giovedì 12 dicembre 2013

Effimero o tangibile

gdf

Ha volato un sol giorno, come una farfalla, eppure sembrava così bella e così buona da poter durare in eterno; invece il bello dell’effimero sta proprio nella brevità e nella concentrazione di bontà e di bellezza che si conficca nella mente in maniera indelebile, ancor più della visione del tangibile, che non se ne va, che proprio non se ne vuole andare, diventando duraturo, come una scultura.

Non è un brandello di lezione di economia spicciola, perché anche l’effimero può essere costoso quanto un bene tangibile e duraturo; il punto è che sono tornato a bere periodicamente pesante, e al mattino le idee sono quelle che sono in vista delle due settimane più tristi dell’anno, quelle che ricoprono con una glassa bianca cristallizata e nauseante le date del calendario che vanno dal 16 al 31 dicembre.

E’ il periodo souvenir e regali. L’unica nota positiva sta nell’aver ridotto al minimo storico l’esigenza di souvenir e di regalistica natalizia, valore ormai prossimo al tasso di sconto della Banca centrale giapponese. Evanescenza, effetto dissolvenza da visualizzare.

Anche con il riciclaggio ho praticamente smesso, prima che mi scoprissero, avendo esaurito l’oggettistica utile e consona al nobile scopo, e cioè svuotare cassetti e armadi dall’inutile tangibile, cercando di trasformarlo in effimero, o almeno nel futile.

Rimangono, ahimè, altri simboli difficilmente demolibili, testimonianza di un epoca entusiastica, rimasti li in piazza come statue di dittatori caduti in disgrazia. A tirarli giù certi simboli ci vuole un certo impegno mentale, uno stimolo rivoluzionario, quando non addirittura grande forza fisica.

Momenti euforici e subdolo senso del dovere, quello "del dover fare un regalo" o di ritornare a casa dal viaggio con un qualche cosa di fisicamente tangibile e palpabile da mettere li a dimostrare che ci eri stato veramente a Parigi a quella fiera così importante per il lavoro e non te ne eri andato a quel convegno a Bangkok sulle innovazioni utili per comprendere meglio l'anodonzia insieme all'amico dentista.

Dimostrare a te e a chi è rimasto a casa che qualche cosa in cambio della tua libertà provvisoria ti sei ricordato di portare indietro, anche stavolta, come il cane l'osso.

Cravatte, foulard, borsette, profumi… Ecco, i profumi di gran pregio non li rimpiango, perché troppo a lungo non durano, sulla pelle o nei flaconi. Invece altri oggetti non riciclati stanno li a guardarti come le azioni di una corporate americana fallita. Il famoso oggetto edonistico che un giorno potrebbe avere anche un valore sul mercato del collezionismo.

Su questo asset stravincono i pezzi numerati della collezione di scultura cristallina annualmente dedicata agli animali realizzati con perizia pressoché artistica dagli artigiani di Swarovski. Se avessi un ristorante li userei come centro tavola. E invece se ne stanno malinconicamente tutti (parecchi) stipati dentro una vetrinetta ben ancorata al muro. Venisse un terremoto…

Venderli pare ormai mission impossible, perché gli unici clienti possibili potevano essere rappresentati da chi ne avesse maldestramente rotto la sua singola copia di quella particolare edizione natalizia, quindi fortunatamente limitata. Ma anche quelli che sono cascati non sono stati rimpiazzati, come fosse una liberazione di spazio sul disco rigido, finalmente utilizzabile con mega bites diversi, effimeri.

Ma questo me lo ero proprio dimenticato. Affiora tra la foresta di cristallo Swarovski promettendo un lusso diverso, il lusso ipocrita, quello che insieme al valore intrinseco sembrava occultare anche un ruolo ben preciso. Eccolo il set perfetto del barman sommelier fighetto, in ebano e lega d’argento.

Guarda qui dove buttai i soldi quel giorno in Rue Royale invece di buttarmi un’ennesima volta dentro da Lucas Carton da Lasserre o da Ledoyen. Avrei avuto qualche cosa in più da ricordare e da raccontare su quei luoghi eterni che ogni tanto si rifanno il trucco e tornano splendenti e disponibili ad essere vissuti intensamente il tempo della vita di una farfalla.

Invece ecco qui la testimonianza di un periodo di scelleratezza che torna clamorosamente in primo piano, lucida e splendente, in pieno stile parigino, la città dove l’effimero luccica più che altrove, e i momenti da raccontare sarebbero sempre e più interessanti di un cucchiaio da ghiaccio mai usato, una gelida pinza da Champagne, un ridicolo tire bouchon da osteria, un tappo ad espansione per bottiglie di Champagne rimaste a metà (e quando mai? ) oltre ad un assurdo cavatappi da birra, tutti però marcati elegantemente Christofle.



gdf 12 minuti


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