venerdì 6 giugno 2014

Osteria da Pietro

Marco 50&50 - Castiglione delle Stiviere


Piacevole ed inusuale accoglienza telefonica all'atto della prenotazione, le avvisaglie, nulla in confronto al potenziale espresso dal padrone di casa dal momento nel quale ho varcato la soglia dell'Osteria da Pietro, ancora una volta ho trovato le persone, quelle che lavorano con passione, quelle alle quali si perdonano volentieri eventuali sbavature che in questo caso non ci sono state se non per un pizzico di sale di troppo nel riso al nero, ma si sa la sapidità del contenuto della vescichetta inganna.


Gradevole cucina di tradizione mantovana, di piatti di mare e d'acqua dolce, (il Garda è dopo la coda delle orde di turisti all'assalto di Desenzano),  legata al territorio e alla stagionalità dei prodotti, siamo in provincia di Mantova ma il vento porta i profumi bresciani e veronesi, in cucina la mano toglie per alleggerire senza snaturarsi.



Ad un passo dalla piazza principale di Castiglione delle Stiviere una vecchia casa padronale del Seicento ospita dal 1999 un piccolo ed elegante ristorante di classe gestito con sapienza da Giampietro Ferri che si occupa dell'accoglienza e della sala, in cucina la moglie Fabiana e la mamma Silvana.




Bellissimo il soffitto dalle caratteristiche volte ad ombrello, ma l'estate si presenta in anticipo il primo giorno di Giugno con un abitino solare giallo limone dai richiami color nespola, pranzeremo fuori.




Il Dehors è incantevole, inaspettato e raro,  pochi tavoli, un giardino fiorito, la vista sul parco, potersi accomodare all'aperto è sempre un valore aggiunto, qui il valore è assoluto.




La cantina dalle volte in mattoni e le pareti in pietra profuma di antico, sono ancora all'ABC per poter scovare delle chicche in carta, così mi fermo alla b di bollicine, volendo si può volare molto in alto, opto per una quota dalla quale possa capire il panorama sottostante, scelgo un Saten Magnificentia di Uberti.


Da Cucina e vini:
"Un grande Satèn confrontabile solo con se stesso, che riesce a fondere potenza ed eleganza, profondità e soavità. Giallo con riflessi dorati, dal perlage sottile...al naso è intenso nel proporre subito le note tostate dolci di pasticceria da forno, marron glacé, mandorle e nocciole in confetto e pralinate, pane, seguite dalle speziature di cannella, zenzero, pepe bianco, poi gli aromi fruttati di banana, pesca, ananas, albicocca, arancia e cedro anche in gelatine, confetti e soffi minerali di scisto, selce e polvere da sparo. Bocca sontuosa, cremosa, di tessitura piena e continua, bilanciata ed elegante, che racconta le dolcezze della via diretta, con il frutto e le tostature di grande persistenza."

Sono riuscito a percepire la cannella, forse influenzato dal profumo di risotto alla pilota, in modo più netto il cedro del Libano candito, tanto che degustandolo ho risentito alcuni versi del poeta libanese Khalil Gibran: "...e se spremete l'uva controvoglia, la vostra riluttanza distillerà veleno nel vino...e quando d'inverno mescete il vino, per ogni coppa intonate un canto nel vostro cuore. E fate in modo che ci sia in questo canto il ricordo dei giorni dell'autunno, della vigna e del torchio"



Sedute, tovaglie, tappeti, arredi denotano buon gusto ed eleganza, la giusta distanza tra i tavoli mi mette di buon umore mentre la musica di sottofondo non mi obbliga ad alzare il tono nella conversazione, la sequenza che ho scelto farà impennare l'asticella della bilancia ma sono un gemelli, mangerò per due ma non sarò da solo a smaltire.

Il menù inizia con una crema di pomodoro freddo, che il caldo del sole deve averlo preso perché all'assaggio risulta dolce e maturo, con tartare di storione avocado e polenta, mentre aspetto le capesante rosolate con asparagi e crema di grana padano dal forno sopraggiungono in versione finger food mini panini  tiepidi, crackers dorati e friabili che nascondono focaccine  invitanti, accetto la sfida e vendo cara la pelle del degustazione che per euro settanta dopo le ottime cape prevede un interessante piatto di astice al vapore con tartare di zucchine, mentre il Saten, come il pane, diminuisce, ho modo di assaggiare il primo piatto fuori degustazione ma non fuori dalla mia portata: seppie croccanti in padella con piselli e zuppetta di pomodoro, il padrone di casa sostituisce il contenitore del pane ormai agonizzante e mi dà modo di assaporare al meglio la zuppetta, che mi farà l'effetto predisponente-aprente del  brodo, così leggero e pronto a qualsiasi sfida mi godo la successiva portata del mio menù, una notevole porzione di baccalà mantecato al latte con spinaci al burro che si rivelerà gustoso ma forse un po' più impegnativo di quello "patatoso" al quale sono abituato.

Il Dehors è pieno in ogni ordine di posto, per osservare meglio le mie azioni dagli altri tavoli spuntano binocoli a lunga gittata che mi inquadrano per vedere di che pasta sono fatto, per i vostri parametri sono fatto male e in attesa dei malfatti alle erbe di campo con burro fuso per alleggerire la mantecatura del grana padano delle colline moreniche, mangio qualche altro pezzettino di focaccia, i malfatti come da tradizione sono fatti con pane grattato raffermo, coste e spinaci, li mangio tutti, stasera ho le eliminatorie condominiali di braccio di ferro.

Mentre sto per ordinare una porzione di cappelletti in brodo bollente, Giampietro conduce al nostro tavolo, ma sarebbe meglio dire "pilota", un assaggio di risotto (gentilmente offerto) in versione mantovana con pasta di salame e croste di grana padano saltate in padella, sapientemente speziato con pepe e cannella, il piatto è maschio e dalle vicine di tavolo partono i primi applausi, i loro mariti hanno già chiesto il conto ed indossato le pantofole da viaggio e da pisolino pomeridiano, qui siamo solo all'inizio e non ho ancora chiesto l'aiutino da casa anzi, l'altro fuori menù, i tagliolini di pasta fresca con pomodorini zucchini, asparagi e gamberi rossi arrivano a fagiolo, il piatto, cromaticamente appagante, si rivelerà ancor più appagante dopo il primo assaggio, il secondo, il terzo.

I tempi tra una portata e l'altra consentono alle femminucce e ai pochi maschietti gastrofighetti che non si sono ancora arresi  di prendere fiato ma l'arrivo del risotto mantecato con nero di seppia burrata e fave fa perdere loro ogni speranza, oggi con me con c'è storia.

Dopo il capretto marinato al vino bianco cotto in forno e accompagnato da polenta di storo mi concedo una freschissima crostata di fragole con gelato al fior di latte che precede una piccola nella quale spiccano, spiccavano, degli ottimi cioccolatini. Dopo un caffè, facciamo due, il conto e facendo due conti lì vale tutti.


Volendo si parcheggia ad un passo di tacco dodici dall'ingresso, si arriva agevolmente senza navigatore (a meno che non stiate correndo un rally), fosse buio pesto e il richiamo della Liguria non così forte,   guardate in cielo e seguite l'unica stella Michelina della zona, non potete sbagliare.

http://www.osteriadapietro.it/

M 50&50

3 commenti:

  1. Bel posto, bel post, ma oggi per noi che guardiamo il web su un telefono portatile fermi al semaforo ci soffermiamo colpevolmente più sulle immagini che sui piccoli caratteri.
    Gigi

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    1. Hai ragione, mi sono mangiato anche le immagini, il mio capo redattore dell'Eco di Biella mi ha detto che se le foto non sono venute bene posso andare in spiaggia per dimenticare, tra le righe, però, mi ha fatto capire che se ci si può legare ad un granello di sabbia avrei potuto attaccarmi ad un granello di riso e così ho fatto, o meglio, ho cercato di fare...
      M 50&50

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  2. Da queste parti i contatti riconducibili ad una connessione da ipad o iphone sono in effetti saliti verso il 20%...

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