bensì per parlare di oggi e di domani.
Il presente e il futuro. E ci sono voluto tornare da solo, se no mi sarei di
nuovo perso qualche dettaglio, confondendo concetti vicini come le tovaglie
lunghe fino a terra e gonne che terminavano ben prima, o infilandomi in
dialoghi che sono sempre stati improntati sull'ultima finale di Champions, o su
vecchie e nuove fiamme, ma era prima dell'induzione. Era quando in Champions si vinceva, quando gli arbitri non tifavano contro i bianco neri. Stavamo meglio quando stavamo peggio. Arridatece Moggi, perfino ... o Craxi, pure.
Grand Siècle svp, lo rivoglio quel secolo
Trent'anni fa il numero zero,
a cui fecero seguito grandi numeri a doppia cifra. Si! era prima dell'induzione, prima del Roner, prima del web, dove per altro ho scritto pochissimo di questo luogo magico
e irripetibile. Era il tempo in cui penna e calamaio occupavano lo spazio
necessario sulla mia scrivania per vergare piccole schede dedicate al Bibendum
e non le odierne schede digitali con il marchio della bandierina tricolore in maglietta arancione, ma alla lunga, molte cose si possono fondere.
Oggi, dopo epoche
Crema di fagioli, sogliola e caviale di salmone
La possente carta dei vini, dove cogliere perle rare, finalmente a prezzi da rincorsa
Qui il vino si stappa e si serve così, da sempre.
Borgognone Chardonnay Anselmet 2009, degno di un grasso Chassagne d'autrefois
Lingua di vitello, gamberi arrosto, aiolì, puntarelle ...
Per più in là è stato previsto qualche cosa che qui si serve così
Gevrey Chambertin Lavaux St. Jacques 2010 Pacalet
Quando arriverà metterà in discussione tutto quanto si dice di Pacalet, così come si dice dei Valazza
Capesante italiane ... passata di piselli, fave, riso nero e caviale malossol
Il finto raviolo di trota rosa di lago farcita di crescione di fonte ...
Il miglior Boca mai bevuto, che se la gioca con Pacalet come fossimo in un wine bar tra Chambolle e Gevrey alle prese con un vino pirata
Si susseguono cloche in ceramica ed altre metalliche.
Evito di scattare sulle metalliche per evitare il riflesso deformato del mio volto sorridente
Non do più i numeri ma qui saremmo tutti maggiorenni.
Sembra poco. E' tanto, francobollato, preciso.
Pansottini di papavero farciti di faraona, il fondo molto ristretto e mele ... o pere?
Dettagli se sei un uomo
Riso, zucca, gorgonzola dolce e cioccolato alla cipolla di Cureggio
Top ten all time
Sono di parte, si sarà notato, particolarmente quando si parla di spugnole, qui presenti a corredare un piatto ritristellabile come il sandwich di rombo e foie gras, asparagi, spugnole in fondo di vitello e crostacei . Il Sorriso nell'immaginario italiano. Il Mitteleuropeo. In realtà molto più mediterraneo di tanti altri ristoranti italiani confusion.
Le spugnole sono fresche.
Avendo un dubbio il Maestro lo annulla, come un tovagliolo caduto a terra, subito sostituito
Non mangiate capretto a Pasqua.
L'agnello è comunque ottimo, con aglio di Vessalico, timo e tappetino di peperone arrostito
Ananas
Mela mela mela ...
Appassimento Biellese
Piccola e classica, sempre piaciuta
Due numeri uno. Chi scrive
abitualmente lo sa bene. L'ultimo libro, l'ultimo articolo, l'ultimo colpo di
tastiera. Quello è e sarà il migliore. Si può far meglio? si, ogni giorno. Il trattino word lampeggia mentre lo penso. Chi pensa di saper far meglio -da almeno 40 anni- si accomodi, prego, via, andare, io resto, anzi, riparto ma dimentico volontariamente un altro impermeabile, perché sotto questo cielo la pioggia non ha mai dato fastidio.
Questo curioso video anticipa l’epilogo biografico storico:
“Domenica 21 marzo 1993 muore a Porto Valtraglia, sulla sponda lombarda del Verbano, Angelo Conti-Rossini, forse il più celebre cuoco che il Ticino abbia mai avuto. Cavaliere al merito della Repubblica francese, “Chiave d'oro” Gault Millau, “Due stelle” Michelin... e un cuore anarchico. Nato il 31 luglio 1923, il padre panettiere e oste, la madre cuoca, segue il tirocinio del mestiere a Zurigo. Successivamente rileva dai suoi il ristorante Giardino a Brissago , trasformandolo in vero e proprio tempio delle arti culinarie gestito in proprio fino a pochi anni dalla morte, quando decide di tornare alla semplicità di un tempo cambiando il menù e il nome del locale che diventa l'Osteria Agorà. “
Voilà, quindi, con tutte le dovute proporzioni, Angelo Conti Rossini può essere considerato il Girardet ticinese. Come dice l’accenno biografico, due stelle a Brissago ed Ascona, anche se non esisteva la Michelin Svizzera in quegli anni ed era quindi la Michelin Italiana che varcava la frontiera per onorare lui e qualche altro personaggio che caratterizzò lo spicchio più italiano della Svizzera gastronomica. Fu anche un grande maestro Angelo Conti Rossini, e trasformò la sua casa-ristorante in Brissago anche in scuola di cucina. Lui non raggiunse mai la terza stella ma era evidentemente molto bravo ad insegnare, una delle suepiù diligenti allieve arrivò infatti al massimo riconoscimento , però nel 1997, e quindi Angelo non seppe mai del successo di Luisa Valazza . Ironico e professionale, lo conobbi negli ultimi anni del Giardino ( quello di Ascona ) , dove intratteneva il pubblico in sala insieme alla precisissima sorella che pleonasticamente spiegava ogni ingrediente presente nel piatto :… allora, in questa terrina la parte esterna, quella verde, è bietola. La parte più rosa è salmone mentre l’interno nero lucido è caviale…” e lui subentrava nella noiosissima descrizione aggiungendo…” e non ci crederà ma quei piccoli cubetti rossi rappresentano un pomodoro…” poi allontanandosi ridacchiando alle spalle della sorella che però non si sorprendeva più dell’anarchia mentale del grande cuoco. Altre due stelle da quelle parti arrivarono (prima di tornare quest’anno proprio al Giardino di Ascona) solo a Locarno , al Centenario di Perriard, delizioso locale lungo lago, ma dall’altra parte, non proprio pieds dans l’eau, defilato ed elegantemente collocato in un edificio bianco seminascosto dal viale alberato di Muralto.
Il dolce clima del Canton Ticino ha affascinato e attratto da sempre i turisti del Nord Europa, in particolare la ricca clientela tedesca, che ha sempre privilegiato le rive del Lago Maggiore, più ancora delle sponde di quello di Lugano. Già discendendo dal Gottardo o dal San Bernardino ci si trova a sud delle Alpi e la ristorazione di qualità ci teneva a far notare che anche il tavola il clima era già cambiato, come dire, potete anche fermarvi qui invece di scendere in Italia.
A metà degli anni ’80 in locali di buonissima qualità come il Santabbondio di Sorengo , (comune forse più noto per aver dato i natali a Michelle Huntziker ) si usava dar il benvenuto a tavola con un tris di pomodorini, ampolla d’olio e rametto di timo. Il tutto sostituì gradatamente il bel trancio di burro che timidamente lasciò il posto al biglietto da visita che sapeva di Mediterraneo a partire dalla periferia di Lugano. Altri segnali latini arrivavano dal Motto del Gallo di Taverne, dove De la Iglesia from Spain meridionalizzava una cucina borghese con forti connotazioni iberiche all’interno di quelle vecchie mura affascinanti, tra nicchie e anfratti, tendoni e ricca apparecchiatura fatta di argenti massicci e ceramiche d’autore. Bellissima anche la cantina, dove i validissimi Merlot ticinesi se la giocavano con i cru bordolesi, anche se la grande specializzazione della casa era l’eccezionale scelta di Borgogna . Ancora latinissima la tavola del centro di Lugano, perché Roberto Galizzi arrivava dal sud della penisola per dare un senso largamente mediterraneo alla cucina del Ristorante il Portone. Tutti locali inseriti a loro tempo nel catalogo de Le Soste , a risaltarne i contenuti italici anche all’estero. Italiano anche lo scomparso Rocco Montereale, grandissimo collezionista di vini bordolesi e toscani nel suo Conca Bella di Vacallo. Rocco ogni anno sguinzagliava i suoi ragazzi di cucina nel fuori orario a rastrellare ogni bottiglia di Solaia, Sassicaia e Masseto nelle enoteche della province di Como e Varese, realizzando così collezioni verticali e piramidali mai viste neanche in Italia. Quest’anno è anche tornata a brillare la stella in quel di Vacallo, grazie alla signora che ha deciso di non mollare dopo la perdita in famiglia, anche se ora la cantina non è più travolgente come negli anni 80-90 ma a qualche cosa bisognava rinunciare per tirare avanti. Un altro personaggio contraddittorio di questo panorama era Pierre de Lusi, stellato in almeno un paio di località, una alla periferia di Locarno e l’altra sulle alture di Chiasso.
Oggi il panorama è un po’ meno brillante rispetto agli anni d’oro, ma sono comunque ancora sei i locali stellati nel piccolo Ticino, di cui solo due hanno tenuto la continuità da quella storica edizione Michelin Svizzera 1994, il Giardino di Ascona ( ma con diversi cambi di chef ) e il Santabbondio di Sorengo, dove invece Martin Dalsass ha mantenuto una solida continuità di qualità in tutti questi anni, ritagliandosi questo intelligente ruolo di Porta d’Italia a sud delle Alpi .