giovedì 26 dicembre 2013

Racconti d'inverno | 4000 caratteri

Marco 50&50

La macchina a trazione posteriore, senza catene né gomme termiche, tenta un disperato spazzaneve, le quote senza calze termiche perdono il controllo,  lui perde il controllo ma solo dell’auto, che invece di ripartire adesso slitta, forse ci vorrebbe una slitta per fare un passo avanti qui al Passo del Falzarego, invece basta inserire sotto le ruote qualche tappetino, un ombrello, un giubbotto, un giornale e un po’ di buona volontà che si riparte.

Il prossimo inverno cambiamo destinazione, l’idea di restar fermi nella tormenta mi tormenta, andiamo a sud, la gente è più aperta, la temperatura è diversa, la neve   difende a zona in spiaggia e al mare attacca con fatica.Così l’anno seguente, senza esitazioni, ci spingiamo a Sud, carichiamo, gommoni paletta e secchiello e via, il Sud Tirolo ci aspetta, per non rischiare, sotto i teli da bagno nascondo le catene da neve, l’esperienza insegna, il problema è la lingua nella quale ce lo insegna. Che la lingua sia importante è assodato, le funzioni sono molteplici, farsi sentire e farsi capire è di primaria importanza.



Questa, ad esempio, è una lingua che ho studiato poco e capito ancora meno, le foto e le disattenzioni possono trarre in inganno, la strada in salita ci porta a Sud, anzi in Sud Tirolo, in un bellissimo paesino dove il 98% della popolazione è di madrelingua tedesca. In un primo tempo avevano pensato di chiamarlo Giovannino o Giacomino, poi dopo l’intervallo, ricaricati da un the caldo, l’hanno chiamato Aldino.

Sono stato diverse volte, nel pieno possesso delle mie facoltà mentali,  in questo piccolo e grazioso paesino, volutamente, senza aver mai sbagliato direzione, il Sud Tirolo è una bella dimensione, a misura di week end lungo, di settimana bianca, di quindicina estiva. Se poi l’albergo è di quelli che si ricordano, ci si ricorda di tornare, inoltre è un posto da gastrofanatici che con la scusa della temperatura mangiano e stappano a raffica.

Il Gasthof Krone nella piazza principale di Aldein, siamo oltre i milleduecento metri,  è una struttura del 1577 gestita dal 1720 dalla Famiglia Franzelin, c’è un parcheggio custodito e sotterraneo e, dovesse nevicare in Sudtirol, un deposito sci, l’umlaut è come se ci fosse.

L’antico Albergo, recentemente ristrutturato, ha conservato, come Lauren Hutton, il suo fascino, tutta la famiglia si occupa di attività direttamente o indirettamente collegate, cucina, vini, c’è Georg il sommelier, azienda agricola, cavalli ma non solo, tutto ruota, pavoni non ne ho visti.



Oggi le foto vanno per conto loro, nell’aria l’euforia per le feste  rende difficile tenere tutto sotto controllo, comunque cenare nella vecchia stube, o nella sala principale destinata anche alla colazione (una delle migliori di sempre che se la gioca e la vince con strutture all’avanguardia che fanno la guardia alle brioches) è una bella esperienza, così come dopo aver centellinato un distillato salire nelle belle e confortevoli camere.Centellinare un distillato, ho davvero poco alcol nei miei trascorsi…

L’APT sudtirolese, dopo avermi recapitato rafano, speck, pane con cereali, senza nero, biondo castano, rosso antico, burro di malga, strudel di pere mi ricorda, tra le varie opportunità di svago, le passeggiate per malghe, il lago,



i sentieri al limite del paese dove basta non perdersi come ho fatto io e un paio di chicche, la visita al Bletterbach Canyon, patrimonio naturale dell’Unesco e  il Santuario del millecinquecento a metri millecinquecento.



Uscendo dalla piccola chiesa, dove le funzioni religiose sono in tedesco, basta non sbagliare direzione perché il piccolo cimitero è proprio dietro l’angolo, per il resto, potendo scegliere, due chiacchiere sul sagrato, un aperitivo sui tavolini al sole, una passeggiata sul sentiero che parte proprio da lì, va bene tutto. La piazza di Aldino, con la chiesa, la scuola, il municipio, la canonica e l’Hotel Krone sembra un presepe.



Da Aldino, superato Petersberg, si arriva comodamente in auto al Santuario, raggiungibile, un po’ meno agevolmente, anche attraverso i sentieri nel bosco, chi visita questo luogo sacro riceve l’indulgenza plenaria concessa nel 2003 da Papa Giovanni Paolo II, male non fa.



Il posto è bellissimo, nel post, tra le righe a tastiera libera, lampeggia un augurio al Faro, al Guardiano,  a tutti gli Armadilli in visione e alle Armadille in visone e tacco 12: sereno S. Natale e pace, qui  c’è davvero pace senza ulivi.

Quello che segue non credo sia un messaggio subliminale, ma non ne sono poi così sicuro, diciamo sicuro al cinquanta per cento,  il nome del Santuario, in tedesco Wallfahrtsort Maria Weißenstein, in italiano è PietrAlba.



Marco 50&50

2 commenti:

  1. Sembra un posto incantevole. Poi ci darai piu' dettagli e ragguagli spero !
    Pallock

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  2. Intanto questo : m.1700 Schmiederalm, andar per malghe...
    M 50&50

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