venerdì 6 dicembre 2013

Veri Very Vintage


Il Guardiano del Faro

Non la vedo ancora l'ora in cui l'orologio fermerà quest'epoca di mezzo, questo periodo di transito che non sa né di carne né di pesce. Di vecchio ma non di Vintage.

Questo periodo interlocutorio in cui quasi nessuno pensa e fa qualche cosa in funzione delle prossime generazioni ma si limita a portare a casa la pelle propria e la fine della giornata comune.

Rivedo questa etichetta nel mio reliquiario conservatore come lo può essere solo un armadio piemontese.

Bottiglia unica e limitata (numero 2220  di poche altre rimaste), e ripenso a quanto nulla di quanto vissuto intensamente e con spessore sia stato inutile, diversamente da oggi, dove la sopravvivenza sopravvive alla vita.

Lui fece cambio con la mia fiducia, ed io feci cambio del suo debito d'onore con suo padre, che possedeva una formidabile enoteca.

Se ti metti a fare affari con me te la puoi cavare facilmente con la mia buona fede, ma se mi freghi poi devi anche fare i conti con la mia ottima sete, di cultura prima di tutto, ma che passi filtrata a lungo dentro ad un bicchiere di cristallo molto fine ed affilato, appena rifinito ai bordi.

Parenti o no, per me fa uguale se ti prendi la responsabilità. Trito tutto, ma non tutto digerisco, l'immasticabile lo sputo, anche in pubblico.

Come fosse una rara moneta d'oro dei Maya la riafferro poco fa con cupidigia. La rivedo e scopro che non esiste e che non esiterà più, come ogni oggetto Vintage, che ha un senso solo se tale. Millesimo 1980 di Veuve Clicquot a dare un senso all'indipendenza del Texas, nel centocinquantesimo anniversario da chissà quale dipendenza nel 1986. Forse quella dal petrolio?

Allora non ci siamo, perché sempre da petrolieri e da presidenti Vintage eletti dai petrodollari stiamo dipendendo, in questo fine d'epoca ancora non troppo Vintage per essere destinata ad essere chiusa in un cassetto o lasciata libera di coprirsi di polvere dentro ad un armadio di legno scuro che sappia doverosamente di cera e di muffa.


Ma oggi che sono qui dormiente su un divano in attesa del cambio epocale, non faccio altro che ascoltare parenti di persone sconosciute che parlano dei loro cari emigrati in Australia o Sud America, non potendo a quel punto smettere di sognare o di fare a meno di pensare a quel ragazzo italiano, che come me, amava i grandi Champagne e la bella vita, tutto compreso, tutto quello immaginabile, fino alle tre camicie al giorno indossate, stirate con amore da due fidanzate diverse.

La sua ombra lunga mi accompagna oggi. A me non sembrava giusto, ma oggi l'ombra si piega alla luce del tramonto in una maniera gentile: oggi potrei anche cambiare idea. 

Non perdonarlo, non è nel mio modo, ma finalmente capirlo, perché era semplicemente andato oltre alla mia comprensione, così limitata.

Stai a vedere che aveva capito tutto, ma non se lo poteva permettere; e allora, una volta raschiato il fondo e fottuto anche gli amici più cari, invece di alzare la voce e di provocare il salto del banco con le grosse mani, ammise la sconfitta: al banco dell'enoteca, al banco del bar, al banco del Casinò, e lo fece prima che qualcuno più grande, alto e grosso di lui -pochi secondo me- venissero a cercarlo con scopi diversi dalla condivisione di una bella bevuta o da una lunga giocata. Se ne andò ai Caraibi con gli ultimi rimasti, ma issandosi così tra i primi posti della novella emigrazione.

Mi rimane solo una bottiglia vuota, tra le dozzine che mi presi di diritto, mischiata ad un pensiero arrivato da lontano, da cinque o sei lustri fa, e dall'altra parte dell'Oceano. Forse aveva ragione lui? 

A occhi chiusi la sto guardando diversamente questa etichetta dorata, e non ti dico di quelle di Krug, caro il mio impiegato, talmente tante da banalizzarsi una contro l'altra, dal 1961 al 1982. Erano tutte sue, ma seppe farne a meno.

No, non fu una fuga programmata, una batteria di Krug Vintage non la si lascia in mano al prossimo creditore. Una vita irrequieta la si può però evolvere in un paese ad alto rischio sismico, addirittura portandogli tecnologia e strumenti utili per stabilizzarlo. Lui! A stabilizzare un Paese sismico come il Costa Rica. Ci sono motivi per cambiare idea. Riferimenti da cambiare.

Ci dovrò pensare in tutta rilassatezza Vintage su un divano Vintage, tra merletti e sottobicchieri all'uncinetto stirati con lo zucchero, e una petunia estremamente Vintage.

Il grammofono è funzionante; i dischi che ci girano dentro e sotto una puntina che sembra un chiodo di ferro lo possono fare ancora oggi grazie a: La Voce del Padrone. Ho sonno.

gdf 12 minuti vintage


2 commenti:

  1. La foto di chiusura è la foto dell'anno!!!

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    1. Si, però di quella foto ne potrei esibire diverse versioni. Più difficile trovare un'altra di quelle bottiglie fissate nella retina delle prime immagini.

      Comunque la mia fotografa personale ti ringrazia per l'encomio ;-)

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