mercoledì 11 dicembre 2013

Racconti d'inverno

Marco 50 & 50

Si parlava di lepri chiedendoci chi avrebbe cucinato la prossima. Qualcuno si alzò per ravvivare il fuoco, togliendo le castagne,  come parlando a se stesso disse che l’avrebbe deciso la lepre. In città avevano riacceso il riscaldamento,  l’estate e i suoi racconti sembravano  su una riva lontana, le foglie in caduta libera offrivano la visione di spettacolari  quadrupli mortali con avvitamento, l’entrata al suolo faceva meno rumore delle nostre suole, ricordandoci che la natura è difficile da battere.

Al mare mettiamo bandiere e boe, entriamo quando è piatto se il piatto è stato digerito e  come i bambini facciamo il bagnetto sotto l’occhio dei bagnini,  o una nuotata fino alla boa guardati a vista dagli addetti al salvataggio. In montagna, stiamo ancora più attenti, al tempo, all’attrezzatura, ogni gesto è protezione contro le forze esterne, sperando non decidano di sfidarci.

Nel regno dell’armadillo bevitore sono caduti già i primi fiocchi, tra un po’saremo a quindici meno, immagazziniamo calore  con due  funghi, una crema di zucca e le ultime castagne rimaste un po’ fuori fuoco sul fuoco, sotto zero e sopra i mille (euro a notte) meglio avere compagnia.

Le foglie,  lasciano il biondo cenere e il mogano aggressivo ai parrucchieri parrucconi milanesi e ci regalano tinte stupende che   vengono via al primo lavaggio nevoso,  qui l’autunno inizia prima e finisce all’improvviso, il bianco nasconde e ricopre i colori pastello, il castello, il ruscello.

Marotta diceva che a Milano non fa freddo, ma da Napoli, forse i milanesi si fidano di più di Scerbanenco e scelgono il freddo più secco della montagna preferendolo all’umido aggressore metropolitano, che non è un maniaco sbavatore tutto rosso vestito di verde sulla linea gialla, cambiando i colori della metropolitana l’intenzione del maniaco non cambia.

Da sempre mezzo maniaco e mezzo milanese, quando porto a smacchiare in tintoria il mio impermeabile senza bottoni, mi concedo, in queste occasioni di "vacatio impermeabilis", qualche giorno in montagna, sul bianco silenzioso risaltano più  nitidi i ricordi.



Si hai visto un capriolo, la capretta e la pecorina (sul prato, in sogno e nello specchio), hai sentito il fischio della marmotta, del vento e della bufera, hai incontrato uno stambecco, sei stato in quota sul Rosa con la quota rosa.

Hai dormito nello chalet delle bresciane e,  con una per volta, nel loro letto, hai provato col fondo non avendo fondo, hai scavato fino in fondo un tunnel nella neve per raggiungere la baita, ti sei perso nella nebbia, ti è saltato un gatto sul letto che scotta, mentre la gatta dagli occhi chiari dormiva dopo le fusa.

Hai ballato a Cervinia, fatto l'ospite a Morgex, puntato sulla ragazza sbagliata a Saint Vincent, hai buttato giù come al bowling birilli umani increduli alla vista di uno sciatore milanese senza controllo.

Nelle Foreste Casentinesi hai cercato le tracce di un Santo in un vin Santo che fa miracoli e le tracce dell’orso al Lago Rosso, hai portato gli sci nella Foresta Umbra, sbagliando strada e sport.

Hai raggiunto in 600 una baita del 600 e cucinato per "uno chinotto" la ragazza dal sorriso contagioso che ti ha perdonato tutto ma non è riuscita a contagiarti del tutto.

Sei stato più volte in Sud Tirolo vestendoti sempre un po' troppo leggero, ingannato e punto dal Cardinale Sud. Nevicava e si erano ghiacciati i tubi, avevi una fidanzata che aveva freddo e hai preparato un brodo con una pentola di neve, scartata, per il timore del nano ghiacciato, l’altra soluzione per scaldarla.

“Quindi non sei mai stato davvero in montagna, hai fatto il milanese in montagna”
“Ah, il gioco si fa duro, allora il ricordo gioca il jolly”


La casa in montagna era la nostra base, per un’altezza che arrivava a 1800, venerdì si partiva, eravamo quattro amici, al bar sotto casa il caffè sembrava scontato, preferendo il prezzo pieno lo prendevamo lungo la strada, alternavamo macchine e stato civile, chi era fidanzato usufruiva della matrimoniale.

C’era un’altra cameretta con un castello (letto), una sala con divano (letto) e un disimpegno con un paio di posti (letto), cucinare mi evitava altre incombenze, nessun  pensiero, oltre a quello fisso (letto).

Ho visto Peppe prendere la pasta con le mani dall’acqua bollente per saggiarne la cottura, leccare mia cugina e il purè dal bordo di una pentola rotante, fare, con la lametta, la barba al lato B di un influenzato bisognoso di  puntura.

Hanno cenato tutte da noi, a volte rimanevano. Modifico i nomi, chi vuol capire capirà, c’erano le sorelle Tasso, le Censo, le amiche dei poliziotti che dormivano da noi senza manette, la Sabella, che prima dei rally e del golf faceva gare di pesca “dovevi sentire come tirava sembrava avessi sotto un bolide di pesce” era sua, pur non avendo l’ansia, pessima prestazione la mia, diamo la colpa alla temperatura.

La Tony è un ricordo che ha toccato anche Milano, chissà dove sarà la mia tee shirt dei Baltimore Orioles, con Laura la psichedelica storia breve, lei provò a cercarmi e chiese a Peppe
“ma Marco… ?”
“Non lo sai…ha aperto un negozio di borse a Riccione”
gli vengono così, con la livornese a Porto Cervo fece peggio.
La sera in discoteca, eravamo convincenti, ne abbiamo convinte un congruo numero.

Anche Paletts, si è lasciato convincere a passare per un condominio attiguo quando una sera col freddo, voleva tornare prima “taglia per i Larici, ci metti un attimo e arrivi subito” e’ tornato inzuppato, tremante, la neve nelle orecchie, l’altro giorno l’ho rivisto, come tutti tornerebbe indietro anche per i Larici dove non esiste la via per l’Edelweiss che lui ha aperto; Angela per rispetto verso il fidanzato mi ha aperto solo mezza porta, ho fatto due conti per rivederla, ma la sera dopo un’altra sembrava aderisse bene, i piumini combaciavano, pensando di toglierceli mi ha invitato a dormire da lei, nudo nel letto dopo la doccia contavo nella tigre sotto la neve, lei torna dal bagno, io estraggo gli occhi dal piumone e vedo nell’ordine : babbucce, calzettoni, pantaloni della tuta, felpa e papalina, forse anche una crema da notte sul viso, senza una parola, mi rivesto e torno a casa, nevicava quella notte  di un inverno che mi regalò, l’amicizia di Drom e l’amore puro per Matilde.

Con Lele, ci sarebbe spazio di manovra per racconti senza fine, ma dovrei chiedere, intanto due colpi di coda, è mattina, siamo ancora a letto, suonano, entrano due tipe con scarponi e stagionale al collo, una aspetta, l’altra in seguito detta “stagionale” va a svegliare Lele, quando li chiamiamo lei, nuda, aveva lo stagionale al collo che rimbalzava…

Gli altri stanno sciando, io con gli sci in piedi al sole, parlo con una ragazza “nuova”, è bellissima, il suo nome è “Manuela  pensami”. La sera a tavola “la racconto”, ancora adesso non riesco a descrivere quanto fosse bella, Lele come al solito è in ritardo, a lui lo dirò dopo. Suonano alla porta, entrano due maglioni intrecciati, in uno c’è Lele, dall’altro spunta il viso stupendo di Manuela pensami.

Se il post in tuta da sci non dovesse essere stato gradito, la colpa sarà da attribuire a Scerbanenco, in subordine al Guardiano che vive tra le nuvole con la testa nel faro e viceversa.


Marco 50&50

9 commenti:

  1. Nota di merito per il misurato stile della vaschetta da bagno :-)
    BB

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    1. Credo di aver calcolato male il prezzo della cena e della camera, così ho venduto cara la schiuma…
      M 50&50

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    2. Stile libero in vasca corta, una maniera come un'altra per perdere l'anonimato web

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    3. La rana la tengo per Alba ma lei non sa il perché...
      M 50&50

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    4. Continuano ad arrivarmi messaggi subliminali...

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  3. Credo la vasca faccia parte di una suite di un grande albergo... neppure troppo difficile da indovinare, tenuto conto dello "stile" tutt'altro che libero.

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  4. Ho ricevuto due importanti messaggi subliminali da questo post che hanno portato a galla ataviche memorie:
    1) ricordarmi di sbrinare il frigo e pulire la cassetta della verdura
    2) lavare il cane
    per convincerlo userò la foto dell'animatore turistico a 36°
    Alba

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  5. Grazie per avermi scritto che ricordi ancora il mio risotto “giallo funghi e salsiccia”, hai ragione, mi sono dimenticato di Ricky…
    Ciao Riccardino
    M 50&50

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