Correva il 1987, in viaggio per le
vacanze di Pasqua sotto una pioggia che effettivamente rompeva, sul
sedile posteriore dell’ammiraglia di famiglia il walkman nelle mie
orecchie mi faceva ascoltare per la prima volta canzone d’autore (e
che autore!) americana miscelata con ritmi sudafricani di Soweto (ma
questo l’avrei saputo dopo..) e a me all’epoca sedicenne bulimico
di musica, con questa cassetta prestata da un compagno di classe,
sembrava di toccare il cielo con un dito. Dopo venticinque anni oggi
questo cd gira ancora nel mio impianto, portandomi freschezza, grandi
canzoni e senza dubbio il genio di Paul Simon. ”Mississippi Delta
was shining like a National Guitar..”,ma non solo, allora rimasi
colpito dal funk di You Can Call Me Al, la meravigliosa indolenza di
Under African Skies, Diamonds On The Soles Of Her Shoes, che
rappresenta forse il punto d’incontro più alto tra la cultura
musicale di Paul Simon e quella sudafricana in questo album. Oggi
noto con piacere che, con qualche anno e svariati ascolti in più
sulle spalle i miei gusti non siano cambiati (meno male!) e le
canzoni che quel giorno mi colpirono abbiano ancora la preferenza, ma
si possono aggiungere tranquillamente tutte le altre, per quanto
questo disco sia in effetti cesellato dalla prima all’ultima nota e
non ci sia effettivamente nulla non dico da buttare, ma soltanto di
seconda fascia. Abbinare quindi una bottiglia a un disco così
potrebbe risultare alquanto difficile, vista l’oggettiva perfezione
di questa musica, preferisco quindi andare con un abbinamento non
convenzionale: cioè il vino che ho bevuto a cena questa sera che
probabilmente non c’entrerà nulla con Paul Simon,ma mi ha tenuto
compagnia con l’ultimo bicchiere mentre ho deciso di dedicare un
pensiero affettuoso ad uno dei dischi che davvero mi hanno fatto, e
continueranno ancora,compagnia in questo pezzo di vita: Valpolicella
Superiore Trabucchi 2002.
Mi pareva che anche questi
quattro numeri – ma sono solo due – buttati sul tavolo da gioco della vita
potessero comunque comporsi in una medesima combinazione; ma non è così, perché
diversamente da 1-9-6-1, quelli che
buttati sul tavolo da gioco dritti o rovesci potranno sempre comporla,
questi invece non possono tornare, né domani né mai più. Questi valgono solo
oggi. Si allineano per un giorno, si riflettono e mi fanno riflettere un momento e poi da domani non ci saranno più. Come l'uomo in blu.
Quelli che conoscono il gergo lo
sanno bene come fare. Si lascia andare la corda lunga e poi ogni tanto la si tira
per vedere se ci si ritrova più o meno alla stessa distanza, più vicini, più
lontani, ma comunque in qualche maniera allineati anche se non coperti, questo
conta, cosa di non poco conto nel mondo di oggi dove gli eserciti non sono più
frutto di coercizione.
E se non è una corda lunga, o
peggio, un guinzaglio, sarà allora come una rete da pesca: la si lascia correre in mare aperto senza apparente controllo e poi la si ritira su per vedere chi o cosa ci è rimasto dentro, che cosa si è
preso; a quel punto non curandosi più dell’allineamento con quell’altro che
vorrebbe pescare - anche lui poveraccio- almeno qualche piccola cosa..
E’ comunque corretto farlo di
tanto in tanto, l’allineamento intendo; mi sono disciplinato con gli anni, è
corretto farlo prima di valutare se sia il caso di rompere di nuovo tutti i paletti
e liberarsi dei detriti per poi percorrere nuovi sentieri, libero dai fondi di
caffè che rappresentano il passato che
potrebbe fastidiosamente riemergere.
I fondi del caffè, dove poter
leggere il futuro se guardati come fini residui in fondo alla tazzina,
puzzolenti e disgustosi rimasugli se osservati dopo averli gettati nel sacco
dell’immondizia insieme all’umido, seccatura e impiccio se buttati
istintivamente nel lavandino della cucina, dove doverli poi andare a recuperare
con una spugnetta bagnata per riavere una superficie metallica lucida dove ri-potersi
specchiare .
Si, le possibilità sono tre: li
leggi e non li butti, li butti è hai ragione di averlo fatto e pure con schifo,
3, li hai buttati ma poi ti tocca di andare a tirarli su. L'opzione 3 non l'ho quasi mai dovuta prendere in considerazione, proprio perché allineando il pensiero sui primi due punti il terzo non ha motivo di esistere.
Oggi sto pensando a queste cose, a quota 51 e a 15, dopodiché, dopo aver nulla concluso, mi prenderò una bella pausa web per
eventualmente ritornare con un nuovo spirito a fine agosto, augurandomi di
avere trovato qualche allineamento gradevole, o per lo meno sopportabile.
La statistica mi conforta, perché
sta dalla mia parte, il senso dell'umido anche. Il 15 e il 51 sono qui e ora. Le decisioni prese sotto il
mio segno e per giunta nel giorno dell'anniversario mi hanno sempre portato buone cose ed eliminato quelle negative, ma
so che alla fine i grandi numeri prima o poi mi fotteranno.
Fatevi buona compagnia, buon gin tonic a tutti,
una cosa che sembra acqua ma che è in grado di deformare la
realtà in maniera da renderla meno sgradevole. Comunque vada grazie a quasi tutti e
buon proseguimento, navigate a vista ed evitate di sbattere gli stinchi
sugli scogli, fa male. Metto al sicuro i gioielli e mi preparo all'atterraggio d'emergenza, la mia giacca hare krisnha è già pronta ad affrontare un futuro migliore, vicino all'uscita di sicurezza.
Riportiamo il comunicato e l'invito per l'evento di domenica 29 Luglio presso l'azienda agricola Ca'D'Gal
Ritorna quest’anno l’atteso
appuntamento dedicato a tutti gli appassionati winelovers e agli amici della
cantina Ca’D’Gal: L’annata 2011 del Moscato d’Asti Vigna Vecchia in una
speciale degustazione dedicata anche all’intera nostra produzione che
illustrerà il percorso filosofico e produttivo che ci contraddistingue da oltre
20 anni.
Insieme a noi avremo un partner d’eccezione:
il Ristorante Da Vittorio della famiglia Cerea di Brusaporto (BG) , premiato
nel 2010 con Tre Stelle delle Guida Michelin, che ci accompagnerà in un
esclusivo viaggio del gusto attraverso il menù preparato appositamente per
questa giornata.
Dalle ore 11.00 e fino alle ore
18.00 sarà quindi possibile visitare la Cantina
Ca’D’Gal per conoscere e degustare i nostri vini, presentati
per l’occasione anche in inedite versioni cocktail dal nostro Barman Marino
Conterno, abbinandole idealmente con le proposte gastronomiche elaborate dallo
staff di Vittorio
L’intera giornata sarà
accompagnata dalle atmosfere musicali jazz del T.A.M. ( Tutto a Memoria) Jazz
quintet di Michele Lazzarini.
LA PERSONALITA’ DEL
MOSCATO
EVENTO
La Famiglia Cerea:
Un nome: Vittorio. E’ una
famiglia, marchio di eccellenza del mondo della ristorazione e dell’accoglienza.
Una dedizione premiata dalle guide – Tre stelle Michelin- e dalla fedeltà di
una clientela in crescita costante
Uno stile culinario
inconfondibile, vivo e vitale da oltre 45 anni, grazie all’intuizione del
fondatore- papà Vittorio- e dall’evoluzione compiuta dai figli, che negli
ultimi anno hanno integrato la tradizione con le tecniche più moderne. Un’armonia
che si traduce in massima valorizzazione di materie prime di qualità assoluta,
in arrivo dalle migliori aree di produzione.
Oggi, ad occuparsi di Da
Vittorio, sono la Signora Bruna
Cerea e i cinque figli, Enrico e Roberto sono entrambi chef, Francesco ha la
responsabilità della cantina e della ristorazione esterna. Rossella è
responsabile dell’ospitalità del Ristorante e della Dimora mentre Barbara
dirige Cavour 1880, il Caffè pasticceria di Bergamo Alta
Il costo per la partecipazione
dell’intero percorso di degustazione comprensivo di tutti i vini e delle
portate gastronomiche è di euro 50.00
a persona.
E’ necessaria la prenotazione ai
numeri 0141 847103 (Ca’D’Gal) oppure, Mobile 335 6947174
Vista l’importanza dell’evento e
il numero chiuso di posti disponibili la conferma della prenotazione avverrà
esclusivamente in seguito all’avvenuto bonifico attraverso le coordinate che
saranno indicate al momento della chiamata telefonica o tramite mail.
Dietro il bancone ne ha lasciati
tre che non ne fai uno. Uno pulisce la macchina del caffè, l’altro gira a vuoto
tra i tavolini vuoti e il terzo decide di raccontarmi le sua disavventura
giornaliera. Oggi ce l’ha con lo stalking; dice: bella storia lo stolching, tu
fai denuncia per difendere lei da lui che gli rompe le scatole e così pensi di esserti parato il c**o e protetto lei,
però poi lui viene a sapere che l’hai
denunciato tu e ti viene a cercare per menarti. Però siccome è uno sfigato allora sai come finisce? finisce che l’ho menato io e adesso quello ha denunciato me…
Troppo cerebrale, non riesco a
seguirlo, me ne vado verso al mercato; ma anche no, perché poi dove vado alle
dieci con la borsa del ritorno dal mercato? E si, la cucina del mercato, quella
che andava forte nei primi anni ’80, prima dell’efficace servizio a domicilio
di centinaia di aziende che si sono specializzate nel far rimanere a dormire
gli chef fino alle 11.30
In enoteca hanno scoperto che i
francesi, quelli di qui vicino, preferiscono bere rosé. Sono dieci anni che
glielo dico che quelli quando vengono da queste parti vorrebbero bere rosé, ci
vengono in massa due volte la settimana, nei giorni di mercato e, vorrebbero
sedersi all’aperto per mangiare un piatto ad una tarda ora pomeridiana con una bottiglia di rosé
nel secchio del ghiaccio. Lancio un’occhiata dentro e vedo che finalmente il
messaggio è passato. Un’intera parete di rosé? Reazione isterica alla crisi di vendite? Adesso però non esageriamo!
E’ ancora troppo presto, forse
meglio andare a fare qualche bella foto nei parchi, tra Villa Ormond e Villa
Nobel. Nikon a tracolla. E andiamo! Ma quante palme ci sono in questa città?
Alzando la testa ti rendi conto di quante sono e, soprattutto che non ci
dovrebbero essere, dovrebbero esserci i pini marittimi - mi dicono - è sempre
colpa delle russe se ci sono tutte queste palme, in questo caso di
un’Imperatrice, ma del resto se le hanno messe anche nella sala da pranzo del
Kempinsky di St.Moritz ( le palme e le russe) cosa stai a sottilizzare.
Cos’è ?!? Un labrador quello che
si è lanciato nella fontana? Quasi quasi lo invidio. Ma andiamo oltre, c’è
ancora tutto il tempo per far finta di essere interessati al mercato di piccola
pesca del Porto Vecchio. Grazie amico, no occhiali da sole, non borsetta, no Rolex, no ombrello, no bibita, io sembro turista? Pure tu? E allora avrete ragione.
No, ma perché tutti questi pesci
sono della medesima misura? O pagellini tutti uguali o tranci di spada alti tre
dita. Uno mi da di gomito: - è roba
d’allevamento, non lo vede? -Apperò,
ma non ci credo, ma lei come lo sa?– Ho una pescheria qui a 50 metri, sono del mestiere, lei invece deve
essere un turista, si vede dal look…vuole dei gamberi?
L’hanno proprio capito tutti che
Sanremo si scrive tutto attaccato, anche la compagnia di voyeur di balene, e sicuramente anche i cetacei stessi, tutti a parte
Trenitalia, of course, provate a scriverlo giusto… no, non va bene,
bisogna ricorrere al correttore Trenitalia per sbagliare il nome. Non c’è
nessun San Remo, nessun Santo Remo. Il patrono è San Romolo, e il
Duomo è dedicato a San Siro. Scherzo? Nella Riviera dei Fuori ? Ma per
cortesia!
Hemingway non mi fa pensare al “Vecchio
e il Mare”, intanto eviterei di fare di persona “ l’uomo in mare” avvicinandomi
troppo alla darsena, poi, se leggo Hemingway al massimo posso pensare ad un
Martini: finalmente un idea interessante da sviluppare con urgenza, alle 11.
Ci siamo. Ho recuperato frutta e
verdura, e anche una manciata di gamberi. Però il Martini sotto il sole fa un
effetto sauna, mi evapora negli occhi, dovevo evitare il secondo, o forse
metterci due olive in più; i ragionamenti sono quelli che sono, la spesa è
fatta ma il cuoco non è in cucina. Al faro ci sarà Teddy che come al solito si sarà
piazzato davanti al televisore monopolizzando il telecomando. I gabbiani hanno
nidificato e i primi cuccioli stanno già spiccando il volo, la lampadina l’ho
cambiata ieri, nessuno mi aspetta, anche il mio faro si sta automatizzando. Sai che ti dico? Questa roba me
la metto via per stasera. C’è la
Tortuga qui davanti. Aperto da pochi mesi. E allora no?
Tortuga
Via Nino Bixio, 93/a Porto Vecchio
Sanremo
0184 505525
- gdf flaneur -
"Nella terra di nessuno, dove solo il nichilismo e l'alcol ti reggono in piedi, dove le donne "sarebbero" facili, dove gli uomini rubano, dove la gente vuole solo e comunque prendere, velocemente. Dove gli antipodi sono di tutti i giorni e di tutti i continenti e, dove qualsiasi lingua tu sappia parlare potrebbe essere inutile per farti comprendere, dove anche il sudore serve solo per far scorrere meglio le braccia lungo i fianchi mentre cammini senza sapere dove e perché andare"
Così come sono convinto che il
post perfetto è quello che chiude a zero commenti anche se visto o letto da
mille utenti diversi, ma che non ci
trovano proprio nulla da dire, credo anche che la giornata perfetta debba essere
priva di telefonate ricevute. La telefonata è un momento impulsivo, quindi non
controllato o controllabile, emotivo,
quasi sempre provocato da un momento negativo. O volete farmi credere che nove
telefonate su dieci ricevute si portino
appresso buone notizie?
Con gli sms ho imparato a
conviverci, ma devo fare attenzione a dove vado a mettere le dita. Appoggi la
posata, sposti il Riedel, raccogli il tovagliolo caduto e, alla fine vai a
pizzicare il contatto sbagliato e chiami inavvertitamente un nome sull’agenda che
avevi messo in evidenza proprio perché se mai ti avesse richiamato non gli
volevi proprio parlare. Se suona sai benissimo che devi rimanere immobile fino a
che non si stanca di fartelo suonare, ma quando leggi rischi di far casino. Vivo
nel terrore che la vera Sophie scopra il libro e, come sempre succede, il
magnetismo fa cadere il dito lì, ma probabilmente è lei che ha cancellato il
nome sull’agenda: non reagisce, non capisce, tiro il fiato ma l’ho vista
brutta.
Con la posta cartacea va ancor
peggio, non vorrei mai vederla davanti alla porticina del faro, perché ditemi
che buone notizie possono ancora arrivare per Posta se non multe o bollette da
pagare? E allora viva la e-mail, l’unica fonte di roba buona da leggere e da
gestire.
Ma quando proprio non ho voglia
neanche di mail allora faccio intervenire l’entroterra di Ponente, ideale per
azzerare ogni possibile emozione. E questa corta valle senza sbocchi e senza
villaggi se non uno – però frazionato – mi sembrava una buona idea per una
mattinata ad emozioni zero. Mai salito a Villa Faraldi. Ma non ci posso credere
che sia veramente così desolata questa strada di 7 chilometri dall’uscita
di St.Bart.
Ulivi, campagna pulita, fasce,
lavanda, oleandri, farfalle. Ma ci sarà un posto dove mettere le gambe sotto il
tavolo? C’è, da fuori mi fa venire un
colpo questo Ai Torki, come quando sbaglio tasto sull’agenda del telefono. Qui
mi è di nuovo andata bene, perché la Diner’s è rimasta al faro,
se no guardate qua sopra che cosa si beve qui dentro; questo è un piccolo spicchio
delle diverse mensole piene di reliquie di morti della Valle della Marna e
dintorni.
Dentro lo spazio è vastissimo,
bisognerà avvicinarsi alle vetrate e ricavarsi un piccolo spazio immaginario
con vista vallata e spicchio di costa per ritrovare la propria solitudine. L’altra
sorpresa arriva dal foglio stropicciato e sotto plastica che rivela
sorprendenti preparazioni ittiche a fianco alle solite irrinunciabili ricette
dell’entroterra. La sorpresa definitiva sarà infine sorridere di fronte al
fatto che tutto quanto richiesto sarà anche molto buono, semplice ma buono,
piacevole e corretto.
Se volete mangiare un’aragosta
alla catalana ed un Vintage Krug lontano dai clamori della costa qui non vi
vedrà quasi nessuno, però avvisate.
Gnocchetti di patate ed erbe in ragout di calamari, aglio, pomodoro ed olive
Interessante... anche perché va giù a secchielli
Il coniglio alla ligure, olive, pinoli, rosmarino...
... ma ancor meglio le devastanti patate al forno al rosmarino
Ottimo créme caramel...
I biscottini della casa: sono sette, come i giorni della settimana, come i chilometri dall'Aurelia
Fine della tranquillità a
chilometro sette; giù sulla costa di Ponente imperversano le russe, non cercano le chiese ortodosse e allora, dopo una sonnolenta giornata
nell’entroterra non glielo vuoi offrire un Cristal a Elena, Olga e Anastasia?
Ai Torki
Via Prato Fiorito, 5 Frazione Deglio 18010 Villa Faraldi Imperia Tel 0183 41026
Doveva andare ieri questo post,
ma non l’avevo ancora sedimentato. Per lui è stato un giorno speciale ieri, uno
di quelli che sono molto, ma molto più diversi da altri. Ci sono passato dodici mesi fa da quelle parti,
cambia molto, anche se non tutto, ma la prostata si, quella prima di tutto. Bevi più birra Emanuele, aiuta.
Un giorno speciale per quello che io ho sempre
individuato come il François Simon della critica gastronomica italiana. Molti
si ricorderanno le recensioni indipendenti, taglienti e coscienti su
Tuttoturismo, Quattroruote, Editoriale Domus. Altri si ricorderanno dei mille
appunti appuntiti con i quali non ha mai mancato di far arrivare il suo pensiero
sul web, secco e asciutto, dritto al contenuto, senza contorno.
Nulla di personale. Così si sta
al mondo, esprimendo il proprio pensiero senza condizionamenti. Si può essere
in sintonia oppure no, dirsele a diversi livelli di toni e volumi, ma il
rispetto della persona rimane intatto. La persona, quando è persona, quando ti
guarda negli occhi, quando non ti volta la schiena, rimane integra per me,
anche dopo confronti che sembrano ad altri fuori e sopra le righe.
“La critica vera si può solo fare
se anonimi al ristorante” , “ I premi sono utili solo a chi li da e a chi li
riceve” , tanto per ricordarvi con quale carattere e in che modo abbiamo
condiviso la Guida Gourmet,
secondo in firma, ma acidamente contrastato
nell’umore all’apparizione del volume in edicola.
Il limite del ventesimo - anche
se purtroppo non scrivi più parecchio di cucina - ma spero ti sia passata anche
a te dalla mente questa scolasticità,
questo paletto da abbattere, da fare a pezzi, proprio da chi come te non ne
aveva assolutamente bisogno per far
capire come si viveva un ristorante e la sua cucina.
Barbaresi: uno di quei quattro gatti che si sono presi il tempo
di partire dalla terra dei cachi per attraversare l’Europa gourmet, per tre decenni, con lo scopo di capire e non
per ostentare le proprie frequentazioni.
Auguri Emanuele, si può
continuare a combattere anche senza far vittime
Sarò ingenuo o voglio far finta di farlo? Ci sono o ci faccio? Mi spiego: tra i miei "preferiti" tra i blog che si occupano di cibo e vino - non perché mi piacciano tutti ma perché voglio tenermi aggiornato - ce ne sono alcuni, cinque o sei almeno, che con cadenza settimanale - ma in alcuni periodi anche quotidianamente - si devono doverosamente occupare di mozzarella. Ma non di mozzarella in senso generico, quasi sempre di mozzarella di bufala.
Mi sta bene che " tu voi fà l'italiano", ma allora ricordati che di buoni formaggi italiani ce ne stanno almeno cinquecento degni della stessa vetrina mediatica. Invece il derby provinciale che sfocia periodicamente nel più piccolo e deprimente "campanilismo" ( Ah! Quando il termine è bifocale godo) si svolge sempre tra le provincie di produzione della mozzarella di bufala e i loro migliori produttori, portati in carrozza dall'uno o dall'altro divulgatore web.
La qualità dei prodotti è mediamente buona quanto irregolare, è il limite dell'artigianato, fidatevi, ne ho dovute mangiare tante anch'io per capire che non è il top del made in italy.
Ma finalmente la ribalta ad altissimo livello è arrivata, altro che top blogger, però tanta ma tanta bufala è scesa dalla carrozza ed è salita sul cellulare.
E' l'approdo marino dell'Olio Colto di Taggia, ristorante gastronomico e ambizioso che ha raddoppiato, aprendo a pranzo in spiaggia e ora solo la sera in paese, nella parte più antica di Taggia. Formula semplice e di facile comprensione quella proposta dal patron Ivan Lombardi; carta corta ma ricca di prodotti ittici freschi ( e non di allevamento ) dal buon rapporto qualità prezzo. A partire dal pesce azzurro, scelta etica, intelligente ed economica. Il servizio è all'altezza del locale più formale mentre la carta dei vini rimane saggiamente coerente alla spesa di un menù di quattro portate, che è proposto a 40 euro. Quindi difficile andare oltre ai 50 euro tutto compreso.
Direttamente dal tavolo alla spiaggia
Comfort superiore ad un "normale" stabilimento balneare
Aperitivo in terrazza
Un Rossese giovane e beverino, da bere fresco, sui 15 gradi
Così come il Lagrein rosè Tramin, servito nell'Ice Bag da Luca
Il fritto di acciughe, gamberi e panissetta di ceci.
Tagliolini al ragout di triglie e basilico
Filettone di pesce lama al forno, olio, timo fresco e fine ratatouille
Soufflé al cioccolato, sorbetto d'arancia
Zuppa di cioccolato bianco, "stroscia di Pietrabruna" gelato al té Earl Grey e frutti rossi