- del Guardiano del Faro -
Come si crea un personaggio? Per creare un personaggio
nuovo bisogna partire da zero. Ovviamente si, certo che si! Penserà qualcuno, e se no come diversamente? Ma non è così semplice creare un personaggio quando questo
esiste già, e le sue derive e i suoi profili naturali emergeranno
saltuariamente in mezzo ai flutti dei discorsi, come piccoli scogli in un mare
agitato.
Quindi azzerare carattere e fisionomia non è così semplice,
neanche sul web, dove con un nick name, un avatar e uno stile di scrittura diversa,
argomentazioni diverse e approccio ai dialoghi diversi si può già ottenere un
buon risultato. Un po’ come fanno gli scrittori di romanzi, che non possono
certo interpellare venti persone diverse, o osservare venti persone diverse ore
ed ore per delineare prima i contorni e poi l’interiorità di ogni personaggio. Un
lavoraccio. Più pratico “clonarsi” in casa in venti persone diverse e volendo,
riversarle sul web, come si fa su molti blog o forum per attirare altri
personaggi “veri” da coinvolgere proficuamente nelle discussioni. Quelle che io
chiamo “sfaccettature di personalità”
E fin qui, fin che si resta in digitale ce la possiamo fare
abbastanza agevolmente. La galleria ne è ormai piena, anzi, il gioco
psicologico da portare avanti ora sarebbe il contrario, e cioè cercare di smascherare i doppioni. La
maniera di scrivere, il senso dell’opposizione o di approvazione ai soliti
argomenti sono già un segnale. Da quel punto, basta una piccola o grande
provocazione, magari costruita ad arte da un altro doppione e il doppio gioco
sarà presto svelato.
Ma farlo fisicamente, rinascere, inventarsi di nuovo a metà
della vita è molto più complicato; per tentare di farlo l’asticella bisogna alzarla
tutti i giorni, e anche di parecchio. Per mettere in atto questo gioco
affascinante bisogna - tanto per cominciare - cambiare città, ma non scegliendo
una grande città, dove il nichilismo consentirebbe di rimanere solo anonimi più
che nuovi e misteriosi. Bisogna calarsi in una città di dimensioni medio
piccole, poco turistica e dove il provincialismo è nel tessuto sociale prima
ancora che nella testa dei suoi abitanti.
Ma chi sarà mai quell’uomo in blu? Doccia, accappatoio,
verifica addominali, taglio di capelli corto e regolare, gel morbido, basetta
corta, barba azzerata, camicia con riga rossa, cravatta blu, completo blu,
cintura blu, scarpa blu, calzino blu, orologio con cinturino blu, col quadrante
blu, occhiali trendy, coupé blu.
Ma nevica, quindi meglio a piedi, con cappotto blu.
Portici, chilometri di portici, a est, a ovest, a nord, a sud; e ritorno,
incrociando centinaia di persone da fissare tranquillamente negli occhi senza
timore. Ma chi è quell’uomo in blu che fino al giorno prima non c’era? Boxer a
righe blu dalla commessa curiosa, poi un Martini, due Martini da un barman
curioso. Poche parole, il gusto del mistero, la nascita del personaggio, un
sorriso accennato invece di una risposta; un altro bar, la richiesta di un vino
strano ed un commento forbito, la curiosità di chi inizia ad avvicinarsi,
uomini e donne.
Ma che farà mai quell’uomo in blu? Il locale notturno
vissuto dallo sgabello del bar, senza dar confidenza a nessuno, anzi no, a lei
si, a lei che è nichilista si, perché anche a lei interessa per motivi suoi
avvicinarsi all’uomo in blu. Comincia ad essere trendy farsi vedere con l’uomo
in blu, ma anche quell’altra accorcia le distanze, ma vuole sapere troppo: l’uomo
in blu sorride e se ne va. La prima invece regge il gioco, alza la posta, ma non
fa questioni, si accontenta di rivedere l’uomo in blu senza cercarlo.
Sembra tutto casuale ma
è tutto voluto, e il gioco si fa tosto. L’uomo in blu e una donna ambigua
quanto riservata: si, è la spalla perfetta. Il barman prova ad aprire il dialogo
approfittando del terzo Negroni dell’uomo in blu, e qualche cosa ottiene,
qualche messaggio se lo lascia sfuggire, emerge uno scoglio del personaggio
precedente. Bisogna cambiare bar, cambiare zona, ma anche da quell’altro i
clienti sono sempre gli stessi ormai, i ristoranti li ha girati tutti, i vicini
di casa stanno prendendogli le misure, fino ad arrivare a qualche verità
precedente, anche la spalla femminile scricchiola , comincia a pretendere
qualche cosa in più.
E allora lui fa un ultimo giro in completo blu, si riguarda
tutto il film che si è inventato a velocità tripla, guarda tutti senza salutare
nessuno, ma dentro di se lo sta facendo, sta tirando le somme del suo
fallimento, la rivincita sul
provincialismo, sfida tentata ma persa. Prende atto, va a dormire, il mattino
dopo si alza molto presto e molto sudato, una doccia non basta, la valigia è già pronta, la stazione è a due passi,
e un momento dopo l’uomo in blu non c’è più!