venerdì 8 novembre 2013

La Regina della Disco

Marco 50 & 50

C’è un disco senza tempo che suona un evergreen un po’ red e un po’ white, ma non è Barry, è il disco della Regina.

Love to love you baby, Hot Stuff, Four seasons of love…

Se fosse un libro sarebbe il più venduto al mondo invece è un disco ma dalla Siae nessun diritto, pur avendone i diritti, perché il rovescio, il lato b (che difficilmente tradisce il lato a, se il lato a è notevole) di questo disco ce lo copiano dappertutto, e i diritti dicevo toccherebbero cifre a doppio triplo quadro quintuplo ecc. zero.

Che sia autunno, inverno o primavera-estate, pur non essendo una collezione di moda va di moda nelle quattro stagioni da Nord a Sud, un passepartout come il tubino nero, i tubetti al nero di seppia sono più un una tantum, come le chanel d’armadillo tacco 12.
E’ il mio oriente, il mio occidente, da Milano a Palermo A.R. passando per Napoli la sinfonia è sempre quella, tutti la vogliono cantare, anche in versione integrale, alcuni solo un pezzo a squarciagola in mezzo alla strada, poi la gola si irrita e si perde la voce, il trucco è un acciughina, del Cantabrico è meglio.
E’ un disco crudo (Pata Negra) ma cotto, la pentola non è una Baldassarre Agnelli ma prima che Susanna Agnelli scrivesse “vestivamo alla marinara”, molti già lo suonavano.

Per un breve periodo ho frequentato una napoletana che faceva il diavolo a quattro, formaggi, per ascoltarlo prima durante e dopo, se sul prima e dopo potevo anche essere d’accordo, il durante mi deconcentrava quel tanto da farmi venire l’ansia da prestazione, così la prestazione divenne occasionale, pur trovandomi davanti una coppa C “doce come ‘na pummarola”.

Arrivavo a casa sua con un fiore, se finivo gli asfodeli mettevo un disco di Fiordaliso o Margherita di Cocciante, ma era scocciante e lei non era un fiore così antico essendo nel fior fiore, era più un fior di latte, così mi toglievo scarpe, calze e calzoni, mi rifiutavo di togliere la maglia della salute e… rientravano i suoi, allora uscivo dalla finestra e dal cornicione raggiungevo il balcone nudo con una tee shirt e mi sentivo un salame privato del piccante, ero in trappola senza la birra del trappista, poi da li è nata la frase che mi accompagna “sei fuori come un balcone”, che alla napoletana, con quel pizzico di origano, suona meglio e rende l’idea. Comunque sempre meglio di essere preso a legnate dal padrone di casa per poi finire nel forno a legna per una cottura veloce ad altissima temperatura.

Tornando al disco, prima che crescano i funghi e anche il prosciutto, credo di poter affermare che l’hanno sentito più volte tutti (i frutti ma soprattutto le verdure grigliate), tutti quelli che transitano dal Bar degli Armadilli e il resto dei gastrofanatici e non. Solo tre persone al mondo non amano la dolce melodia di questo disco : una splendida ragazza afgana dagli occhi verdi che, per colpe non sue, purtroppo non sa cosa sia.



un vecchio eremita che ama il silenzio e si nutre solo di rucola e pomodorini, però nessuno l’ha mai visto, sarà una leggenda milanese sentita in metropolitana, una bufala bella e buona, e poi c’è un’altra persona, la mia capricciosa quota rosa che lo ascolta tre volte l’anno, il disco, con l’eremita non credo parli.

Pur non avendo a disposizione lievito madre, penso che il post sia giunto alla giusta lievitazione, la digeribilità è tutta da vedere, se ci alzeremo di notte per la salivazione azzerata e in sogno non è transitata nemmeno una pecorina, con Charlize Theron non potremo prendercela, non c’era nemmeno lei nel sogno, allora dovremo dare la colpa al disco che è saltato anzi salato, come il conto che non torna e il cliente nemmeno.

E’ il disco che risolve le serate di pioggia, i pomeriggi lunghi e azzurri, le giornate assolate, le mattinate col vendo l’oro che ho in bocca e le notti insonni,  da soli, in accoppiata, in gruppo, un’orgia di sapori, e una ciambella di salvataggio, ti salva da scelte affrettate dell’ultimo minuto, ma non è un salvagente e non ha il buco, ma il buco nello stomaco, quello si che te lo risolve.

Lo vedi e t’innamori, fa capolino un pensiero hot, pensi subito ad un bollente triangolo amoroso e non ti stanchi mai perché diventi insaziabile, il segno dei morsi è lì a ricordarti che i sensi sono vivi, il piacere ha preso il sopravvento la testa non ha gli stessi tempi del cuore, sono scelte di pancia ti butti sfrontato su un nuovo triangolo, mordi tutto quello che arriva a portata di bocca.
Un ultimo triangolo chiude il cerchio, sorridi appagato, forse mai pago fino in fondo.

“Brillanti sparsi sulla pelle bionda – tu esci come Venere da un’onda – ti butti sulla sabbia – sei bella che fai quasi rabbia – in radio la classifica dei dischi”
così tutti vogliono rimanere in classifica almeno per “tre settimane da raccontare”,  perché sempre di Bongusto si tratta e si sfidano, partecipano a gare anche acrobatiche, sono dischi volanti, alla corte della Regina Margherita, ormai identificati.




Se la mia quota rosa amasse questa musica anche solo l’infinitesima parte di quanto l’amo io, la musica, rovineremmo la puntina (ci sono ancora ?) a forza di sentirlo.

Ne ascoltiamo ancora un trancio ?
Mi scusi, ce ne fa un’altra divisa in quattro? Formaggi ?
No, facciamo una rossa (dagli occhi verdi) un po’ piccante.



Marco 50&50


2 commenti:

  1. E COME FACCIAMO SETTIMANA PROSSIMA CON QUELLA AL METRO CHE DISCO NON E' ? SPERIAMO ALMENO CHE SIA LUNGA (LA SERATA) E RICCA (LA CONVERSAZIONE).

    PALLOCK (E GLI IRASCIBILI)

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    1. In effetti…quando ho saputo che la rossa un po’ piccante è la pizzaiola ho pensato di buttarmi sulle scaloppine dimenticando la pizza in forno…
      M 50&50

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