lunedì 29 luglio 2013

Il Maroso


gdf

Ognuno cammina da solo, con i suoi piedi e dentro le proprie scarpe, ma di tanto in tanto si possono anche fare due passi insieme senza inciampare. 


E si. Una volta c'era il mare. E in seguito un mare di vigne. Poi sempre di meno, ma i vini di Taggia ebbero sempre grande fama, perché già a partire dal XIV secolo il Moscatello veniva imbarcato da Ventimiglia con destinazione finale l'Inghilterra e le Fiandre. 

E' da una decina di anni che l'Azienda Agricola Mammoliti di Ceriana ha rispolverato minuscoli vigneti, allo scopo di produrre piccole quantità di Moscatello, mentre questo non è un Moscatello, ma una rarissima bottiglia di Vermentino 100% coltivato sui rilievi di Taggia e imbottigliato per il ristorante Paolo e Barbara di Sanremo. Il messaggio nella bottiglia è stato lanciato, ed è arrivato a destinazione. Questo non l'avete bevuto, non ancora.


L'etichetta è già chiarissima di suo, cosa che apprezzo perché così riduco il rischio di scrivere minkiate. Quello che si può aggiungere è che, come mi dice Ivan Lombardi, la fermentazione spontanea con lieviti indigeni è durata 15 giorni sulle bucce, ma diversamente da molti altri vini borderline che rasentano la definizione di orange wine, in questo caso la fermentazione è avvenuta a temperatura controllata, e questo dettaglio non secondario ha fatto si che i profumi del varietale si siano mantenuti freschi e aderenti sia al frutto che al terroir.


Questo vino nasce dalla collaborazione tra la sopra citata Azienda Agricola Mammoliti, Ivan Lombardi e Paolo Masieri. Il primo è il proprietario della vigna e titolare del Ristorante Playa Manola di Taggia, mentre il secondo, eccolo di nuovo impegnato nel suo ruolo di "cuoco contadino". Uno chef di nicchia che quando non sta nella cucina del suo ristorante sarà sicuramente rintracciabile in una vigna o in un orto.

Quel che conta, alla fine, è che questo vino condominiale (sono circa un centinaio le bottiglie prodotte nell'annata 2012) sia ben riuscito. Certo, assaggiarlo così giovane porta la mente a dover pensare lontano; bisogna riuscire a vederlo in prospettiva più che sull'istante, all'orizzonte più che alla scogliera, ma il naso marino comunica già parecchio, così come l'importante materia che si esprime in bocca con autorità, senza incidere troppo sull'esuberanza alcolica, per nulla fastidiosa nonostante i 14.5° dichiarati. Per chi cercasse riferimenti, anche se non amo i paragoni, sarà necessario pensare alle vinificazioni di Walter De Battè o di Fausto de Andreis, tanto per spaesarsi poco e rimanere in ambito regionale.

Il Maroso andrà lasciato a riposare ancora a lungo in bottiglia, perché è chiaro che ha le qualità per invecchiare, che ha le caratteristiche per essere dimenticato qualche anno in cantina, senza preoccupazioni. Per il momento posso solo ringraziare Ivan Lombardi, il proprietario della vigna, che mi ha consentito l'assaggio, mentre per berlo in futuro e in condizioni ottimali, credo sarà indispensabile sedersi ad un tavolo di Paolo e Barbara. Un passaggio confidenziale in decanter e un grande bicchiere Bourgogne: et voilà! Il messaggio dentro la bottiglia, e sulla bottiglia, mi sembra inequivocabile.


gdf

6 commenti:

  1. Ma Il Maroso esisteva già da prima
    http://blogewine.blogspot.it/2011/07/e-arrivato-il-maroso-nuovo-vino-in-casa.html

    per dovere

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  2. E il gdf sul CorSera Web tra gli aggiornamenti del 29/7 ?
    BB

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    1. E quello su RG del 29/07 ?
      Così lui legge quel che ha scritto e noi dobbiamo leggero altrove...
      M50&50

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