giovedì 12 settembre 2013

Gewurz Traminer



Come lasciava intendere già da tempo Nigella mega Bites, il maiale grasso, una volta ben cotto, intanto te lo sposi, e poi è meglio che te lo scotenni per bene, prima che lo faccia lui con te, a ceffoni. Con tutta calma, quando è ben cotto e speziato, però non prima e non dopo, perché se passa di cottura poi diventa duro sia da masticare che da digerire, quando non ti si ritorce addirittura contro.

Non ci sono più gli amori duraturi, o almeno, questi rappresentano le eccezioni, mentre resistono i miti e le bandiere. Resistono i paesi e pure il nazionalismo, figuriamoci  il provincialismo e il campanilismo. Non importa se le origini, gli usi, i colori e i costumi delle persone siano lontanissimi dalla storia e dalla cultura che si cela sotto la medesima bandiera. Quello che conta è il risultato. E un gewurtztraminer sul subito ti ammalia e ti avvolge come un mazzo di rose, ma poi, alla lunga, ti stufa, ti annoia. Non importa da dove venga. Hai voglia a metterci a fianco  del foie gras.

Accidenti, ricordiamoci di quant'era bello quando ogni nazione europea poteva vantare una propria industria automobilistica. E con i bilanci in attivo.  Altro che la bio-diversità! Tra una Saab e una Volvo già nasceva un buon motivo di discussione, come oggi tra un coniglio grigio di Carmagnola e una gallina bianca di Saluzzo. Uguale tra la Saab e la Volvo, ed erano tutte e due scandinave, come sono piemontesi il porro di Cervere e il cardo gobbo di Nizza, che però è in Monferrato.

Prendevi una macchina inglese e una francese e ti mettevi a ridere tanto erano opposte. Riconoscevo quasi tutti i modelli anche di notte, dalla luce, da come erano disposti i fanali accesi. Non parliamo di Fiat contro le tedesche, da tassare per proteggerle, se no se le sarebbero comprate solo gli operai dell’Avvocato, per rispetto, dei sindacati.

Un’Alfa Romeo e una Lancia ti identificavano dentro casa. Nei medesimi anni ci specchiavamo in bianco e nero  in due bomber d'acqua dolce come Gigi Riva e Boninsegna (un varesotto e un mantovano), mentre evaporavano dignitosamente e italianamente nella finale di Città del Messico, stavolta invece andremo a spezzare le reni ai brasiliani con Mario Balotelli e Stephan El Shaarawy, un siciliano ed un savonese, di nuovo bianco e nero, ma di acque salatissime. Tutto fa brodo per portare a casa la pelle e il trofeo, mentre sono qui con due pagine di word aperte in contemporanea, a scrivere un pezzo che forse non pubblicherò mai da nessuna parte, e cioè sui vini aromatici. Tipo il gewurztraminer, che con il maiale speziato di Nigella Lawson ci andrebbe sopra morbido morbido, tondo tondo, Ci affonderebbe dentro, senza fendere od offendere. Una bella riuscita li in mezzo, certa.

Mi hanno insegnato che i vini aromatici sono quelli che hanno lo stesso profumo dell’uva da cui sono ricavati. Finalmente qualche certezza, come quando ero sicuro che un’auto francese era per forza brutta, ed una tedesca indistruttibile. Quelle americane troppo grosse e pesanti, e quelle giapponesi senza personalità, salvo quella là con i pistoni rotanti, più Mazda che Goldrake.


Ma io sono un ragioniere, e se leggo Gewurz intendo aromatico, e se leggo Traminer intendo di Tramin, di Termeno. Invece mi dicono di no i sacri Testi, perché sembrerebbe partito tutto da Roma, come tante altre cose che poi non abbiamo capito dove siano finite. Quindi le teorie porterebbero avanti e indietro questi miti legionari romani con in mano queste tenere piantine dall’Alsazia all’Alto Adige o viceversa. 

Ma poco importa, con una cresta in testa ci siamo fatti conoscere già da più di due millenni, ovunque e comunque, e così ho deciso che la storia e le origini del gewurztraminer sarà prima o poi delegata alla saggezza del Cavaliere di Sterimberg, perché il Guardiano del Faro ne potrebbe uscire con una versione politicamente scorretta, mentre il nobile Cavaliere ha la memoria storica per dirci se i legionari romani portarono in braccio le piantine dal Tirolo all'Alsazia oppure no, non escludendo l'opzione Rio Grande do Sul, dove potrebbero, anche li, prendere piede franco.

il Gene del Faro


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