lunedì 23 dicembre 2013

Piemontese | Prima di tutto Cortese


... se un Piemontese ti offre un bicchiere di vino bianco, sarà un Cortese...

gdf

E allora eccomi qua: divano, lampada, tavolino, bicchiere di Cortese e libro che parla di vino, o meglio, delle persone che fanno il vino. L'approccio mi piace. E' anche nel mio modo. Non l'intervistare, a me basta percepire e raccontare, attraverso il filtro deformato da un calice di vino bianco, meglio se Cortese.

Ci tiene al Piemonte. Lo si capisce già dalle prime pagine. Innanzi a tutto la Langa ed il Monte Rosa.  Io pure la penso così, ci mancherebbe, lì mi abbevero più volentieri e da li discendo, proprio da sotto il Rosa.  Alla fine dell’introduzione, termine già forte nel dialetto di lì,  mi sono posto una prima domanda che sottintende già di suo –nella domanda- un modo di dire piemontese, lingua  piena di  sottintesi, tagliata fine ma coperta da bagnetto verde.

Finendo l’introduzione mi sono chiesto in piedmontese language: monsù, senta nèe, ma lei sta cercando di infarinarmi? Si diceva così, senza falsi pudori ma con un residuo di dubbio, come quando i vecchi piemontesi si vedevano ormai denudati di fronte all’evidenza non ancora dichiarata, quindi non ancora certi di aver ben inteso.

Andrò oltre, ci proverò, anche se i nomi non mi entusiasmano, ma sotto l’albero c'è anche questo, me l’ha regalato The Wine Advocate allegandomi un messaggio personale: Io non l’ho letto.

Di solito lo fa prima, ne ho gli scaffali pieni; ma  perché questo no? Perché fa l’avvocato? Vorrà vedere che effetto mi fa. Mi mette in mano un argomento e aspetta di leggere le mie reazioni, tanto se esagero, poi ci pensa lui a placarmi. Ho anticipato di qualche giorno lo scarto del pacchetto. Poi l'ho rimesso a posto.

Mi sono ripromesso di andare oltre a questa corta premessa ed alla lunga introduzione.  Lunga nello svolgimento ma corta negli approfondimenti.  Senta Lei, ma ce lo vuole dire o no come sono andate veramente le cose? Qualcuno le aveva forse fatto domande birichine ? Se no perché ha sentito il bisogno di venire a  noi con questa sua? Mica per vendere qualche copia in più o qualche migliaia di bottiglie in più al miglior prezzo. No, io non ci credo a questa opzione. Proprio non mi convince l'aspetto commerciale. C'è qualche cosa di più raffinato di sotto, ma non facile da scoprire.

Le mani avanti prima ancora che sulla tastiera, ma non ce ne sono di problemi, ci sono i ghost  writer, che sono più sicuri dei correttori di bozze, ne so qualcosa, lo faccio anch’io. Come quando faccio finta di non capirci di vino preferendo raccontarlo attraverso le persone. Basta far uguale, saltando un pezzo. Nel dubbio, se hai speso specifico, ti si crede competente.

Ammettere di non "intendersi" di vino e farlo è ancora più arma di difesa della mia, che ho calpestato uve nebbiolo da bambino, cominciando ad intendere che non è vero che il vino buono sta nella botte piccola, tanto per cominciare a pensarla diversamente.

Cosa c’entrano due come Beppe Rinaldi e Bartolo Mascarello con Angelo Gaja mi sfugge, salvo la geografia, che ho studiato più della storia, devo ammetterlo. Quale fil rouge possa legare Walter Massa ai Planeta siciliani tambien.

Questa trasversalità sarà casuale? Sono proprio questi? Gli elettrodomestici abbandonati mi fanno tanto modernariato da recuperare in un momento di malinconia vintage per poi riguardare avanti. Sembrerebbero l’origine di tutto in questa introduzione, ma a me sembrano, a me che li vendevo all’ingrosso, troppo vicini per ripartire con un induzione così forte e vicina nel tempo razionale. Mi manca un pezzo.

Queste 500 lire incassate sotto vendemmia, anche più volte, sotto Fontanafredda, investite evidentemente al meglio per passare poi all’acquisto della proprietà; pentito e invidioso di non aver insistito per andare a vendemmiare insieme a Madame Leroy, avrei potuto far uguale. O No?

Sono fermo a pagina 28 e già mi permetto di fare domande e addirittura di trarre conclusioni. Chiudo con l'intento di proseguire, sperando di trovare il senso, sia pure unico, perché in tanta convinzione, coraggio e orgoglio, ci potrebbe sempre scappare qualche debolezza umana.

Una crepa in mezzo a tante certezze potrei anche trovarla, qualche cosa per cui valga la pena di dimostrare coraggio, senza ricorrere alla difesa delle parole. Sono a pagina 28, il viaggio comincia dalla Valle d’Aosta, dove cominciò il mio viaggio da ragazzo verso l’uomo, da soldato semplice, soffrendo Capitani e Comandanti, comunque partigiani di una qualche parte, ma non posso non notare, che tra la premessa ed il seguito, il libro porti i “caratteri” del testo dall’allineamento a sinistra ad una più equilibrata impaginazione “giustificata” tra destra e sinistra, così da non offendere nessun margine e prendere dentro tutti, amici e nemici.

Stasera non mi andrò a prendere una "piomba". Lo farei volentieri e consapevole dei nessi e disconnessi del giorno dopo, ne valesse la pena, come si fa tra noi armadilli quando il controllo scappa; ma la vorrei accompagnata da un suono, da una musica, che per ora non trovo, che non provo, e quindi mi astengo.

Serenamente, pacatamente.
gdf


3 commenti:

  1. Ho in testa la musica composta da un grande bohemienne ,amante dei vestiti di velluto ,del bicchiere,del numero tre...
    http://www.youtube.com/watch?v=0koaxjHP5Q8

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  2. Grazie, ho provato a riaprirlo, a riversarmelo negli occhi, ma proprio non mi scende.
    Una sensazione, come dire, di buonismo mieloso che mi si appiccica alla gola e mi rende difficile la deglutizione.
    Ascolterò la musica ;-)

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