domenica 7 agosto 2016

La ragazza del treno



Marco 50&50

L’Editore, in modo garbato ma risoluto, mi chiede di non uscire dal seminato, in realtà, proprio lui che non dovrebbe, si esprime in questo modo, due punti, aperte virgolette, non uscire dai binari, lascia deragliare gli asini.
Adesso io non so se prendere le sue parole come un complimento o piuttosto come un avvertimento, certo è che le sue disavventure su rotaie sono un tratto nascosto ma distintivo del nostro critico enogastronomico, flaneur & edonista che danza in punta di penna ma diventa goffo appena intravede una rotaia.
Quando (raramente ma lo fa e persevera) decide di prendere un treno, invece di guadagnare tempo lo perde insieme al denaro, l’intera rete ferroviaria lo viene subito a sapere e sembra si accanisca contro di lui, solitamente ne nasce un racconto se possibile ancora più surreale degli altri, intriso di risate a denti stretti, le sue, mentre chi legge gode, personalmente l’ho soprannominato il comico serio.

Pensavo a questo, ingannando un ritardo annunciato da un altoparlante gracchiante, mentre, qualche settimana fa, fermo sulla pensilina, aspettavo un convoglio controvoglia, in una delle rare volte nelle quali mi sono deciso a prendere un treno, o a tentare di farlo, certo anch’io con le debite proporzioni qualche disavventura ferroviaria l’ho avuta, a partire dalla volta nella quale, commettendo un doppio errore viaggiando in coppia e in treno, ci hanno circondato e tentato di derubarci, o quando, stanco di fare l’autostoppista ignorato mi sono addormentato su una carrozza poi staccata e finita su un binario morto.

Anni fa, presi, prima e ultima volta, due cuccette con destinazione Milazzo, le Eolie, nel mirino, sapendo che il treno era sprovvisto di carrozza ristorante, le dissi che mi sarei occupato io della mozzarella in carrozza e, in effetti, a casa, prima della partenza preparai diversi tramezzini con salumi, formaggi, salsine, verdure e anche un’insalata di pasta, ma li dimenticai, andammo in cuccetta senza cena sapendo che prendere sonno sarebbe stato difficile, fortunatamente il movimento vibrato e “stantuffato” del treno favorì altri movimenti che precedettero quelli acquatici a Panarea, nella baia di Cala Junco.

Fermo sulla pensilina, qualche settimana fa, dicevo, la vidi arrivare.
La ragazza del treno era talmente volgare e provocante che, se ci penso, oggi, a distanza di sicurezza e di tempo, mi sento ancora rimescolare, oltre all’indubbia avvenenza dei lati a e b, nonostante l’eccesso di maculato su tacchi appena accennati che la facevano passare inosservata, nonostante fosse rotondamente scollata ed abbigliata in modo improponibile, nonostante fosse quasi sicuramente in cerca di compagnia, non necessariamente la mia, credo di poterla definire affascinante, ancora ora, a mente fredda e a corpo raffreddato, affascinante è la parola giusta.

Sembra una barzelletta, ma io non sono un comico serio, comunque quando fermò il suo incedere spedito e super osservato da tutti e lo fece proprio di fronte a me, per un attimo lungo anche qualcosa in più, mi sentii barcollare e vulnerabile, anche in considerazione del fatto che, guardandomi, mi chiese indicazioni per Lecco…

La ragazza del treno, immortalata nella retina e sulla pensilina, dicendo Lecco e mal celando un’interrogativa, sapeva che avrebbe potuto ottenere molto più di un’indicazione ferroviaria, anche perché, oltre, o a dispetto di quanto sopra, possedeva una carta vincente, la ragazza del treno aveva un volto da diva e il suo viso, bellissimo, ricordava Marylin.



M 50&50

4 commenti:

  1. Risposte
    1. ;-)
      l'ho scritto sperando che al comico serio venga la voglia di
      una carrozza ristorante...o di un racconto su rotaie dei suoi.

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  2. Abbiamo tutti o quasi un ricordo legato ad un viaggio sul treno. Appena diciottenne volli ritornare al paesello natìo schiavo di un'improvvisa nostalgia canaglia, prendendo il diretto da Milano verso il profondo sud. Nel mio stesso scompartimento c'era una bella brunetta diretta a Lecce, che tampinai lungo tutto il tragitto, finché nei pressi di Foggia la convinsi ad un bacio per approfondire la conoscenza. Ahimè, appena arrivammo ad unire le nostre bocche, dalla sua uscì un fiato poco attraente, dovuto ad una carie non curata per sua stessa ammissione. Simulai una improvvisa tosse convulsa per sottrarmi al suo bacio olezzante. La sua avvenenza non bastò a superare il mio innato senso schizzinoso. Scesi alla stazione di Bari col numero di telefono di casa sua generosamente donato. Non l'ho mai chiamata.

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