mercoledì 23 agosto 2017

Il senegalese bianco


- gdf -

Mi tocca la spalla con un dito molto più grande del mio e di colore molto più scuro del mio.
Mi sorride con denti sani e bianchissimi.

"Ehi amico, questa è stazione Ventimiglia, il treno finisce qui, non ti faranno passare in Francia con questo, anche se fai finta di dormire"

L'ennesima disavventura gdf-trenitalia non fa più notizia, ma un blog resta comunque una cosa personale, anche se questo è sempre condiviso e condivisibile.

Per la mia memoria storica me lo tengo all'occhio e al dito un vero senegalese; il senegalese che mi ha salvato da un tentativo di espatrio extra anche se comunitario. Me lo tengo qui, dalle parti, dalle parti dell'armadillo, prima di una pizza comfort food al bar della stazione al confine dell'Impero.

Mi aveva notato (mi teneva d'occhio come un concorrente) e aveva capito che ero stanco della mia giornata non in una spiaggia della Riviera, a vendere chissà cosa, tra un Thello e Qhuello e, aveva adocchiato la mia borsa con l'elefante bianco, la mia 48 ore da Riviera.

Simile alla sua, più piccola ma molto simile alla sua, piena come la pancia dell'elefante. Borsa più utilmente piena la sua, anche se di povertà. Pancia più inutilmente piena di ricchezza la mia. 

Se dormi tre ore per notte può succedere, così come se la colazione è a base di Ricard e Sardenaira. il primo occhio si chiude ad Alassio, il secondo ad Andora. Da lì in poi è tutto dritto e quasi ad alta velocità. Facile fare un dritto invece di prendere una fermata intermedia. Arrivare lungo, ma con un senegalese non puoi competere.

Non era l'Eurocity Milano-Marsiglia, se no ce la potevo fare a fottere i controlli di frontiera, tirando dritto dormendo, con la mia borsa valigia con l'elefante africano, da senegalese bianco clandestino. E perfino senza biglietto obliterato.

Manu, Chao.



C'è Piero ... arruba arruba, l'uomo bianco se ne è andato via

gdf

Nessun commento:

Posta un commento