Visualizzazione post con etichetta Spotorno. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Spotorno. Mostra tutti i post

giovedì 10 gennaio 2013

Zû a Mâ



 del Guardiano del Faro


Io non capisco la gente che ama andare al mare d’estate. Caldo, traffico, umidità, sole a picco, niente parcheggio e tanto sudore. Guarda che bello invece ieri a Spotorno: 14 gradi, cielo coperto e neanche un cane per le strade. Parcheggi vuoti, anche se ugualmente a pagamento, che rimane l’unica nota stonata, perché se veramente non c’è nessuno si potrebbe anche fare a meno del misero balzello.


Comunque sia così si vive, si respira e finalmente si riesce a godersi anche questo piccolo borgo del savonese senza le ansie estive. Ci stavo pensando, ma forse è la prima volta in mezzo secolo che riesco a metter la macchina dove mi pare e guardarmi con calma Spotorno? Ma sai che d’estate non sapresti dove infilare un fuso in questo gomitolo di auto e di case? Sempre così: ti guardi in giro un bel quarto d’ora e poi con un sommesso sospiro tiri avanti, vai avanti, vai altrove.


Si però se non c’è nessuno sarà tutto chiuso? Cosa farebbero rimanendo aperti i ristoratori in un momento così basso di affluenze? In effetti le prospettive non sarebbero rosee in questo clima, e invece no, perché se lavori bene e con prezzi comprensibili puoi rimanere aperto anche a  pranzo e a metà settimana, anche se il tuo locale non ha una lunga storia e una tradizione sedimentata nella memoria della clientela.

Contrariamente a molti che ormai restano aperti solo la sera, solo il fine settimana, solo su prenotazione, solo quando fa bello o solo quando tutti gli astri si allineano. Non le cerco neanche più quelle tipologie di locali. Se ci devo andare per motivi guidaioli bene, se no ne posso anche fare a meno. Ma poi mi chiedo: ma quando lo puliscono il pesce? Quando le lavano le verdure? Quando le preparano le carni a lunga cottura? Quando li cuociono i dessert da forno? L'intera linea quando la definiscono? Dalle 18 in poi? Mah! Intanto prendo questo Zu a Ma chiuso il lunedì. Sembra un’altra epoca. Ormai ai ristoratori chiedo: siete aperto oggi a pranzo? Qui la risposta arriva da un’altra epoca, appunto: noi siamo chiusi il lunedì. Capito? Noi siamo chiusi il lunedì, e non… siamo aperti solo a cena dal giovedì al sabato mentre sabato e domenica anche  a pranzo, ma dipende se c’è il sole o se ci sono prenotati e comunque solo a menù e bla bla bla…



Zu a Ma ( giù al mare ) nasce un paio di anni fa dalle intenzioni di un noto chef di origini nord piemontesi - come me - Giacomo Gallina con trascorsi milanesi di rilievo quali il Four Season e i Gold dei Dolci Gabbana. Comprensibilmente stufo delle nebbie padane, ha aperto con Giusy questo bistrot di successo in ambienti moderni e funzionali, tra il budello e il lungo mare di Spotorno, ma per filosofie, motivi storici e notizie personali esiste un sito internet del ristorante riportato a fine post.

Cucina naturale? Ben venga, anche se il significato del termine non è chiarissimo



L'ingresso dal budello, da via Cavour, più defilato, più malinconico... 

La carta invita e invoglia: sono 17 i piatti citati, tutti molto sfiziosi, già nel modo di descriverli. A questi andranno aggiunti almeno mezza dozzina di dessert presentati in carta a parte.

Luci basse all'angolo bar, per un aperitivo o un caffè...


 luci molto basse, povera Nikon ;-)


La cucina è in mano al giovane e brillante Daniele Fabbri, in grado di tenere in piedi ( con l'aiuto di Alin e Gabriele ) una linea di cucina intrigante e sfiziosa, dove tutti i piatti assaggiati non avevano carenze nè di sapore nè di complessità. Concentrazioni, contrasti, qualità della materia prima, cotture brevi, profumi, sapidità, acidità... Ottimo senso del gusto: bravo Daniele, che si merita platee anche più importanti, che con il tempo arriveranno.


Mise en place bistrot, e anche i prezzi sono da bistrot. Quasi tutti i piatti sono proposti infatti dai 10 ai 15 euro.

Da segnalare con l'asterisco la focaccia integrale ai cereali, buona e originale.

Il biglietto da visita, perché ci vuole coraggio: sgombro marinato e poi scottato sulla pelle, ma crudo all'interno, cosparso di densa citronette, agretto di melograno, insalata di finocchio e scapece agrodolce di zucchine. Bravissimo a far star insieme il tutto. 

In formato bistrot anche la carta dei vini, coerente per scelta e fascia di prezzo. Questa onesta ribolla costa 20 euro, e va giù bene.

Crema di topinanmbour a salsare un intero carciofo cotto in piedi e due gamberi scottati. Chips del medesimo ortaggio in crema a chiudere. Ovvio che è buono, si capisce facilmente questo piatto. Molto gettonato anche ad altri tavoli, perché se sei aperto a pranzo poi qualcuno arriverà a mangiare qualche cosa di buono,

Denso sugo d'arrosto per i classici plin piemontesi; e vista la giornata, ben vengano piatti di un certo spessore.

Molto intenso anche il fondo di questi spaghettoni alle vongole, dove è la colatura di alici di Noli ( fatta maison e aromatizzata con bacche di ginepro e chiodi di garofano ) a fare la differenza in un piatto che a quel punto non è più banale o scontato, anzi, difficile lasciarne...

Spesso Morro di baccalà ( un po' salato, ma ci sta ) scottato su tutti i lati e contrastato da una crema di cipolla e gocce di vinaigrette, cime di rapa aglio olio e peperoncino, radicchio alla citronette. Lo stile bistrot  si può identificare in preparazioni ricche, nette ed appaganti come questa.

Più raffinato il pagello alla piastra su brodetto di pomodoro, basilico, peperoncino, pinoli e spinacini.

Classica tagliata di Fassona con intingolo di erbe ed insalata di puntarelle ai capperi. Anche qui, sono i contrasti a rendere fresco e appetibile l'ultimo piatto della degustazione. Ma ormai la luce va facendosi sempre più bassa.


Bianco mangiare alle mandorle farcito di fichi su passata di cachi, chechingeri. Anche senza mirtilli o fragole, molto buono e leggero quanto concreto.



La lavagna degli appunti...



... e ancora qualche cosa prima di tornare al deserto lungo mare: nocciole caramellate, frolle al burro e scorze d'arancia; con il limoncello maison, anche questo fatto da loro, che già da prima delle 9,30 del mattino ti rispondono al telefono dalla cucina, perché stanno preparando tutte queste buone cose per chi ama il mare d'inverno. Grazie ragazzi.



Zû a Mâ
Giusy e Giacomo

Via Cavour 36 - Via Aurelia 29
17028 Spotorno (SV)
T +39 019 747891

info@zuama.it





- gdf Spotorno -




lunedì 16 maggio 2011

Metodo classico a chilometri uno

- gdf 2011 -

La vicenda mi ha sorpreso assai, al punto di non essermi preparato il Carl Zeiss utile a bloccare l’evento in uno scatto. E’ vero che abbiamo visto di tutto e non ci sorprendiamo con facilità più di niente ma un metodo classico nato e cresciuto nella terra dei tulipani olandesi mi mancava. Rimandando a un momento diverso schede tecniche e note di degustazione volevo invece puntare l’indice verso i vini a chilometro zero, almeno qui, su questo blog filo eco-natur-style . Noi quattro che abbiamo come priorità i vini naturali a basso impatto ecologico, da agricoltura sostenibile e tutto quanto ne consegue ci dovremmo porre la domanda. Il paragone nasce dalle acque minerali, che se tutti noi ( a me non riguarda, è tanto per dire…) acquistassimo le marche prodotte nella nostra zona eviteremmo di dover far muovere colonne di TIR da un angolo all’altro del paese con il conseguente impatto ambientale e relativi costi aggiuntivi, sia strettamente sul piano economico, sia su quello dei costi morali ed etici, voir danni ambientali. Credo quindi che noi quattro gatti sostenitori di questo piccolo ma acuto blog dovremmo dare l’esempio. Volevo quindi invitare i pards a limitare il consumo abituale di vini che abbiano fatto anche più chilometri delle acque minerali, andando a scomodare i camionisti di mezza Europa con le prevedibili conseguenze dell’ambiente. E’ come quello che fa biodinamica e si alza anche alle tre del mattino per spargere il compost e poi quando il vino è pronto lo mette ad affinare in barrique lucenti da 1000 euro fatte con pregiato rovere francese abbattuto allo scopo. Un po’ di coerenza per favore ! E allora caro Hazel, tu che hai la fortuna di vivere a contatto con la pregiata bianchetta genovese potresti approfittarne di più, e se proprio hai voglia di una bollicina potresti spingerti ( ma non oltre ) fino alla Lumassina vivace di Spotorno. E caro il Sommelier, quando scendi dal Dente potresti fermarti già a La Salle, dove troverai il tuo bianco di elezione, anche in versione brut . Diventare bianchisti porta questi vantaggi. E caro Ciciuxs, il più fortunato di tutti quanto a collocazione, tu hai a disposizione anche i rossi di San Colombano al Lambro a chilometro uno. Per me, ora che ho scoperto il Vermentino metodo classico di Sanremo posso fare a meno anche degli Champagne, la Cantina Calvini che li produce è a 800 metri dal Faro, meglio di così cosa mi poteva capitare? –gdf-