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domenica 23 marzo 2014

FRITTELLE DI RISO AMARO

Marco 50%50
Si, ci metteva la scorza di limone e anche la buccia d’arancia… 

Potrei scendere dritto e diretto fino a Sud, diciamo Napoli, senza fare una sosta o una deviazione e dare una sterzata a questo pomeriggio milanese, se parto ora, arrivo per merenda, mi piazzo su un  divano faccio partire un cartone d’accompagnamento con Bubo e il Ranger e mi sparo un congruo numero di zeppole di San Giuseppe, ma se anche si parte in tutta fretta e senza bagaglio, il bagaglio d’esperienze pieno di ricordi ce lo portiamo dietro e dentro volenti e occasionalmente nolenti, così già dopo Bologna la macchina procede spedita ma tende a destra, superato Barberino del Mugello comprendo le sue intenzioni, che sono anche le mie, a Firenze Impruneta, che per me rimarrà sempre Firenze Certosa, metto la freccia a destra e nella faretra, tanto per non presentarmi a Siena vestito da indiano metropolitano, ed entro in punta di piedi e di ricordi nel Granducato.



Forse era già stato tutto deciso o premeditato, nel bagagliaio il Moscadello di Montalcino Doc dimenticato per scelta in macchina dalla sera prima, un vino antico citato da Pietro l’Aretino, da Redi e dal Foscolo, i cui vitigni, quasi interamente distrutti dalla  Fillossera, vennero ricostituiti mediante l’utilizzo di uve di tipo Moscato Bianco originarie del Piemonte.
Oggi è San Giuseppe e a Siena e provincia, assessori ai beni culturali inclusi, si preparano le frittelle di riso, per dirla tutta, qualunque senese mandato al confino al Nord, il diciannove Marzo o prepara le frittelle di riso o ci pensa.


Fate bollì un litro di latte con un pizzico di sale

Versate dugento (200) grammi di riso e cocetelo fino a che avrà assorbito tutto il liquido

Fatelo freddà bene bene (se unvolete fa coce l’ovo), aggiungete ed amalgamate al composto du tuorli

Friggete poche frittelle alla volta aiutandovi con un cucchiaio, l’idea di una quenelle non sfiori i vostri pensieri, ne nascerebbe una querelle, devono essere irregolari

Scolatele con una schiumarola o con un ramaiolo forato avendo l’accortezza di lasciare che qualcuna sia un po’ bruciacchiata, diciamo più dorata delle altre, poi lasciatela a me

Intanto il Moscadello dovrebbe aver raggiunto i tredici gradi , una temperatura di servizio ottimale, senza rischio di doppio fallo.

Assorbite l’olio in eccesso con un foglio di carta da cucina come se aveste fretta

Cospargete le frittelle con abbondante zucchero semolato, il velo in toscana unsimette nemmeno in capo, mettete alla prova la vostra capacità di resistenza

Sergio mi chiamò, era caduta.
Come lei ero surreale, oltre le fredde regole burocratiche.
Feci pratica con le pratiche d'invalidità, cominciai a perdere lentamente colpi, poi venni aggredito, nessuno percepì fino in fondo il mio disagio, se ce l'avessi fatta senza farmaci sarei rimasto me stesso, non presi niente, rischiando.
A lei  che non perse mai la sua dignità nemmeno quando la portavano all’autolavaggio, dissi che non ce la facevo più, con forza mi disse vergognati, lo sto facendo, pubblicamente.
La quota tenne duro e forse mi salvò, qualcosa mi svuotava, persi peso e speranze, non l'ultima, ma ero vuoto, quasi pronto per il salto.
Andammo a trovarla mi disse l’ultimo ti voglio bene, poi si illuminò dicendo a Sergio ciao amore mio.
Erano passati nove mesi, lei se ne andò, dandomi la vita per la seconda volta.

Si, ci metteva la scorza di limone e anche la buccia d’arancia… e  il profumo dolce amaro delle scorze d’agrumi ummelo leva più nessuno.

M 50&50

mercoledì 5 settembre 2012

Montalcino | Osticcio


- gdf 2012 -




"Ah! Lei è uno di quelli che scrive sulle guide… e allora è meglio che non glielo dico a mia moglie in cucina, se no poi si emoziona e si sbaglia a bollirle l’ovo"




Ecco, nella vita bisogna imparare a capire con chi si può scherzare, con chi si può esagerare e con chi no; con chi è meglio rimanere al proprio posto. Di fare l’ironico o il sarcastico con i toscani ho smesso da decenni, tanto non ce la fai con quelli. Come si dice,  hai voglia a mangiar mosche, tanto non voli. Il mio problema con i maestri dell'italiano è che li affronto morbido perché li temo, invece dovrei ricordarmi che non è perché una De Medici stanca di via Tornabuoni è andata a vivere a Parigi per far shopping in Avenue Marceau  e già che c'era avrebbe insegnato ai francesi a fare il gelato... insomma, che per questo viaggio  turistico della Caterina possano continuare a mandarci qualche mangiatore di teneri gatti in televisione a ricordarcelo; ma cosa volevo dire, non è perché ce lo menano tanto con ogni cosa da bere, da mangiare, da leggere e da guardare nei musei - cercando di convincerci che l'hanno fatta loro meglio di tutti e prima di tutti - che possano giustificare tanta superiorità. Ma anche stavolta sono andato sotto, 1-0 al quinto minuto su contropiede.  Quindi dopo la prima frecciata mi metto qui zitto zitto e mi guardo il panorama in attesa di un bicchiere di Champagne. A Montalcino lo Champagne? Eccome no, venite a vedere a l'Osticcio quanto se ne beve! La derniere fois che passai di qua a Le Logge scorreva ogni Egly Ouriet dalle gelide labbra di algide Lituane. O erano Estoni? Il ghiaccio lo riservai per la Sambuca.


Ice bag verde ???  Qui potevo pareggiare, che assist ho bruciato.



Un bicchiere di Rosso di Montalcino non glielo vuoi ordinare? Il Rosso 2010 del Campinoti è così fruttato e beverino che le americane e le giapponesi lo buttano giù a golate. Non sento parlare italiano in sala - da parte di chi sta seduto ai tavoli intendo - quindi l'oste ha ragione a praticare questi prezzi, ma fino ad un certo punto, perché in estate va così, mentre in altri mesi non saprei come li possa giustificare agli indigeni proprietari dell'Italiano. Dell'Euro italiano.

Si tiene in mano così un calice! Vostra moglie come lo impugna?


Mi piace la carta dell'Osticcio, soprattutto per l'originalità della proposta vegetale. Dopo tanta carne anche qualche bel piatto vegetale ( voir vegano ) non ci sta male. Le signore apprezzano, e siccome sono la maggioranza delle clienti in sala...



Chiaro , la ciccia non manca, anche da otto etti, con osso o senza, e pure qualche cefalopode ha raggiunto Montalcino, qui, dove trovarono anche un relitto di balena cinque anni fa sbancando una collina. La famosa Balena di Montalcino. Il famoso Gatto Atlantico di Totò? No, vera Balena bianca di Montalcino. Il miglior ufficio stampa dopo Reims

Mise en place in acciaio modello Blade Runner che era lucido e adesso satinato, da non credere, da vedere dal vivo; ma non fate domande con sottintesi come mi è sfuggito di fare in un momento di rilassatezza: 2-0

Dice: verdure saltate, leggi buona ratatouille

Ottimo prosciutto crudo con una cosa che non è il gnocco fritto, ma che è ancora più convincente

Fagioli? Yess, fagioli. Molto buoni

Yess, ceci. Very good ceci



Questo è il Tutto di Parisi. Come un English breakfast. Ovo e porco, tutto di Parisi. Ironico, bono, godereccio. Alle nove del mattino, ma pure alle nove della sera. Quarto quarto di rosmarino, si dai, fate i bravi, l'ho visto anch'io.

La signora  in cucina - senza sapere chi sta al tavolo :-)  - si diletta con discreto successo con  la sorbettiera : pera, cioccolato, liquirizia... e altro. E allora che fai? Gli dici no? Nella terra dove è nato il gelato?


E si chiude con ironia Anglo-Francese,  buon divertimento all'Osticcio.

martedì 4 settembre 2012

Montalcino | Bisteccona & Pecorino



- gdf 2012 -




Dunque l'avanguardia gastronomica, per definirsi tale, deve stare forzatamente dalla parte opposta della popolarità. Almeno così ho letto sul blog di Marchi nel post del 31 agosto. L'avanguardia deve essere impopolare, incomprensibile ai più, di nicchia, e capirla è probabilmente dono divino per quei pochi privilegiati che hanno il palato spostato in avanti. Poi mi trovo a confrontarmi velocemente con un mio ex associato di Passione Gourmet - anch'essi seguaci dell'avanguardia - che mi confessa il suo riflusso, forse frutto  del reflusso causato da qualche lungo pranzo di estrema avanguardia. Adesso va a plin e dolcetto. Lo capisco.

Eccellente crostino ai porcini alla trattoria Il Pozzo: slurp!

Ci medito sopra rivedendo questo crostino toscano. In una settimana di Toscana e zone collegate mi sono discretamente rotto di crostini. Per carità, buoni: con i funghi, le melanzane, i pomodorini, formaggio ed erbette, le frattaglie, le creme tartufate ecc. Ci farebbero un intero menù degustazione se li lasci fare, tappandoti ogni interstizio dello stomaco di pane. Quindi ben venga l'avanguardia che possa risolvere questo problema, eliminando il superfluo e lasciando inalterato il sapore e la soddisfazione dei palati non troppo slogati verso l'avanti.

Ma più in là, in viaggio, ho scoperto che era sufficiente tagliare più fine il pane e metterci una giusta quantità di salsa perché il crostino non sia stucchevole o noioso. Innanzitutto pane croccante fuori e morbido dentro. Poi anche la dimensione è importante, perché se  è troppo grande, oltre che troppo spesso, diventa poco pratico sia da addentare che da far passare dentro la bocca senza tirarsi addosso la metà di quello che ci hanno messo sopra.

Ancora più in là mi arriva una conferma indiretta da parte di Niko Romito, che risolve il problema del panino. Piccolino, croccante fuori, morbido dentro. E poi la farcitura, geniale: di scampo crudo con insalatina e goccia di salsa simile alla ketchup. Mi ricorda qualcosa... il cocktail di scampi anni '80. 

Debbo trarre una conclusione prima che arrivi la bistecca che incombe qui sotto. Dunque, per ridare una nuova faccia e una diversa piacevolezza ad un crostino toscano e al cocktail di scampi con lattughina e salsa cocktail o salsa rosa che fosse, bastava trovare una misura e una proporzione diversa degli ingredienti! Quando l'avanguardia sposa il buon senso la capisco anch'io, ma mi resta in mente il dubbio su quale possa essere una tecnica migliorativa che possa "aggiornare" questa bistecca. Bassa temperatura? Osmosi? Fusione a freddo? Sferizzazione? Vulcanizzazione? O cottura alla brace?



Il nostro abbinamento
Uno dei diversi pecorini in degustazione
Il nostro abbinamento




Trattoria Il Pozzo
Piazza del Pozzo
Sant'Angelo in Colle (Montalcino)
Tel: 0577 844015



lunedì 3 settembre 2012

Montalcino | Le Ragnaie di Riccardo Campinoti


 - del Guardiano del Faro -

Riccardo Campinoti osserva le sue vigne
Un bicchiere di rosato Le Ragnaie dal balconcino di una camera con vista: la numero 3 per la precisione, che dà sui vigneti, sui colli e, laggiù sullo sfondo, sull'Isola del Giglio.

Ripensando alla prima volta che passai da questa strada - mi vien da dire - qui era tutta campagna. Ma non è vero, perché la struttura in realtà c'era, ma era talmente brutta che l'occhio desiderava ignorarla.

Poi venne il tempo in cui il coraggioso Riccardo decise che nella sua vita il vino, invece di solo berlo, gli sarebbe piaciuto anche farlo, a partire dalle vendemmie 2003-2004.


Il mio secondo tempo fu quello di Poggio Antico, il mio breve periodo a Poggio Antico, a pochi passi da Le Ragnaie, dove cinque anni fa mi divertii a giocare a fare il sommelier alle spalle dell'amico cuciniere Roberto Minnetti, dove mi divertii a vendere Brunelli e Sassicaie a straniti stranieri, e dove mi divertii ad assaggiare i primi millesimi de Le Ragnaie di Riccardo Campinoti, conosciuto a causa della stessa passione: una cassetta di Leroy D'Auvenay, che dopo un click sul forum del Gambero Rosso dal faro partì in direzione Toscana.

Mi chiesi: ma chi è costui che conosce questa roba e non esita a metterci le mani sopra nonostante i prezzi di Notre Dame? La "Vecchia".  Questioni di affinità. Questione anche di sfiga, come quando lui salì fino a Cuneo e io gli servii, anzi, non gli servii un La Tache 2000 che sapeva di tappo; tutte cose che ti segnano con il tempo. Tanti altri episodi - per fortuna ottimi - fino al viaggio epico con l'indimenticabile Franck The Big One in Borgogna che ho già raccontato alla mia maniera tempo fa su questo blog: 90% di polpa e 10% di vinaigrette, french dressing.



Dalle parti del Passo del Lume Spento - due chilometri fuori dal centro di Montalcino - Riccardo  ha ormai sistemato al meglio un "Agriturismo" che in verità ha più l'aspetto di un Relais & Chateaux che di un'Azienda Agricola.

La R&C un tempo usava lo scudetto verde per far intendere lo stile caratterizzante di questo modo di intendere l'ospitalità. Camere  e appartamenti sono arredati con gusto e semplicità, cercando di rimanere nel solco dell'ospitale foresteria del Signorotto di campagna ( nel senso migliore del termine) che si è dato alla produzione di un Brunello di Montalcino che nell'annata 2006 ha conseguito l'invidiabile nota di 19/20mi sulla Guida de L'Espresso. Da far impallidire un Monfortino.

Ma Riccardo è ancora molto giovane, e le annate non sono tutte uguali ovviamente, e quindi, come ben sappiamo, la difficoltà sarà mantenere la continuità piuttosto che cogliere presto e al volo la grande prestazione sfruttando al meglio un'annata favorevole.

Ma andando oltre il valore e la piacevolezza dei cru di Brunello de Le Ragnaie qui si sta bene per via del fresco clima estivo che a circa 600 metri sul livello del mare non ti toglie il fiato come a valle. C'è il vento che purifica e rinfresca l'aria profumata di balsamico e di erbe aromatiche.

La vegetazione che avvolge la proprietà è molto varia. E dopo il piccolo viale di cipressi che sottolineano l'ingresso, i boschi si arrestano e si diradano di fronte ai vigneti, circondati da pini marittimi, ulivi e altri cipressi. Il rosmarino imperversa, invoglia e mette appetito; così come la lavanda che si alterna in questo piacevole ruolo di chaperon aromatico. Una piscina, belle camere, vasti appartamenti, la cantina, i vini, una bella colazione corroborante; insomma, un punto di sosta invidiabile e strategico per partire alla scoperta dei territori circostanti.

Non sarebbe male se in futuro Riccardo trovasse il modo e la maniera di aprire all'interno della bella e armonica struttura anche un piccolo ristorante dove far felice chi non ama riprendere l'auto per andare a cena altrove, perché del pranzo ne fa già le veci l'intrigante buffet della colazione, gestito, come del resto l'accoglienza  da Agustin e signora, che non faranno mancare nulla all'ospite che desidera trascorrere qualche giorno in un luogo magnifico. 

Ma adesso è ora di scendere in cantina per assaggiare le ultime tre annate di Brunello e Rosso di Montalcino. Abbiate pazienza se l'ho tirata lunga come la parabola del moscerino sotto il tegicristallo, ma continuo a preferire il racconto delle cose attraverso le persone. Adesso qualche foto che non necessitano di interventi a base di photoshop tanto l'aria è tersa, e poi, con il bicchiere in mano, si va in cantina a bere, e magari si assaggia pure l'olio.

Che ne dici Riccardo?. Sei soddisfatto del tuo lavoro?
Io si, complimenti e buon futuro, anche per la piccolina appena arrivata: Agata, la prima principessa de Le Ragnaie. Un nome poco usato ma affascinante e che inizia con la  lettera A. Come Albiera, Alessia, Allegra, come Le Antinori.

A bientot les amis. - gdf -

Le Ragnaie









Le cantine


I vigneti più alti





Sullo sfondo, l'Isola del Giglio

Camera numero 3

Camera numero 3



Qui invece c'è il link per chi si fosse perso qualcosa di deja vue

http://armadillobar.blogspot.it/2012/03/un-brunello-da-1920mi.html