martedì 11 ottobre 2011

Le Richebourg | Prima parte: Presentazione

- del Guardiano del Faro -

Così come per gli altri grand cru di Vosne Romanèe anche la fama e la notorietà de Le Richebourg ha superato da sempre quella del comune dove è situato. Richebourg e Les Veroilles ( nome specifico dei tre ettari più a nord del grand cru ) si trova Incastrato tra tre grand cru come la Romanèe, la Romanée Conti e Romanée St.Vivant; e altri prestigiosi premier cru quali: Cros Parantoux , Petits Monts, Brulées et Suchots . Nel complesso, si tratta di 8,034 ettari - piantati ovviamente a pinot noir – e suddivisi in molte piccole parcelle di proprietà di parecchi Domaine. Questa condizione, simile a quella esistente nel Clos Vougeot ( con le dovute proporzioni vista la grandezza del Clos ), consente a noi malati di pinot noir di fare confronti tra i molti produttori e le diverse annate, potendo curiosare all’infinito in decine di bicchieri, tante sono le variabili possibili su questo grand cru, diversamente da quasi tutti gli altri grand cru di Vosne, dove quattro su sei sono in Monopole: La Romanée Conti e La Tache nel portafoglio terreni della DRC, la Romanée sotto l’etichetta Ligier – Belair e la Grande Rue, purtroppo tutta nelle mani del Domaine François Lamarche. A questo punto restano fuori dai Monopole, disponibili per fare dei confronti, solo Le Richebourg e la Romanée St.Vivant; perché volendo fare i pignoli non potremmo integrare nel gruppo anche Echezeaux e Grand Echezeaux, che appartengono geograficamente al comune di Flagey Echezeaux.

Questo grand cru, come dicevo più su, è separato da La Romanée Conti da un piccolo sentiero e si trova collocato idealmente a mezza collina, esposto a levante su un terreno di basso spessore, che non supera infatti i 30 centimetri. Sotto questo strato si trova della ghiaia ed infine della dura roccia. Prevedibilmente, la vigna si trova in una condizione di sofferenza, dovendo andare a cercarsi il nutrimento in profondità per poter sopravvivere. Questo, prima di altri motivi, spiega già da solo la complessità e la particolarità dei vini ricavati da Le Richebourg. L’orientamento differisce sensibilmente tra le parcelle di Richebourg e quelle de Les Veroilles, orientate est-nord-est, e anche le date ideali per vendemmiarle possono conseguentemente variare di alcuni giorni, ma anche così le gradazioni alcoliche delle due zone rimarranno diverse, a favore del Richebourg.

Oltre ai sentori classici floreali del comune, qui anche la freschezza aromatica che rimanda al lampone è considerato il descrittivo più calzante, almeno in teoria, così come le sensazioni di severità e di austerità che dovrebbero contraddistinguere questi vini in gioventù . Poi sarà il savoir faire dei vignerons a fare la differenza, e siccome qui sono in molti a competere sullo stesso terreno, le diversità saranno ben più evidenti di quanto ci si possa aspettare da un vino che sull’etichetta riporta per tutti la denominazione Richebourg.

Le star della denominazione sono sostanzialmente due, due grandi "bio": Leroy e la DRC , a cui andrebbe aggiunto il compianto Henri Jayer per le sue migliori annate imbottigliate negli anni 80-90.

Ma molti altri sono i nomi di prestigio sulla denominazione : Meo Camuzet, Anne Gros, Gros Frere et Soeur, A et F Gros, Mongeard Mugneret, Nicolas Potel, Jean Grivot, Albert Bichot, Thibault Ligier Belair, Hudelot Noellat, Dominique Laurent, Jadot, ecc... Oltre a questi, avendo fede e buona sorte, si possono anche andare a cercare vecchie etichette di produttori non più operativi, ma che in passato hanno realizzato vini che potrebbero ancora dare buone soddisfazioni a chi volesse osare, tanto più che la denominazione si presta bene al lungo invecchiamento. Tra le annate più prestigiose sarebbe parecchio interessante mettersi a stappare quelle con almeno trentanni di cantina; ecco qui di seguito quelle considerate le più affidabili: la 1978, la 1976, la 1971, la 1969, la 1966, la 1961, la 1959, la 1953, la 1949 e la 1945 .

La forbice di prezzo di mercato dove collocare questi vini va da una base di 200-300 euro fino ad arrivare ad un plafond individuabile intorno ai 1000 euro, almeno per le due star della denominazione o per alcune perle rare del passato come per esempio una 1978 di Charles Noellat, da cui Madame Leroy acquistò in seguito la parcella. L’apice di prezzo è però rappresentato dalle due etichette di Richebourg 1978 e il 1985 di Henri Jayer, difficilmente stappabili prima di aver messo sul tavolo una fideiussione da dieci o quindicimila euro.

– fine prima parte -





...sai che a saperlo, non sarebbe stato un cattivo investimento.
Quel numeretto, il 100, è la valutazione di Wine Spectator, il prezzo a fianco invece è in Franchi Svizzeri, a cui andrebbe aggiunto l' 8% di IVA. Totale : 17.280 CHF . In Euro farebbe circa 14000 a boccia da 0,75 per l'annata 1985 . Per una di queste sei del '78 invece basterebbero 14.000 CHF + iva.


- gdf -

2 commenti:

  1. Poi sarà il savoir faire dei vignerons a fare la differenza, e siccome qui sono in molti a competere sullo stesso terreno, le diversità saranno ben più evidenti di quanto ci si possa aspettare da un vino che sull’etichetta riporta per tutti la denominazione Richebourg.

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