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venerdì 27 maggio 2011

La risposta è già dentro di te, però è sbagliata.

- gdf 2011 -

Lo spunto me l’ha dato Dark Knife con la sua ultima recensione from London apparsa ieri su Passione Gourmet. The Dark non lo conosco, così come non so quale significato nasconda questo nick una volta tradotto dall’inglese, ma in ogni caso quest’uomo ha avuto il pregio di scoprire Bruno Loubet. E’ andato fino a Londra e ha scoperto Bruno Loubet, pur sapendo che quello buono ( si fa per dire ) si chiama Edouard, che nonostante sia tra i più insani chef creativi del pianeta è capace di colpi di cucina degni del suo maestro col cappello a falda larga. Lui non serve che venga citato nello specifico prenom, perché che io sappia, di Veyrat ne abbiamo uno solo. Era successo anche a Carlo Cappelletti con Simon Selosse, che invito a provare anche i vini di Richard Leroy. Ora non vorrei insistere sui miei ex associati di Passione Gourmet ma credo che Norbert si ricorderà di una sera a Puy en Velay che risolsi quasi a forza decidendo che andavano bene anche due o tre birre all’aperto sparlando delle nostre ex fidanzate piuttosto che farmi tirar dentro a mangiare salmone e asparagi da tale Francois Gagnaire, per altro mono stellato, ma giunto al punto nel momento sbagliato, tra una Pic e un Marcon. Tra un Serge e un Didier Dageneau spero la differenza sia chiara, ma io stesso sono cascato nella trappola di Jean e Sébastien Dauvissat, mentre su Thierry Mortet sono stato più attento. Leflaive ha compromesso una generazione di apprendisti borgognisti, tra Domaine e Negociant . Dugat invece no, qualche volta a sbagliarsi va bene lo stesso, Bernard o Claude, per una volta è andata bene, così come potrebbe essere tra le gonne delle signore Gros, e così pure nei garage dei Cotat. Si potrebbe proseguire con questo ritmo verso l’infinito, ma per tranciare prima di diventare noioso e prevedibile vi anticipo che più in la vi dirò di Alphonse Pacalet, astro nascente di Fixin ;-)


lunedì 25 aprile 2011

I vini del pranzo di Pasqua

- gdf 2011 -
L'immagine qui sopra potrebbe simbolizzare un ritorno alle origini, una delle tipologie di vino che più a lungo ho approfondito, a partire dai primi anni '80 e sulla quale sto tornando con intenzioni bellicose nei confronti della tastiera. I capitoli sono già parecchi , poi toccherà a Sherry, Madeira ecc... ci vorrà del tempo, ma ormai la scimmia e rimontata sulla schiena e ha l'aria di quella che non se andrà facilmente. Ma non si può portare avanti un menù a botte di Jerez e Porto , e quindi ecco le altre gemme del pranzo di ieri:


Buonissimo Champagne bio di Boulard ! Monovitigno, chardonnay dall'appezzamento denominato Les Rachais. Vigne di una quarantina d'anni per questo extra brut dosato quindi pochissimo ( 3 gr x litro ) ma ugualmente morbido e per nulla ostico al palato. Deriva dalla vendemmia 2004, vinificato in barriques, nì collé ni filtré, mantiene una leggerezza di sentori fini tipici dello chardonnay con il delicato ricordo del passaggio in legno dolce di grana fine . Sboccatura del febbraio 2009, quindi già abbastanza per cominciare ad apprezzarne le sfumature derivate dall' affinamento in vetro. Va giù che è un piacere. Bottiglia finita a tempo di record.


Charmes, le charmant, il nobile terroir premier cru più flatteur secondo i vecchi contadini di Meursault. Se a questo aggiungiamo la felice mano modernista di Mikulski il quadro è al completo, e non sarà l'ironica etichettatura che ricorda il tratto approssimativo dei vecchi cantinieri a sviarci dall'evidenza. Vino giovanissimo ma già buono. Si appoggia ancora ovviamente sull'elevage ma in modo rilevante solo se paragonato ad altri piccoli produttori che fanno sentire ancor meno l'intervento del legno. Qui il frutto esuberante e la classe innata dei terreni premier cru di Meursault completano l'opera.


Monsieur Pinot ! Re-Bonjour Bernard. Nei freschi terreni di Lavaux St. Jacques Bernard Dugat ci va a piedi, due passi da casa. Così ha tutto il tempo e la comodità per andare a stressare quelle povere vigne che poi gli renderanno un succo meraviglioso, concentrato e profumato. Qui siamo nella magica annata 2005, dove anche il grado alcolico è sopra media, così come il frutto (ciliegia nera) sfacciatamente croccante e in grande evidenza su altri sentori che però cominciano a farsi avanti. Non ancora la vena tartufata quanto la vena iodata insieme ad una liquirizia esagerata. Radice di liquirizia che ho ancora in bocca il giorno dopo. Può piacere o lasciare perplessi, ma lo stile Dugat-Py è unico e sinora inimitabile ed è corretto che ogni appassionato di pinot noir ne provi qualche bottiglia per intendere quale potenziale può esprimere questo vitigno nel suo comune più vocato a evidenziarne la virilità, nelle mani di un interprete inimitabile come Bernard.

Il ritorno alle origini, una delle mie prima scimmie prepotentemente tornata. Ieri ho trovato questo, che è un LBV , quindi l'azienda ha deciso di protrarre l'invecchiamento del vino in botte per un periodo superiore ai due anni e mezzo che ne avrebbero consentito l'etichettatura più nobile : il Vintage. Perchè fanno queste cose a Vila Nova de Gaia? Avremo materiale su cui discuterne, intanto prendiamo atto che questo millesimo 1997 è stato messo in bottiglia nel 2001 e quindi si è fatto altri dieci anni di affinamento per riduzione dopo quattro per ossidazione. Il colore è ancora piuttosto acceso sul rubino ma i profumi di frutti rossi e prugna confit cominciano a fondersi su note speziate di cannella... insomma, il viaggio è iniziato.
Ma adesso è ora di andare a tavola:

Brandacujun, baccalà mantecato con sfoglie di verdure croccanti e salsa verde

Gamberi fritti in pasta kataifi su insalata di carciofi crudi e crema di fagioli, sfoglia al cumino.

Tradizionali ravioli di borragine in finissima sfoglia senza uova.

... poteva forse mancare lo spaghettino con le vongole veraci?

Cabillaud su crema di patate al limone.

Agnello al forno con carciofi.

Un idea di zuppa inglese in coppa Martini.


Ristorante La Meridiana
Roberto Rollino
Via Cesare Battisti
San Bartolomeo al Mare (IM)



- gdf -