venerdì 21 novembre 2014

Il Marco Polo di XXmiglia


gdf


Marco Polo era un personaggio a cui piaceva viaggiare molto, diversamente -intuisco- da Marco Pani, patron del Marco Polo, qui da ancor prima che nascesse il ristorante dedicato al grande viaggiatore, scrittore, mercante e persino ambasciatore nei secoli XIII e XIV. Marco Pani è qui dal 1956, quattro anni prima che il padre aprisse questo elegante ristorante piazzato originalmente su una palafitta ben piantata sulla spiaggia di XXmiglia, circondata da qualche macchia di verde mediterraneo e d'altrove, che da ombra e freschezza alla terrazza, spesso presa d’assalto da clienti italiani e francesi, da più di mezzo secolo.


La casa, come dicevo, è storica (1960), l’impostazione di cucina classica, il servizio pregevolmente vintage, l’atmosfera di un’altra epoca – migliore di questa che viviamo con sopportazione – e lo spaesamento temporale e geografico verso  la Francia garantito. Lo si capisce subito, osservando le boiserie, l’argenteria, i cristalli, le ceramiche, le posate, i centrini all'uncinetto, le vetrinette, la cloche, il gueridon, le tende, l’abbigliamento del maitre e dei camerieri, e dal savoir faire del patron, anche lui facente parte di quella generazione di uomini di sala il cui motto era : “la prossima volta che tornate vi farò assaggiare un altro grande piatto…”


Si, in epoca di comunicazione rapida ed aggressiva tramite media, qui ci si affida invece al mai estinto “passaparola” e alla ricerca della fidelizzazione del cliente, che se si dimostrerà piacevolmente sorpreso e comunque soddisfatto da una prima esperienza al Marco Polo, sarà, come dire, solleticato a tornare per provare altre specialità che fanno bene al cuore di chi ha visto delinearsi una stramba evoluzione gastronomica in Europa, dove in molti casi sono stati dimenticati o etichettati per obsoleti certi dettagli di servizio e di cucina che invece a quelli della mia generazione ancora generano emozione. 

Quell’emozione che differenzia una piacevole uscita verso un ristorante classico piuttosto che in direzione di uno molto più sbrigativo, e gelido. A quel punto, il prezzo diventa relativo. Come dire, a quella ragazza la borsetta più costosa ed esclusiva correresti subito a comprarla per regalargliela. A quella là no, caso mai la porti a mangiare una pizza, sbadigliando a metà cottura.


Quella sensazione calda e appagante che non puoi ricreare in casa, dove non ti metteresti certo in testa di realizzare un menù con foie gras, aragosta, scampi, St.Jacques e diversi pesci bianchi pregiati. E’ bello uscire a mangiare anche, e soprattutto, per staccare da quel che c’è fuori, rifugiandoti dentro un contenitore dove dimenticare le cose negative e ricordare solo quelle belle, come alcune frequentazioni parigine piuttosto che altre sulla Costa d’Azzurra degli anni ’70 e ’80.



Ma uno sguardo verso il futuro arriverà anche qui, probabilmente per mano della terza generazione della famiglia Pani. Il ragazzo ha 21 anni ed è già entrato nella costellazione dei giovani allievi (commis) alle prese con la galassia di locali parigini seguiti da Alain Ducasse, quindi comunque un classico contemporaneo, se così possiamo identificare con due parole lo stile Ducasse, che di principio già non si discosta molto da quanto pensato dal patron Marco, che dirige anche la cucina, indirizzando i propri cuochi su ricette si complesse ma non troppo complicate, quanto buone ed appaganti.

Anche un'insalata qui si serve e si condisce al gueridon, mentre il piatto principale attende in caldo sotto alle cloche

La copertina della carta e del menù

Oltre alla carta esistono anche due menù tariffati a 30 e 52 euro. Un click per  legger meglio

Che nostalgia ...

Momo, il commis di sala serve l'aperitivo

... con olive taggiasche in salamoia

... con un cornetto di pane caldo e burro Bretone ...

... e crudità di verdure in bagna caoda ...

Il sorprendente lobo di foie gras affumicato, con insalate di fiori ed erbe, e  guanciale tostato  


Da Dolceacqua non solo Rossese, ma anche un buon vermentino di Terre Bianche (Rondelli)

Dettaglio sullo spiedino di scampetti e St.Jacques, chicco d'uva e crema di ricci di mare in concassé di pomodoro fresco

Il piatto completato da "grissini" di pane tostato

Sontuosa fricassea di aragosta con tagliolini al burro e chiffonade di basilico


Il maitre Gioacchino alle prese con un servizio al gueridon

Al piatto con questo rombo gratinato su purè di patate e funghi, salsa al caramello di Champagne. Un altro piatto distintivo del Marco Polo.


Ci sarebbe anche un carrello dei formaggi, ed uno dei dolci, ma per oggi ...

... mi accontento di questo fresco stecco di sorbetto di uva fragola

... pensando alle parole del patron: " la prossima volta che ..."

Dalla terrazza

Da decenni sulla rossa, fino ad oggi con tre forchette distintive di un certo comfort complessivo


Ristorante Marco Polo
Lungomare Cavallotti, 2
XXmiglia
Tel +39 0184 352678

gdf

7 commenti:

  1. E' un bell'accontentarsi ... ... chapeau alla storia che non si può dimenticare
    Franck

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  2. Ma saranno ancora buoni quei vini degli anni settanta???
    Georges

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  3. Mah, indipendentemente dalla conservazione alla giusta umidità e temperatura, tra quelli che vediamo indicati in carta sarebbero i Bordeaux 1979 quelli più longevi. Mouton e Lafite, che ho bevuto parecchi anni fa. Erano annate pre-Parker. Grandi vini, tutti in finezza. Gli '82 DRC gestione Leroy sono una bella incognita. L'annata fu così così per i rossi di Borgogna, ma il manico di Notre Dame di Pinot Noir potrebbe sorprendere per l'esile trama, come un centrino all'uncinetto.

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  4. Proprio oggi mi è capitato di leggere in un articolo su Colagreco, la frase “dettagli che non sono dettagli”.
    Fatte le dovute proporzioni, prendendo pure le distanze chilometriche tra i due locali, ritrovo qui il concetto “dimenticato o etichettato per obsoleto” da molti, resta da capire se avrà ragione chi scrive dal faro a darne una motivazione generazionale e quindi una neppur troppo lenta ed inevitabile fine di tutto quello che ho sempre pensato possa fare la differenza.
    E’ vero posso gustare un buon piatto su una palafitta in riva al mare cotto e mangiato in maniera casalinga, oppure godere a piene mani, che non è una battuta, affidandomi al contorno, al locale, al servizio, all’accoglienza, alla tecnica di cottura e di preparazione della salsa, ma anche proprio al contorno, un purè di patate&funghi con salsa allo Champagne, i grissini sotto i ricci, fiori ed erbe multicolor…
    Le due ragazze copia incolla incontrate oggi decreteranno il futuro di posti come questo, ma il look da adolescenti mi stava traendo in inganno, poi ho guardato meglio, una aveva mani curate e un orecchino di giada…dettagli

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  5. E' un posto dove nel parcheggio non mi sorprenderei di vedere lo squalo.

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  6. Sembra molto meglio dello spaghetto all'astice delle solite pizzerie milanesi, dai, una ficassea d'aragosta così fa salivare, eccome......
    A.

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  7. Un ottimo mix a cavallo fra due regioni e una nazione,direi non ci si può lamentare,tovagliato e piatti in retrò, ma con gusto,a me piace, e la mano mi sembra davvero ottima e con passione.

    TMC

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