giovedì 13 ottobre 2011

Les Richebourgs | Terza parte: le bottiglie

- del Guardiano del Faro -

In questo caso Franck the big one non mi ha sorpreso, l'aveva già proposta in altre occasioni la carta dei cru, però stavolta è andato addirittura oltre, ha trovato anche il nome dei proprietari delle parcelle nel singolo grand cru. Nulla al caso quando Franckone, l'Avvocato, Danny the police man e il gdf si muovono in branco. Tremate ristoratori quando vedete arrivare quattro soggetti così diversi ma complementari, agguerritissimi e soprattutto carichi di munizioni che neanche l'A-Team . Tappi tutti a posto, o quasi; vini tutti in forma, o quasi; bicchieri: una settantina, tutti diversi per ogni giro di bottiglia, dilettanti astenersi, qui si fanno le cose per bene, rilassàti, senza tante menate per la testa, però le cose si fanno bene, certi dettagli li diamo ormai per scontati, anche se non è sempre così, ma oggi ancora una volta si, è tutto pronto.
Bottiglie stappate mezzora prima, decanter dove serve, ovarius dove serve, bicchieri giusti, e allora andiamo, andiamo a farci il bagno nel Richebourg.


Ehi voi due! Vi teniamo d'occhio! I vicini di casa, amici e nemici, fratelli di terroir, separati nella mappa giusto da un braccio di terra, come un brandello di terreno di sicurezza, per non contaminarsi, per non mischiarsi. E' chiaro, questi due proprio non si sopportano, e tra colpi alti e bassi se le daranno di santa ragione anche oggi, lasciando così spazio a chi quatto quatto farà ancora una volta emergere la regola del terzo incomodo, ma c'è dell'altro, perché nella cartucciera di Madame non manca mai l'arma segreta. Quindi non solo Richebourg, dal sottoscala usciranno anche tre reliquie del 1988, 1978, 1961 .











Taratura del sistema olfattivo. Sembrava una buona idea, Bourgogne village da negociant ma di grandissima annata, per calarsi nell'atmosfera, con dubbi e perplessità. Annata buona, questo si, ma è possibile che quella donna diabolica abbia potuto portare avanti per 33 anni un Bourgogne Rouge "laqualunque"?
Schiaffo cercato e trovato, rubino chiaro, scarico, leggermente opacizzato - qui il decanter si poteva evitare secondo me, ma non ero a casa mia - per nulla mattonato; naso di fragole confit e incenso da cattedrale di Chartres. Acidità viva e piacevolezza da lacrime. Quando si dice: cominciamo bene? Si, anzi, benissimo.










Giovane ed esuberante, brillante e profumato, si butta dal palco come Bono Vox, troppo carico di colore, troppo concentrato, naso troppo violento e piacevole, troppo ruffiano. Poi lo sappiamo come va a finire con quelli così, si sgonfiano come dei palloni gonfiati a elio, salvo diventare anche storie tese, quindi meglio lasciarlo li da solo a meditare sui suoi eccessi. Rimarrà li tutto il giorno a guardarci, ci aveva fatto piacere inizialmente incontrarlo, ma oggi credo nessuno ne senta la mancanza, salvo ripassare sull'Aurelia alla ricerca di -una/uno- di alto bordo.












Ma buongiorno, ma che bella giornata, la rivedo volentieri, sa, in passato -si ricorderà- non è che tra noi si sia andati sempre d'accordo, ma oggi la trovo particolarmente bene, senza orpelli e sovrastrutture ci si muove con maggior agilità e si può anche andare più lontano, lontano. Ma se le fa piacere la raggiungo più tardi, lei intanto si faccia un giro per ambientarsi meglio, e si metta anche l'abito buono perché secondo me più tardi l'attenderanno con ansia alla premiazione.













Con questo invece proprio non c'è modo. Una volta sa di smalto, una volta di cipria, una volta di acetone, una volta di rossetto. Neanche curiosando in un beauty per signora ho sentito delle cose così. Per me rimane un mistero occulto Grivot. Qui se ne esce con un naso tutto storto, e alla fine sa anche un po' di tappo secondo me, ma non è quello il problema.










Bellissima Signora di Pommard, e ancor di più la figliola - ma solo in virtù della sua gioventù - leggiadra, leggera e suadente, floreale e sfuggente. E' stato bello dialogare con lei nel suo modesto salotto di Pommard, però lei mi guardava poco negli occhi quel giorno, e anche oggi non è andata diversamente, dietro al suo bello sguardo c'è troppo vuoto.















Per chi compra da anni la Guida vini Hachette è quasi una certezza, quella di trovare foto, etichetta, tre stelle, coup de coeur e non so cos'altro riferito al Domaine Gros Frere et Soeur. Questa etichetta è una certezza di quella guida. Cosa dire, forse il migliore rapporto qualità prezzo sulla denominazione, leggerezza, piacevolezza, carattere, mineralità, caratterizzazione sul terroir, nessuna deriva ruffiana. Un vino con le palle, degno dell' A-Team. Più tardi ci riflettiamo, sedimentiamo, ma anche questo, in mancanza di forti segnali altrui, potrebbe essere tra i migliori della giornata.













Eccoli qui i fratelli coltelli. In bianco e nero leggermente sfocati, tutti e due, ma per motivi diversi. Bottiglie, stesso millesimo, bevute entrambe un paio di anni fa, con risultato diverso. Leroy era una cosa diversa perché molto più fresco, più profumato, più grintoso. Certo, l'immensa persistenza e la mineralità esasperata sono sempre li, il vino è indiscutibile, ma forse sta passando un periodo di chiusura e di svogliatezza. Il DRC è già all'occhio troppo scuro, troppo concentrato, troppo costretto a star dentro una misura innaturale, e il naso - ahinoi - conferma il disagio, e la bocca mette giù la controfirma; con il tempo si distende, ma secondo me non ci siamo neanche stavolta, vendetelo ai russi.





























Per la cronaca, ma proprio solo per la cronaca, perché il primo a sinistra ( un 1961 ) era diventato con gli anni un minestrone di fagioli. Il secondo, un magnum, è rimasto intonso. Si chiama "buon senso", credo.


L'arma segreta, l'arma letale. Quando stappi una bottiglia così non sai più a quali riferimenti credere, o quali siano i reali riferimenti, perché sono improvvisamente cambiati. Andate a vedere sulla mappa dove sta Beaux Monts, fa venire quasi il nervoso vedere dove è andata a prendere l'uva per fare un mazzo così a praticamente tutti i Richebourg della giornata. Si, il suo, quello di Meo Camuzet e quello Gros Frere et Soeur hanno vinto la giornata, ma alla cieca questo foulard di seta ha affascinato e zittito tutti nella maniera che dovrebbe farlo un vino di Vosne Romanée, dove il vino non deve essere muscoloso o iper concentrato, deve essere leggero e floreale, non deve sapere di legno ma di terra, e questo, un 1988 preso tre anni fa direttamente al Domaine è semplicemente la corrispondenza liquida di quello che ha offerto quel terroir.








La mia classifica di giornata, ma solo di giornata, perché lo sappiamo che esistono grandi vini, ma a parità di grandezza poi esistono solo grandi bottiglie, e quindi stavolta è andata così:
1. Meo Camuzet 2002
2. Leroy 2000
3. Gros Frere et Soeur 2008

Beaux Monts 1988 Leroy, Hors Catégorie.
Grazie a tutti, alla prossima, a bientot les amis.

- gdf -

9 commenti:

  1. Grazie ragazzi!!!
    Bellissima giornata, come sempre quando siamo noi 4!
    L'A-team...cavoli a guardarci bene, siamo proprio noialtri.
    L'accompagnamento musicale è perfetto!
    Bravo Roby.
    A la prochaine...
    Danywolf

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  2. Mi viene da piangere....:)
    breg

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  3. No, dai, non fare così. Eri nei nostri pensieri, e comunque adesso sarà la volta del Piemonte, poi la Spagna e poi ci sarà anche un Richebourg e i vicini di casa... tranquillo, le bottiglie e le occasioni non mancheranno mai.

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  4. Strano il periodo dell'anno scelto per fare questa degustazione.
    Hai sempre detto che sotto vendemmia o poco più i vini di mme non offrono il loro meglio.

    F.

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  5. Gdf, ti ci vedo a pilotare gli elicotteri. :)

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  6. Ma il pilota non era lo squilibrato mentale del gruppo?

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  7. ... simpaticoni, lo sapete, la vita è piena di contraddizioni ;-)

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  8. Mazis chambertin 2001 D'auvenay
    mi ha convinto, cosa che cmq aveva già una motivazione forte che il miglior terroir al mondo è nel comune dedicato al pastore piccolo alberto e non a quello dei romani.
    mai bevuto meglio, neanche la rsv pari annata dello stesso manico.

    oggi, vestito di pile nero ho tagliato le erbacce della ferrovia con la ranza.
    Mi sono divertito.

    F.

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  9. Roby, di quali contraddizioni parli? certe volte non ti riesco a capire, Sei sempre autorefenzialista

    F.

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