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sabato 25 giugno 2016

Bordighera : i 20 anni del Magiargé, anche senza Inglesi


gdf


BORDIGHERA - Se amavi le farfalle e i fiori -come Charles Bicknell e Thomas Hanbury -dovevi avere qualche cosa di più nel cervello rispetto alla media di quel popolo di imperialisti arroganti, quelli che sono sempre stati di casa anche qui, già nei due secoli precedenti, rappresentando addirittura la maggioranza della popolazione, ma fortunatamente senza diritto di voto.

Fatti storici importanti, come il nazionalismo italiano del Ventennio li allontanarono da qui, mentre fatti successivi alla seconda Guerra Mondiale li riportarono qui, perfino forniti di diritti comunitari U.E. Quegli stessi diritti e privilegi che con la sciagurata -ma democratica- decisione di ieri, hanno rifiutato.

Si tratta di una delle decisioni democratiche e sociali più ignoranti e davastanti della storia dell'umanità. Solo gli Inglesi, perché non è giusto di fare di tutta l'erba un Fascio, perchè Scozzesi e Irlandesi sono sicuramente più incazzati di noi, avendo comunque perso senza volerlo ogni genere di vantaggio sociale ed economico, condizione che li riporterà a gonfiarsi -gli Inglesi- il petto di nazionalismo e la pancia di patate e birra.

Se torneranno da queste parti, senza un lavoro, senza un permesso di soggiorno e con una Sterlina che varrà come la carta dei fish and chips, li potremmo incontrare ammucchiati poco distante da qui, sugli scogli di Ventimiglia, insieme ad altri extracomunitari.

Questo sito, fin da oggi si propone di non utilizzare più "inglesismi" di sorta, salvo fuck you. Bene| andiamo al ristorante per dimenticare anche questa follia collettiva, proprio qui, in questa buona tavola di Bordighera, dove italiani e francesi condividono cibi e vini italiani e francesi, i migliori del mondo, alla salute nostra e con tanti saluti a stoppaciosi pudding e pessimo vino bianco dell'Inghilterra meridionale.

Il campanile di Bordighera Alta mi dice che anche oggi si è fatta una certa 

Il Dehors ricavato nella deliziosa e ombreggiata piazzetta riscaldata dal sole del Mediterraneo e difesa dal freddo vento del Nord ...

Magiargé 1996 - 2016
Presente da lustri su tutte le guide gastronomiche
Tre situazioni: il luminoso "Pecin", la rilassante piazzetta dehors e il vecchio Magiargé, con le sue salette rosse e volte arquate.

Cucina non furba, come si diceva da queste parti all'inizio degli anni 2000, quando le diverse crisi economiche -eccone un'altra provocata da quei ... lasciamo perdere- dicevo, una realtà che ha superato tutte le crisi con una politica di qualità e prezzo sempre centrata, a seconda del momento. Non lo prenderete nemmeno stavolta.


Mauro Benso
Non è Conte ma sicuramente merita una Baronia in ristorazione.
Qui a Bordighera negli anni '80 e '90 prosperavano i migliori ristoranti liguri.
Tutti chiusi adesso.
Questo no

Un lusso per edonisti del vino.
Una carta di un migliaio di etichette giustamente suddivise tra denominazioni italiane e francesi.
Carta profonda e colma di chicche rare.

Una bollicina con una fetta di salame ligure: Sant'Olcese

Mignon e Tradition va bene Mauro
Levame dagli occhi quel Lunch Menu' però


Il rigoroso cappon magro

Tre acciugine farcite, salsa pomodoro agrodolce, un insalatina fresca ... Mediterraneo

Il miglior coniglio alla ligure 2016.
Lo so,  lassù il coniglio è un animale assimilato a quelli domestici.
Le bestie sono altre


Sorbetto mele e Calvados, come in Normandia e in Bretagna, tirandosi su la Manica per non sporcarsi il polsino.

lunedì 24 settembre 2012

Bordighera | Magiargè


- del Guardiano del Faro -



Dieci, ma anche quindici anni fa, questa cittadina e i suoi dintorni rappresentavano la migliore soluzione per chi volesse passare un eccellente week end gourmand nello spicchio di Riviera dove maturano i datteri. Due stellati più altri tre o quattro nella direzione della frontiera – in meno di dieci chilometri - oltre ad una bella collana di piccoli indirizzi degni di figurare in quasi tutte le guide. Oggi? Zero stelle e quasi più nulla di analogo. Il bello deve ancora venire?  Aspettiamo Novembre, quando cadono le foglie morte.

La ritirata delle  grandi tavole ha lasciato spazio ancor più ampio ad una ristorazione che ha più probabilità di sopravvivere, quella che non fa sanguinare il portafogli.



Le guide, con le loro icone: chiocciola, bib gourmand, ruota della buona cucina e ogni altro simbolo che identifichi quella che in parole povere rappresenta la cucina regionale a buon rapporto qualità prezzo sono da lungo tempo concordi nell’identificare questo, anzi questa Magiargé ( andate a leggerne la storia ) nel locale che grazie ad una costanza nel tempo ha resistito a tutte le intemperie dell’ultimo decennio e che regge grazie a questa filosofia da 17/18 anni.




Cucina maggiorenne che qualche maligno definisce cucina furba, ma come ben sappiamo noi che andiamo per ristoranti con un occhio che deve sapere anche leggere oltre il piatto, questa è una cucina più intelligente che furba, perché abbigliata di territorialità, perché sceglie materie prime non troppo onerose, perché sceglie ricette facilmente eseguibili da chiunque regga in mano le padelle, perché non rinnega le vecchie e le nuove scelte ( o rinunce )  di cantina, perché sa far coincidere il calore e l’atmosfera da trattoria all’interno dei locali ma sa anche uscire allo scoperto durante le calde serate estive.




La prima volta che entrai qui rimasi stupito innanzitutto da una carta vini che appariva sovradimensionata rispetto alla proposta di cucina. Non solo sul versante italiano ma anche su quello francese, perché Mauro Benso ( il proprietario) è stato ben consigliato dallo chef de Cave del Grand Hotel di Paris, che gli aveva infilato in carta perle  rarissime in Italia, come Guffens Heynen o Denis Mortet, già tre lustri fa.




Ma qui la cantina va un po’ per conto suo, rarità e prezzi anche, perché la lista  è compilata su due colonne. Puoi scegliere la bottiglia e bertela al tavolo con due piattini adeguati, oppure te la porti via beneficiando di un discreto sconticino, che tenuto conto della collezione di vecchi millesimi potrebbe anche diventare un buon affare per chi non ha bevuto abbastanza a pranzo e vuole proseguire degnamente la giornata altrove.

Inoltre le specifiche che potete vedere nelle immagini relative danno informazioni non richieste ma molto utili a chi ha esigenze, abitudini, o fantasie che vanno oltre la semplice richiesta di una intera bottiglia di vino, sempre più difficile da vendere ai clienti "normali".




Ma adesso è il momento di prendere in mano una bottiglia d'olio per irrorare un buon brandacujun, un altrettanto ben riuscito cappon magro ed un dentice al forno con mirto e ratatouille.





















 - gdf 2012 Bordi -


In quel tempo al Maurone Benso stava cambiando la vita quando decise di aprire questa osteria, a me anche, tante intemperie in mezzo, era proprio quell'anno in cui si ascoltavano questi qui