domenica 23 luglio 2017

Sogliola alla mugnaia? Questa.


Piatto icona, avatar, dolmen di tutti gli amanti di cucina cucinata tirata su dal mare.
Paragonare?  Volevo ma perché farlo anche se lo fanno in tanti - questo piatto - ripresi dalla moda.
Poi si può ancora cambiare idea, ma intanto mi tengo questa.
Enrico Marmo. Balzi Rossi. Ventimiglia.
Era ieri, è oggi.
Sa di fresco e di buono



venerdì 21 luglio 2017

Uno Smeraldo graffia la Lavagna


- del Guardiano del Faro -



Caduto dal cielo sul lungomare. In mezzo al nulla ma dove in realtà c'è tanto, però a noi crapuloni non ci interessa il contorno, caso mai la salsa. Un meteorite verde precipita qui e riga la monotona Lavagna.

Cerco di lasciare nelle tasche dei pantaloncini da spiaggia i ricordi personali di mezza collina che mi hanno portato spesso da queste parti, nella parte sbagliata della Liguria gastronomica, dove l'ultima stella (per trovare un riferimento) risale ad una ventina di anni fa, qui sopra a Leivi, frazione collinare di Chiavari.

Difficile per me uscire a Lavagna e girare dall'altra parte, NON verso monte, Conscenti di Nè. Un grande amico che pure lui, se ne è andato in forma definitiva.

Per evitare disagi mentali ho assunto un autista. A tempo perso fa il cuoco, ma del resto, io ormai non conosco altra specie animale.

Come ci piove giù a due passi dal mare Ivan Maniago? Da chiederselo più volte. Lungomare, lungo Aurelia, lungo ferrovia. La ferrovia, l'Aurelia e la spiaggia priva di forme viventi se non ittiche.

Un immaginifico, forse un sognatore, sicuramente un sommo professionista dal curriculum - di nuovo esagerato -  e che ti mette in imbarazzo tanto è autorevole e, lui consapevole.

Si  è persa una generazione di critici veramente competenti ( i trentenni e i quarantenni vittime di una iscrizione a Tripadvisor sono parecchi ), ma stiamo trovando una generazione di cuochi bravissimi. Manca chi li possa raccontare, ma ci possiamo provare, da comunicatori dal congruo giro vita.

Ne cita quattro di maestri che ti mettono al sicuro. Marchesi, Alajmo, Vivalda, Leveillè e Bottura. C'è anche il Lord Nelson da queste parti, un buon luogo dove ambientarsi e prendere confidenza con il clima e i prodotti di queste parti, dove il carnivoro condivide l'appetito con gli amanti dei pesci e delle verdure. 50 & 50. Non è Ponente, è "rustico" Levante, prossimo alla Toscana, dove anche la caccia ha il suo valore storico e culturale da evidenziare.

Una cucina così da queste parti non si è mai vista, quindi mai assaggiata. Cadre haute de gamme. Cinque in cucina, tre in sala. Prezzi subito da stellato, che deve arrivare di tutta urgenza ( la stella Michelin ), entro 18 mesi s.v.p. se no questi ragazzi che cosa stanno qui a fare? A smacchiare gli sgombri?

Carta dei vini da rimpolpare, perché sia coerente con il resto. Un'aderenza territoriale migliorabile? Non saprei, perchè se sei caduto dal cielo come uno smeraldo per graffiare una lavagna d'ardesia, beh, Ivan, se sei anche tu un ragazzo indaco sceso per salvarci dalla banalità e del qualunquismo; beh allora, scrivi ancora in forma più incisa sulla lavagna e fregatene dei giudizi. Verde smeraldo su ardesia.




Andiamo in cucina, attraversando una sala che ti spaesa ancor più della proposta gastronomica. Potresti essere a Parigi, Madrid, Lione ... piacevolmente alienato. 

All'interno il verde smeraldo si accentua e si fa sempre più lucente 

 Calvisius avvisa. Qui non si scherza con i prodotti TOP

Non c'è separazione fisica tra la cucina e la sala. Si può convivere e condividere al pass ogni momento. Viene quasi voglia di "abelinarsi" e andare a far quattro chiacchiere al pass e confrontarsi direttamente lì con lo chef e i silenziosi ragazzi. Non senti nulla, non una parola oltrepassa il limite, nessun odore molesto, solo profumo di alta cucina gira nell'aria.


 Tre amuse impeccabili: il pomodorino farcito di panzanella, il cubo croccante di mortadella e pistacchi e poi la sfera di parmigiano, come una crocchetta.


Tre tipi di pane, tutti ben riusciti con particolare menzione per quello alle olive taggiasche

15 piatti in carta. Tre menù degustazione: 50 - 60 o 75 euro, dove ci sono anche altri piatti diversi dalla carta.

 Dettagli

Si pensa anche al pane per la serata 

Il gazpacho (senza aceto) nasconde un semifreddo di mozzarella e un mirepoix di verdure, proprio come si usa nel gazpacho andaluso 

Porzioni Cremona per il pacchero farcito di ricotta vaccina, gambero e caviale Calvisius.
Salsa pistacchio

Vitello tonnato con croccante di nocciole di Cortemilia e polvere di caffè

Carpaccio di vitella piemontese, salsa tonnata e tamarindo 

Dettagli 

Finiture al pass 

 Patate liquide alla carbonara con gambero crudo e cotto,  Siberian classic Calvisius 

Triglie in zimino (in rosso) di ceci, bietola e zucchina trombetta.
Qui c'è parecchio di Liguria 

Gnocchi di patate quarantine, gambero, prescinseua, maggiorana
Anche questa è Liguria 

Spaghetto mantecato con fagioli borlotti e foie gras, lardo croccante
Carbonara immaginaria

Risotto gusto pizza golosissimo!
Pomodoro, origano selvatico e burrata.

Finitura al pass dei secondi di carne 

Maialino da latte al fumo, cipollotti, salsa senapata e tartufo estivo 

Piccione in casseruola, chips, patè dei suoi fegatini, verdure ripiene 

Stanno uscendo anche delle costolette d'agnello panate che invitano ad esagerare.
C'è parecchia carne al fuoco nell'Impronta d'Acqua, ma ripeto, non è Ponente, dove a rimetterci la pelle è sempre il coniglio o la capra.

 Un dessert ?

Non ho mangiato tutto io ... oggi ho anche il cuciniere-autista Piero Bregliano del Come a Casa di Ospedaletti a darmi una mano. 

Servizio al tavolo di Giorgia per il tortino soffice al cioccolato con pistacchi e latte di mandorla 



Esotismo di ravioli di ananas al cocco e rum 




Merci Piero, gran bella giornata di cucina e condivisione di viaggio, perché il bello del viaggio è nel viaggio stesso.

Merci Ivan e alla brigata di sala e cucina dell'Impronta d'Acqua, augurandovi di lasciare il segno in Terra, ve lo meritate.

gdf



giovedì 20 luglio 2017

C'è Trippa per tutti


- gdf -


Milano Porta Romana - Per tutti no, ma per abbastanza si. Salvo munirsi di pazienza ed aspettare, oppure prenotare con buon anticipo, tanto è il successo della cucina "viscerale" di Diego Rossi.

C'è Trippa e pure Cuneo nel suo tessuto di Veneto. Tre elementi fanno una prova. Poi glielo spiego a Diego. Tre elementi in comune fanno un Municipio. 

Oggi mi fermo qui, sommerso da assaggi condivisi. Si, in ogni caso quelli come noi potrebbero dimagrire solo ammalandosi e non andando in palestra. Mi tengo la sinusite protettiva.


Didascalie a soggetto, vini buoni ma migliorabili. Servizio agile ed efficiente.

Aggiungerei un po' di gnocca in menù -condita con solo un filo d'olio- per distrarre dallo sguardo quel poco di trippa in più che tutti temiamo ci si accumuli abbassando lo sguardo.

Meritatissimo Bib 



Solo la sera ma qui si apre presto lo stomaco 

Appunto, venite presto . 



Un vitello tonnato che va un Po' oltre. Con fondo bruno, oltre a quello che ti aspetti 

Honey Comb. E' il taglio scelto da Diego per friggere l'insegna, spiegato in inglese.
Cuffia, in italiano suona male, ma è quella 

Schie fritte. La nonna, mia, veneta, con la polenta. 
Ma con 32 gradi di sera a Milano anche senza 

Queste non vanno spiegate. Lo vedi che sono buone. 

Stappiamo, stappiamo 


Tonno fagioli e cipolla. Si, ma ... così è un'altra cosa 

Piccion ben cotto  e friarielli 

Montone con la parmentier 

Midollo alla brace secondo disponibilità c'è scritto in carta.
Diego, sempre disponibile per queste pericolose trasgressioni.
Non è morto nessuno di Trippa o di Mucca Pazza.

 Sequenza di dessert assolutamenti coerenti alla formula bistrot gourmand



gdf con trippa