domenica 23 novembre 2014

35 euro punto it


Marco 50&50


Hanno aperto una finestra, si vedono le colline di Sorisole...sceglierò un posto vicino al camino a portata di cantina





La cucina si presenta con lo stuzzicante e diversificato cestino del pane…


…e una tripletta di benvenuto:
Arancino di riso
Piada squacquerone&spinaci
Panzerotto pomodoro&mozzarella
Tu chiamali se vuoi stuzzichini...



Polentina morbida, salsiccia, fonduta di formaggi locali e tartufo nero di Norcia, la foto mi aiuta a superare l'esame visivo, dall'esame olfattivo capisco che il menù di terra bergamasca sarà impegnativo, non è un piatto per femminucce, dopo l’esame gustativo sorrido, meglio così, non devo dividerlo.



Zuppetta di legumi e cereali, mazzancolle, calamari e gelato al pane abbrustolito, legumi e crostacei vanno a braccetto, il gelato per il cambio di temperatura non cambia la marcia al piatto che, anche senza “refrigerante”, non annoia


Risottino mantecato con pancetta e topinambur, dopo la foto di rito, il rito del pepe nero macinato a pioggia per mezzi toscani. Nicola, lo chef ha una carta dedicata ai risotti e la mano felice per togliere la padella dal fuoco al momento giusto, che non è poco, il mio risotto si presenta ben mantecato e cremoso, un altro piatto "consistente" ma siamo a metà dell'Opera, una segnalazione, ho dovuto usare il coltello per la pancetta, non so se una presentazione a piccoli "fiocchi" sarebbe stata visivamente penalizzante, certamente più giusta per la degustazione.


Paccheri di Gragnano con ragù di mare all'Amatriciana, sicuramente il miglior piatto della serata, in realtà del pranzo della Domenica, ho rubato un assaggio ma ho capito subito, a volte basta poco, notevolissimo, potrei tornare solo per quello, troverò il modo di farmene servire una porzione da carpentiere bergamasco.



Tagliata di Fassone piemontese con patate, oggi per me niente pesce a vapore, ma va bene così, sono leggero di testa, la pancia è modulabile



Il mare in autunno, composizione di pesci e verdure, qualcuno vi pensa, quote rosa in ascolto, e pensa piatti per voi



Cioccolato diversificato in versione mousse, perché tirarsi indietro, gianduia sugli scudi, Fresca frutta, i colori, la bilancia, l’acido, la dolcezza, la bocca che si pulisce, son quote...   


Bollicine, acqua, coccole iniziali&finali, caffè e servizio compreso



Hanno aperto una finestra, non questa…



…il dieci Dicembre la chiudono, evitare gli spifferi da Santa Lucia a San Silvestro è doveroso e salutare, poi, dopo le feste l’iniziativa trentacinquEuropuntoit alla quale hanno aderito molti ristoranti di Bergamo e provincia potrebbe, si spera,  ripartire, per affiancarsi ad un'altra, INGRUPPO, che dal dieci marzo al trentuno di ottobre permetterà ad una coppia con una dotazione di novantanove euro, di cenare in numerosi ristoranti stellati e non, targati BG, i dettagli sul sito o qui sopra, a tempo debito e a Dio piacendo, tornando al prefisso di Bergamo, simbolo dell'iniziativa, credo che trentacinque euro sia una soglia invitante, una "sogliola" invitante quanto una bella mugnaia, mi ci sono buttato a capofitto e mi si sono infarinati i baffi, ma si sa chi va al mulino...la mugnaia non s'è vista, nell'attesa ho potuto provare, con soddisfazione mia e del mio portafoglio, il menù di terra e quello di mare dell'Opera Restaurant di Sorisole, i piatti sono quelli in carta, i prezzi di molto inferiori, basta prenotare, prima che chiudano la finestra.


M 50&50

venerdì 21 novembre 2014

Il Marco Polo di XXmiglia


gdf


Marco Polo era un personaggio a cui piaceva viaggiare molto, diversamente -intuisco- da Marco Pani, patron del Marco Polo, qui da ancor prima che nascesse il ristorante dedicato al grande viaggiatore, scrittore, mercante e persino ambasciatore nei secoli XIII e XIV. Marco Pani è qui dal 1956, quattro anni prima che il padre aprisse questo elegante ristorante piazzato originalmente su una palafitta ben piantata sulla spiaggia di XXmiglia, circondata da qualche macchia di verde mediterraneo e d'altrove, che da ombra e freschezza alla terrazza, spesso presa d’assalto da clienti italiani e francesi, da più di mezzo secolo.


La casa, come dicevo, è storica (1960), l’impostazione di cucina classica, il servizio pregevolmente vintage, l’atmosfera di un’altra epoca – migliore di questa che viviamo con sopportazione – e lo spaesamento temporale e geografico verso  la Francia garantito. Lo si capisce subito, osservando le boiserie, l’argenteria, i cristalli, le ceramiche, le posate, i centrini all'uncinetto, le vetrinette, la cloche, il gueridon, le tende, l’abbigliamento del maitre e dei camerieri, e dal savoir faire del patron, anche lui facente parte di quella generazione di uomini di sala il cui motto era : “la prossima volta che tornate vi farò assaggiare un altro grande piatto…”


Si, in epoca di comunicazione rapida ed aggressiva tramite media, qui ci si affida invece al mai estinto “passaparola” e alla ricerca della fidelizzazione del cliente, che se si dimostrerà piacevolmente sorpreso e comunque soddisfatto da una prima esperienza al Marco Polo, sarà, come dire, solleticato a tornare per provare altre specialità che fanno bene al cuore di chi ha visto delinearsi una stramba evoluzione gastronomica in Europa, dove in molti casi sono stati dimenticati o etichettati per obsoleti certi dettagli di servizio e di cucina che invece a quelli della mia generazione ancora generano emozione. 

Quell’emozione che differenzia una piacevole uscita verso un ristorante classico piuttosto che in direzione di uno molto più sbrigativo, e gelido. A quel punto, il prezzo diventa relativo. Come dire, a quella ragazza la borsetta più costosa ed esclusiva correresti subito a comprarla per regalargliela. A quella là no, caso mai la porti a mangiare una pizza, sbadigliando a metà cottura.


Quella sensazione calda e appagante che non puoi ricreare in casa, dove non ti metteresti certo in testa di realizzare un menù con foie gras, aragosta, scampi, St.Jacques e diversi pesci bianchi pregiati. E’ bello uscire a mangiare anche, e soprattutto, per staccare da quel che c’è fuori, rifugiandoti dentro un contenitore dove dimenticare le cose negative e ricordare solo quelle belle, come alcune frequentazioni parigine piuttosto che altre sulla Costa d’Azzurra degli anni ’70 e ’80.



Ma uno sguardo verso il futuro arriverà anche qui, probabilmente per mano della terza generazione della famiglia Pani. Il ragazzo ha 21 anni ed è già entrato nella costellazione dei giovani allievi (commis) alle prese con la galassia di locali parigini seguiti da Alain Ducasse, quindi comunque un classico contemporaneo, se così possiamo identificare con due parole lo stile Ducasse, che di principio già non si discosta molto da quanto pensato dal patron Marco, che dirige anche la cucina, indirizzando i propri cuochi su ricette si complesse ma non troppo complicate, quanto buone ed appaganti.

Anche un'insalata qui si serve e si condisce al gueridon, mentre il piatto principale attende in caldo sotto alle cloche

La copertina della carta e del menù

Oltre alla carta esistono anche due menù tariffati a 30 e 52 euro. Un click per  legger meglio

Che nostalgia ...

Momo, il commis di sala serve l'aperitivo

... con olive taggiasche in salamoia

... con un cornetto di pane caldo e burro Bretone ...

... e crudità di verdure in bagna caoda ...

Il sorprendente lobo di foie gras affumicato, con insalate di fiori ed erbe, e  guanciale tostato  


Da Dolceacqua non solo Rossese, ma anche un buon vermentino di Terre Bianche (Rondelli)

Dettaglio sullo spiedino di scampetti e St.Jacques, chicco d'uva e crema di ricci di mare in concassé di pomodoro fresco

Il piatto completato da "grissini" di pane tostato

Sontuosa fricassea di aragosta con tagliolini al burro e chiffonade di basilico


Il maitre Gioacchino alle prese con un servizio al gueridon

Al piatto con questo rombo gratinato su purè di patate e funghi, salsa al caramello di Champagne. Un altro piatto distintivo del Marco Polo.


Ci sarebbe anche un carrello dei formaggi, ed uno dei dolci, ma per oggi ...

... mi accontento di questo fresco stecco di sorbetto di uva fragola

... pensando alle parole del patron: " la prossima volta che ..."

Dalla terrazza

Da decenni sulla rossa, fino ad oggi con tre forchette distintive di un certo comfort complessivo


Ristorante Marco Polo
Lungomare Cavallotti, 2
XXmiglia
Tel +39 0184 352678

gdf

giovedì 20 novembre 2014

NOBILE & ORIGINE


Marco 50&50
L'ultima volta che ci sono stato ho preso l'acqua.


L'ombrello della quota rosa, in realtà maculata&leopardata, non bastava a ripararci lungo le vie in discesa del borgo toscano. Per la notte una BB senza B, ma sarebbe meglio dire una CC senza C, "queste so' le hiavi della amera, la olazione la potete fa al affè sotto asa”, al caffè Poliziano.


Nell'antico Caffè liberty, situato come le secolari cantine, nel centro storico di Montepulciano ho fatto colazione in un locale aperto nel 1868, un'apertura recente se si pensa che il borgo di origine etrusca è del quarto secolo A.C. Dopo l'acqua ho preso anche il vino, lo stesso che stasera, insieme alle Città invisibili di Calvino mi sta facendo compagnia, caratteri trasparenti nero su bianco, nel cristallo trasparente un rosso di carattere, ognuno ha il suo campanile per le destinazioni future, Calvino ha chiuso il suo cerchio a Siena, il mio vorrei fosse ad uno sguardo da qui, altri saranno costretti ad "emigrare" in Francia per bere buoni rossi ed assicurarsi un posto sotto il campanile.



E’ stato il primo vino in Italia a potersi fregiare delle fascette della Denominazione di Origine Controllata e Garantita (D.O.C.G.), la prima serie di "fascette" statali dalla numero 1 alla numero 50 è custodita a Montepulciano presso il Consorzio del Vino Nobile, di colore rosso rubino, intenso&brillante col trascorrere del tempo tende al granato, il profumo è intenso, la prugna e l’amarena “arrivano” quasi sempre, ma tra gli aromi d’apertura si avvertono spesso&volentieri lampone, mirtillo, mora e viola mammola.


Roteando i calici potrebbero arrivare qualità aromatiche complesse come vaniglia, cannella, liquirizia, noce moscata, tabacco, pepe nero&rosa, cioccolato così come aromi balsamici di mentolo ed eucalipto. Solitamente piacevole già al primo sorso, con acidità ben bilanciata dalla gradazione alcolica.

Dopo la deglutizione, lunga persistenza in bocca soprattutto di prugna e amarena, i profumi iniziali sembrano tornare per l'arrivederci, si potranno percepire anche sentori speziati dovuti all’invecchiamento in legno. Fa compagnia a cena e dopo cena, benvoluto da arrosti misti, preferisce fare coppia fissa con un pecorino toscano semi stagionato.

Il prugnolo gentile contenuto nella bottiglia che ho stappato stasera arriva dalle tenute Antinori e ha appena compiuto mille giorni, troppo pochi perché il rosso rubino ceda brillantezza per mutare in rosso granato, così chiamato perché la melagrana o granata (il cui nome significa mela piena di grani) ha quel colore.

La nobile Braccesca è rosso rubino brillante come il sangue fuoriuscito dalle "sbucciature" che, ragazzino di città, mi sono procurato inseguendo un pallone io, mezzo milanese, in terra straniera.

Attraverso il calice di cristallo mi rivedo a terra, circondato da toscani DOCG, io senza paura apparente, difeso da uno e poi accettato definitivamente da tutti.

Dal calice assieme all'amarena arrivano profumi più complessi, dopo la mora inaspettato arriva il profumo inconfondibile del leccio, lo stesso profumo indimenticabile delle mie serate al "piazzone" sotto le stelle delle crete senesi, il cielo scuro e vicino come le mura antiche del centro storico e del mio mondo di allora.

Al primo sorso ne segue quasi subito un altro, torna l'amarena che anche dopo la deglutizione non se ne vuole andare, non sento acidità, non sento i quattordici gradi, verso ancora e deglutisco perché sento la voce del mi zio e lo rivedo mentre si versa un bicchiere di rosso dalla bottiglia del su amico contadino, risento la sua voce e le sue "rispettose" bestemmie toscane per indicare gradimento, alto gradimento, lo zio Cecco...



…di tutti i vizi che solìa avere non m’è rimasto se non quel di bere…
Cecco Angiolieri (Siena, ca. 1260-1300)

Tra il serio e l'aceto, perché il confine tra mezzo toscano e mezzo bischero è sottile


Come sta contradaiolo ?
Cavaliere che piacere, tutto procede, è stato Gentile a chiamarmi
Anche un po’ Prugnolo, visto che i cavalli hanno fatto amicizia, per l’ultimo dell’anno pensavo di fare una bella galoppata insieme, ha impegni ?
Nessuno fino al Palio.

E’ arrivato un invito per due persone al faro, il Guardiano impegnato altrove ha pensato di mandare me, è un’esperienza unica ma non sarà una passeggiata, che ne dice di una verticale di Nobili di Montepulciano in terra di Toscana ?
Presente e fremente, lo so che non sarà una passeggiata, mi ha appena parlato di “una bella galoppata”, vado a lucidare l’armatura, faccio una telefonata e ci si vede.

(Mah…verticale di Nobili di Montepulciano in Toscana…chiederò a Fabrizio)
Ciao Fabrizio, sono Marco, scusa se ti disturbo, ho ricevuto un invito dal Cavaliere di Sterimberg circa una verticale con altri Nobili, deduco tuoi parenti, che si terrà in Toscana, ho già aderito, mi daresti qualche dritta…stai ridendo ?

No sorridevo, pensavo a quanto mi piacerebbe assistere all’evento ma sto preparandomi per la scalata alla Banca toscana del Monte, comunque credo possano bastare un paio di scarponcini da trecking, un’imbragatura e qualche chiodo da roccia, magari, per non saper leggere tra le righe del cds, portati anche una picozza.

Buongiorno oste, son già arrivati i Nobili ? Dov’è la verticale da scalare ?
“Oh chill’è sto bischero tutto vestito da gazzilloro colla picozza ?”
Cavaliere ma è venuto senza imbragatura ?

Non mi sono spiegato, ma lasci che le faccia una foto, perché questa è storica, comunque niente verticale stia tranquillo, solo, si fa per dire, un Pecorino Toscano con questo vino, Nobile a tutti gli effetti.
Forse ci vorrebbe un Duca per descriverlo…



M 50&50