martedì 15 dicembre 2009

leggende

parlare di vini-mito potrebbe apparire strano o quantomeno inopportuno in un momento in cui la crisi economica mondiale ha inesorabilmente assottigliato il consumo di vini, che indipendentemente dalla loro qualita' intrinseca, sono spesso costosi.
Ma non è così e le etichette leggendarie “tengono” il mercato ancora e forse piu' di prima come una sorta di investimento per l'appassionato che si ritrovera' le preziose bottiglie rivalutate nel tempo (se non le avra' bevute prima..). Ma quali sono i punti fondamentali che rendono un vino immortale indipendentemente dalle mode di un determinato periodo? Prima di tutto pesa tantissimo la capacita' di invecchiamento. La possibilita' quindi di aprire vecchi millesimi e di ritrovarli in splendida forma è un parametro imprescindibile che va di pari passo con l'alta costanza qualitativa anche in annate considerate non eccelse. La tipicita' legata all'evidente appartenenza ad un grande terroir conferira' poi potenza ed eleganza giustamente calibrate; requisiti assolutamente indispensabili. Un vino “cult” poi non sapra' mai di legno e, ma questo e un risvolto piu' commerciale che altro, la domanda dovra' superare l'offerta. I Francesi hanno segnato la strada in questo senso, ma anche noi in terra Italica abbiamo dei veri monumenti. Ma non solo, la leggenda porta anche in un'angolo di mondo sperduto che si chiama valle della Bekaa..

A queste leggende enologiche abbino un biondo ed una band che leggendari lo sono gia' da un pezzo..

3 commenti:

  1. Nella blue room di Milano ed in cantinetta a La Palud se ne vedono di interessanti (abbinamenti..)
    Speriamo di coinvolgerti presto Mauri

    A bientot
    L

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