mercoledì 16 maggio 2018

Stefano Legnani, l’amante del rischio



- di Chiara Campora -

Stefano Legnani è un amante del rischio.
Ma non nel senso che ami rischiare, piuttosto nel senso che il rischio lo sa gestire, dal momento che per circa 30 anni ha stipulato polizze assicurative, districandosi tra danni, responsabilità civile, premi, ecc.

Poi, complice la moglie Monica, che a Sarzana è nata e gli ha “portato in dote” un terreno con vigneti, Stefano si è preso il rischio (allora sì, forse un po’ lo ama anche) di lasciare l’attività di agente assicurativo per diventare vignaiolo full time, trasformando in lavoro una passione, quella per il buon vino e per il buon cibo, che lo accompagna da sempre.

Siamo a Sarzana, nel cuore della Doc Colli di Luni, ma il vermentino vinificato da Stefano è decisamente originale e poco inquadrabile nei canoni “classici”.

Prima di tutto per la vendemmia, che di solito avviene a metà ottobre, quindi circa un mese più tardi del consueto: il vino perde un po’ in acidità, ma guadagna in morbidezza e nel corredo fruttato, pur facendo registrare un residuo zuccherino molto basso.


Stefano non si avvale di consulenze enologiche e decide in autonomia quando e quanti travasi effettuare, nel massimo rispetto dell’uva, in vigna prima e in cantina poi, con il ricorso alla solforosa solo in fase di diraspatura, nessun controllo delle temperature di fermentazione e nessuna chiarifica.
Tutto è affidato alla natura, ai suoi ritmi e cicli e questo sì che è un bel rischio, ma Stefano, da bravo ex assicuratore, sa domare le circostanze non prevedibili, regalandoci vini sempre diversi e per questo sempre affascinanti.

Il suo prodotto più noto è il Bamboo Road, che prende il nome dal canneto che costeggia il vialone di Marinella: è un uvaggio composto da vermentino, trebbiano, malvasia di Candia, malvasia toscana e albana.

Le uve sono presenti in percentuali variabili, a seconda della produttività annuale (eccolo il rischio!) e vengono lavorate tutte insieme e fatte macerare sulle bucce per 5 giorni.

Da segnalare il fatto che malvasia e albana derivano da vigne di quasi 80 anni, poste a Marinella, a 3 metri sul livello del mare.


Abbiamo assaggiato differenti annate di Bamboo Road, riscontrando il diverso apporto al naso della malvasia, che nel 2015, ad esempio, emerge più potente, unita a un piacevole sentore di cera d’api.
Siamo passati poi al Ponte di Toi, vermentino in purezza, riconoscibile, pur nelle diverse annate, da una nota idrocarburica e di gomma bruciata, che lentamente cede il passo ad erbe aromatiche secche (2011), caramello e amaretto (2013), frutta gialla matura ed erbe officinali (2015).

In particolare, il Ponte di Toi 2013 si presenta in abito giallo dorato, con chiari riflessi ambrati.
Il naso, come detto, si declina su toni dolci di caramello e la morbidezza è confermata all’assaggio, anche se ben bilanciata da una freschezza che rimane a lungo.


Riassaggiato alcuni giorni dopo, al naso si arricchisce di note di vernice, mentre in bocca emerge in tutta la sua personalità, con un bel finale di elicriso che ravviva e invita al successivo bicchiere.
Anche Stefano in fatto di personalità non scherza e lo conferma facendoci assaggiare il Tafon 2012, trebbiano in purezza proveniente dalla zona di Mantova, da vigne di 80 anni non potate e non trattate, acquistate alla morte del proprietario.

Vinificato “alla sua maniera”, con 5 giorni di macerazione, presenta un colore giallo ambrato torbido e al naso risulta ancora un po’ chiuso, con un lieve sentore di idrocarburo ed una più marcata nota di erbe aromatiche secche.

Veniamo al mio personale Wine of the Day, il Loup Garou 2013 (omaggio a Willy DeVille).
Vermentino in purezza, come il Ponte di Toi, sosta in vasca due mesi in più rispetto al “fratello” ed è prodotto solo nelle annate ritenute adatte.

Più precisamente, 2/3 del vino vengono estratti dalla vasca a giugno e imbottigliati come Ponte di Toi, mentre il restante terzo rimane sulle fecce fino al termine di agosto, prendendo tutto il caldo dell’estate.

Qui c’è la sorpresa della giornata!

Contrariamente alle aspettative, il colore appare più dorato e brillante rispetto al Ponte di Toi 2013 e anche al naso regala note improntate su notevole freschezza: erbe aromatiche e verdura cruda, pienamente confermate all’assaggio da grande freschezza e sapidità.

Riassaggiato alcuni giorni dopo, al naso si è arricchito di note di erbe secche, origano e di un frutto ancora croccante, mentre in bocca la matrice fresco-sapida rimane impressa in un bellissimo e molto equilibrato finale.

La sensazione è che abbia ancora ampi margini di espressione…peccato solo aver terminato la bottiglia!

Chicca finale: Per Gino 2013, dedicato all’amato gatto nero che compare in etichetta, è opera di Monica, la splendida moglie di Stefano, che si rivela non solo cuoca eccellente, ma anche bravissima vignaiola!

Malvasia nera in purezza, imbottigliato dopo 3 anni di sosta in cemento.
Veste rosso rubino scarico, naso di decisa frutta rossa sotto spirito.

In bocca, il residuo zuccherino è importante (22 Babo di partenza), ma è ben sorretto da un’acidità che rende la beve golosa e gradevole.

Mi sono divertita ad abbinarlo al classico trittico ligure “fave-sardo-salame” ed è stata un’accoppiata ben riuscita, a detta dei miei ospiti.

Così come piacevolissima è stata la giornata trascorsa con Stefano e Monica, padroni di casa impeccabili, ma assai calorosi, che ti sembra di conoscere da sempre e che vorresti rivedere domani.
Un po’ come accade con i vini di Stefano…



2 commenti:

  1. Legnani è il Jesse James della contea di Luni,il fuorilegge della terra di confine, braccato da sceriffi e appassionati di liquidi 'illegali'.
    Vini da backstreets of(my)desire.

    RispondiElimina