del Guardiano del Faro
Anni fa, forse cinque, o anche più, presi di mira Massimo Sola, ormai lontano da Varese, dalla sua stella e da parecchi
ventesimi. Massimo era sceso al mare, tratteggiandosi in quell'istante più esilmente e più magro, come
la forma della sua Regione ideale, in bilico tra montagne e mare, dove ritrovò
brevemente se stesso, subendone però il rollio, vicino al mare ma parecchio al largo dalla spiaggia di Borgio, finalmente libero da laghi morti, vicino a Finale Ligure, da cui molto del suo tutto partì, e da li ripartì.
Dopo tre pranzi, che potrebbe
essere una buona misura per capire un ristorante se hai più sensibilità umana che un buon palato, misi un titolo
assai provocatorio a quel post sul G.R Forum: Il miglior cuoco Ligure. Massimo, che come
tutti noi ha tanti difetti, ma non difetta di ottimismo, di umanità e di
ironia, replicò direttamente e in maniera lapidaria: caso mai il più bello. Il
voto non gli interessava più, si era evoluto. Adesso poteva andare oltre.
Gamberi rosa, rosa |
Anche Ivano sorride ormai di fronte a certi voti, sapendo bene come stare al centro della scena diversamente, sulla RAI italiana, come Massimo stava sulla defilata Televisione
Svizzera italiana. L'inglese non è la lingua della gastronomia, ma a lui gliela perdono l'insegna.
Salicornia |
Io ho mangiato solo due volte
qui, la prima volta per scrivere la scheda medaglista della Guida del Touring,
mentre in questo caso mi è stato chiesto da The Wine Advocate di abbinare al
telefono, in una decina di minuti, i piatti di Ivano con qualche bottiglia da
pescare a mia scelta dalla sua cantina.
Mi è piaciuto questo esercizio,
perché istintivo, immaginifico, virtuale nell’intenzione, ma che si sarebbe poi
trasformato in cibo e vino; perché è di persone, di cibo e di vino che voglio parlare. E Ivano è una bella persona.
Che facciamo? Lo eleggiamo al titolo di Bel Cuoco o Bravo Cuoco? Sicuramente (a
mio avviso), il più raffinato della sua città, che inclusa la provincia sfiora
i 900mila abitanti.
Questa però non è una
provocazione, i piatti di seguito impressi sul display, sono qui per non
lasciare dubbi, e se vi volete fidare, erano anche buoni. Per i vini, invece,
gli abbinamenti telefonici non sta a me valutarli. Ma hanno tutti uno stesso prefisso: 0033, ma un po' meno Borgognocentrici del solito. Un lungo ricciolo li accomuna.
L'Insolite, come una zuppa di pesce quasi a crudo, con gamberi, triglie, e altro. E le ostriche passate attraverso un cinese, e la sua granita ad accarezzare un fiore. Lo sapete tutti che ostriche e Champagne non è una cosa da fare?
Quasi banale, scolastico, come quando impari ad andare in bicicletta. Questo vino (meraviglioso) comanda sulla burrata liquida, la capasanta e il fiore di zucchino fritto.
...caro il mio ragazzo in ansia da verifica di prestazione: se non te la da dopo una meringa di foie gras e pesche, e con un celice di Yquem 1985, fosse pure (lei) del '95, lasciala perdere, avrà in mente altro...
La Nikon voleva fare il Noto Bob
Burro,olio, maggiorana, calamaro, tagliolino all'uovo.
Ma quello che non potevo immaginare è che il legame trovato si nascondesse nelle erbe aromatiche mediterranee.
Crema di patate violette, crumble di capperi, baccalà in pastella.
Ci stavo mettendo il Corton Charlemagne 2009 di Pacalet quando mi squillò la Mora: prova a metterci una Roussanne.
Piccione e ciliegie.
Nel piatto e nel bicchiere.
In volo sui campanili della Cote de Nuits
Piano A
Piano B
Sono rientrato nel tunnel, il geranio leopoldo me lo rimangerei stamattina.
In un incontro al buio mi riconoscerai, sono quello con il geranio in bocca.
Sono un po' anch'io pensionato gourmet ma mi ricordo ancora come si fa.
Madame Joly sapeva il fatto suo, che è di nuovo il mio.
Ma siamo sicuri che dopo è stato meglio di così?
Il tappo puzza di funghi marci, mentre il vino è una cosa di un altro pianeta
Immaginatelo in cofanetto, foderato di seta, insieme all'anello.
Se vi dice no andate al bar a farvi un Martini
gdf
ecco mentre io mangiavo fusilli ai pomodorini datterini e peperoncino con un foret di raveneau 2004.
RispondiEliminaF.
non mi farei un minimo problema a quest'ora a divaricare le gambe
RispondiEliminaDonatella
Ma già fa caldo
RispondiEliminastella michelin che potrebbe valere un 15, medaglia touring forse idem, 14,5 espresso, 14 del cucchiaio, 13 di passione gourmet. Giudizi da interpretare, forse meglio partire e andare.
RispondiEliminaR.
Fosse uno sport dove ci sono cinque giudici, basterebbe togliere i due estremi. Rimarrebbero un 15, un 14,5 e un 14. Ma siccome non è uno sport competitivo cucinare...
RispondiEliminaMi oppongo vostro onore, un pizzico competitivo sta diventando, come quello che ruota intorno ma non è un pavone, tu sai come la penso, dove finisce la passione ed entra in gioco altro…e qui si potrebbe aprire, anzi divaricare e sta rinfrescando.
EliminaIl Sauternes l’hai abbinato bene anche con lo sfondo ton sur ton, probabilmente ti veniva tutto facile, anche l’omaggio in tinta alle quote rosa…
M 50&50
Wikipedia dice che La Passione è sofferenza, e che precede l'agonia.
EliminaMettiamoci una croce sopra, una volta per tutte.
Boh? l'unica competizione che dovrebbe fare uno chef ristoratore è quello di riempire la sala tutti i giorni. Se lo chef non è il titolare l'unica competizione è quella del food-cost relativo al suo target di clientela.
RispondiEliminaMi permetto di dissentire, senza cuore ci si stanca, ovunque, certo il cuore da solo non basta; la mia p di passione era minuscola tanto per non sollevare pietre.
RispondiEliminaM50&50