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mercoledì 31 luglio 2013

Racconti d’estate # 7 | 3 + 1 a Ponente



 di Marco 50 & 50

Quando ho detto tre giorni a Ponente non era una bufala, ma di pizza parleremo dopo, un'ora prima delle 5 Ci svegliamo, io non mi riaddormento e partiamo, unisco il piacevole al dilettevole, porto la mia quota rosa al mare e brindo col Guardiano. Evito l'invadenza, non di territorio, perché L'Arma di Taggia è un boomerang e ritorna tra le scelte delle mie ferie, lascio passare l'anniversario alternativo e mando una mail a gdf, "SaNremo armataggiati un paio di giorni, il 50% del tempo abbiamo un appuntamento col mare, la sera se vuoi/puoi siamo liberi" Ecco la risposta di gdf "allora ci si vede domani a mezzogiorno per un aperitivo a Playa Manola" come non detto, ma ci vado volentieri.

La sera pizza, alle dieci ordiniamo una Margherita e una Vegetariana, è quasi il giorno dopo e le nostre pizze non si sono ancora viste, forse hanno scommesso su quante birre sarei riuscito a bere nell'attesa e si sono fatti prendere dal vizio del gioco. Chiedo gentilmente se per la Margherita stanno aspettando Cocciante, mia moglie vira in carnivora e vorrebbe addentare il lato B della cameriera, se è per quello anch'io, la camerierina si scusa parlandomi dal lato A, io che in questi casi ho molta memoria visiva, la perdono, lei aggiunge, scusate ancora, ma siete arrivati subito dopo un gruppo che sta cenando all'interno, allora non resisto e le dico "non sapevo aveste 5000 posti indoor", lei fa come il gambero, ma non diventa rossa, va a prendere le nostre pizze indietreggiando e celando il lato B, io non degno di un'occhiata il suo lato A, ma forse una sbirciatina la do.

La mattina dopo sento gdf per i dettagli e gli dico "metti sabbia nei tuoi sandali e vieni a fare un bagno", l'acqua lo rende nervoso (sarà banale, l'acqua?) e mi fa "non è sabbia è strada, non sono sandali sono scarpe inglesi, non sono Bartali ma al limite Bitossi" poi, per non rischiare l'incubo acqua, con un sol colpo di coda, disdice l'ape delle 12 e propone una cena delle sue al Porto Vecchio; non so se Vintage.

Arriva a piedi, gli dico "sei senza macchina?" "No ce l'ho" e me la mostra, " intendevo quella con le gomme" , "il farmacista mi ha consigliato di usare le gambe per perdere il grassetto", "se mastichi due gomme a pranzo e due a cena il grassetto lo perdi lo stesso, poi dipende sempre da quello che bevi..." Appunto. Il giorno dopo un aperitivo in spiaggia senza quote rosa con una bella boccia di bolle rosè, salta fuori lo stesso, io salto fuori dall'acqua con un calice in mano.


In  4, 4 ore, 4 bottiglie, o meglio, tre bottiglie e altro alcool, qualcuno fotografa, qualcun altro pensa alle duemila battute che dovrà scrivere, uno le duemila battute le spara davvero a raffica, io mi aggrappo  con qualche battuta a qualcuna delle sue ma soprattutto lo ascolto e banalmente ma inevitabilmente  dico che ho incontrato uno sconosciuto che già conoscevo.

Domani si parte ma ad Arma è la festa del  Santo Patrono,  dalla sabbia basterebbe salire qualche gradino, prenotare un tavolo vista mare e vista fuochi, trasformare la tre giorni a Ponente in una quattro giorni, basterebbe...

Il Patrono è S.Erasmo, ma prima due righe e due puntini due su ieri sera.

Ero a cena con un'amica, si parlava in diagonale, avevamo a fianco la mia quota rosa e "questo è mio marito", anche se lei mi smentirà e negherà di aver mai detto mio, con connotazione possessiva, insomma vuole mettere i puntini sulla i di mio, ma per quanto possa farlo (smentire) il linguaggio del corpo non mente, il marito non mente, le mani di lei che lo sfiorano non mentono, le parole di lei quando racconta di lui non mentono...


Dicevamo, anzi "stavamo dicendo", con la mia amica si parlava di tè nel deserto, di gabbiani, di splendide norvegesi che ricordano Lauren Hutton, di cene in Francia, di pianisti, di uomini affascinanti, di bicchieri di carta, di bicchieri spaiati, di gioielli, di un aspirapolvere (perché lei spazia), di Roger Moore, dell'orsetto che ci siamo fatti soffiare in una bella serata senza un soffio di vento che è finita in un soffio.

E dopo Moore abbiamo parlato di Connery, del Connery maturo, e io ripenso a Guglielmo da Baskerville, alle citazioni di Erasmo e so che nel bel viso di Adso Da Melk, in un libro, ma anche in un film che parla di monaci e di morte, c'è tanta poesia e allora capisco, collego e rimango (più 1) a Ponente, perché tutto trova un senso e poi, perché far torto ad un Erasmo? L'elogio della follia, per un matto al 50%, merita rispetto.



Così dopo Erasmo da Rotterdam "approdato a Ventimiglia e sceso ad Arma per concordare una partita di Moscatello di Taggia da spedire in Vallonia per essere bevuto in coppe di terza misura appoggiate su lenzuoli;  no, su tovaglie delle Fiandre." passiamo con altrettanto rispetto a Sant'Erasmo e, prima della cena al Playa Manola  e dei fuochi d'artificio e sull'acqua, ai fuochi di Sant!Elmo .






Marco 50 & 50

venerdì 12 luglio 2013

Racconti d' estate # 6 | Sole Rosso

gdf

Lasciai quell’albergo nella Milla de Oro insieme alla rossa dagli occhi castani nel primo pomeriggio, ma il volo da Malaga per Milano -mi confidò l'informatissimo Concierge- sarebbe partito con tre ore di ritardo. I Simply Red di sottofondo alla hall non mi tolsero dagli occhi uno sprezzante sguardo rosso corsa, placato dall'esposizione del capote, il drappo da toreador che il Concierge mi mise sotto gli occhi (il conto insomma) quale ultima sfida, insieme ad una copita de sangria, offertami al Tienda Roja Bar. Niente banderillas, bensì il ritorno alla calma ed a una stramba idea fucsia per far passare il tempo di un brunch, per un ultimo morso di vacanza al sangue.

Presi la macchina a nolo, una Ibiza amaranto, e mi avviai verso ovest. Para picar, ma Joselito per loro era solo stato un toredor e non un jamon; picadores i suoi assistenti e non camareros. 

Quel pomeriggio sulla Playa di Estepona ci arrivai così com’ero, indossando una camicia color corallo, pantaloni cremisi e improbabili Church’s laccate Bordeaux; pretendendo solo un hot dog con senape; e una birra ambrata.

Invece niente birra ambrata, niente birra rossa, ma un Bloody Mary ghiacciato andrà benissimo lo stesso. Niente senape. Solo ketchup, ad arrotondare un pomeriggio a 45 gradi. Ketchup, cioè: Las Hijas del Tomate"  anche in radio, perché, come sempre, tutto va ton sur ton, e perché il video l'hanno appena girato qui quelle tre, tra una Sangria e un gazpacho.

La rossa dalla carnagione malva si lamentava degli sgabelli rosa shocking del chiringo; quella postura non si poteva adeguare al colpo di sole che gli aveva ridotto il fondo schiena vermiglio. In televisione le furie rosse stavano maltrattando i portoghesi, Morientes, come se non fosse un’amichevole, mentre il Bloody cominciava a farmi vedere il mondo meno ruggine.

Una castana innaturale mi passò a fianco modellata come una statua in movimento lento foderata di pelle color terracotta. A ricoprirla nei punti d'ombra, solo un bikini rosso Valentino sottoposto alla protezione di un trasparente pareo carminio. Mi girai due volte con le guance ormai porpora, alla terza la rossa dagli occhi castani prima si arrossò in faccia come un peperone e poi mi ridusse a pedate gli stinchi scarlatti.

All’aeroporto di Malaga rimediai zoppicando un paio di bottiglie di rossi di Borgogna, duty free, e regalai alla ragazza dai capelli ramati una borsetta di pelle granata, per pacificarla senz'iva. Ma a Linate, in auto direzione Torino, ricominciò a farmeli rosso cardinale. Fu in quel momento che decisi di smettere di rispettare il rosso ai semafori e di abbandonarla davanti alla stazione di Magenta!



gdf12minuti

giovedì 20 giugno 2013

Racconti d’estate # 1 : Le Relais de la Poste


gdf

Il mio Maestro di Arti Orientali, quel pomeriggio, bevendo un tè mi disse: se quello che vuole avere ragione è più grosso di te, probabilmente ce l'ha, e sarà in grado dimostrarlo. Contraddirlo passerà alla storia solo come un esercizio di stile e di fine disciplina.

La grammatica non l'ho mai discussa, ma rimanere chiusi fuori da un hotel può accadere e dar fastidio; non è facile ma può accadere, fa parte dell’eventualità statistica e confermata dai grandi numeri. E’ una disciplina nella quale mi sono diplomato presto (la statistica intendo), quindi se in tot anni frequenti tot alberghi, prima o poi l’eventualità potrebbe anche manifestarsi. Se a qualcuno non è mai accaduto, vuol dire che è andato in giro poco oppure che è sempre stato molto lucido e attento.

Sono cose che capitano, però se chi vi ha lasciato fuori come il gatto di notte è il portiere di un Relais & Chateaux con annesso ristorante due stelle Michelin, girano e centrifugano un po’ più velocemente rispetto al medesimo incidente causato da una incomprensione con la Giuseppina della Pensione Miramare.


Ma, come si dice, c’è un rimedio a tutto. Si potrebbe andare a dormire da un’altra parte, per esempio in un piccolo albergo delle vicinanze, digerendo il giorno dopo il doppio conto assieme ai croissant riscaldati; oppure si potrebbe dormire in macchina, direttamente nel parcheggio del Relais, giocando con lei. O ancora, si potrebbe, in compagnia della giovane fidanzata, ma ormai molto alterata, buttarla sul bucolico e improvvisare un accampamento nel giardino dell’hotel.

Queste e altre alternative potrebbero venire in mente, se l’albergo non fosse parecchio isolato, se non fossero arrivate le ore piccole della notte, se il vento dell’Atlantico non avesse abbassato la temperatura d’agosto di 15 gradi,  e se la fidanzata la smettesse finalmente di strillarmi nelle orecchie!

Ma potrebbe andar peggio. Come? Potrebbe cominciare a piovere. Ma, nelle Lande, soggette ai repentini cambi di clima giornalieri, frutto dei venti e delle perturbazioni Atlantiche, il termine piovere andrebbe ripensato in funzione della sua tridimensionalità. Nel senso che, se tu provi a ripararti con un ombrello, pur grande che sia, dovresti anche essere così rapido e sensibile da capire quando la pioggia a doccia furiosa viene spostata dal vento freddo dal verticale, all’obliquo, raggiungendo poi i virtuosismi della precipitazione orizzontale. Ah! Capire il vento dell'Atlantico... Cino Ricci ce l'avrebbe fatta anche in Guascogna?

La pioggia orizzontale ti fa pensare che l’acqua non debba mai cadere a terra. Infatti ti viene tutta addosso. A quel punto, la cena da Michel Guerard, leggendario chef tristellato di quelle parti e Principe della cucina minceur (dimagrante), l’avevo digerita da un bel pezzo, mentre la fidanzata che continuava a urlarmi nelle orecchie mi era ormai andata per traverso.

Il clackson ridotto allo stremo, così come la batteria, gli abbaglianti del Benz puntati sull'ingresso, mentre le luci all’interno si accendono e si spengono, perché l’Hotel è al completo, ma nessuno degli ospiti può pensare siano clienti del Relais quelli che strillano e suonano il clackson da mezzora, rimasti fuori chissà perché. Ma insomma! fossero clienti avrebbero le chiavi !

Ecco, infatti, le chiavi. La smettesse di urlare! La signorina ha le chiavi della camera nella borsetta. Siamo fuori perché pensavano che fossimo dentro, non essendoci le nostri chiavi alla reception. Questo non toglie nulla, anzi aggiunge una quota, verde. Divento verde come Hulk e vado ad accanirmi sotto la pioggia sulle porte metalliche del piano terra, che sono molte, apparentemente solide ma vecchie nella concezione quasi come il Relais de La Poste, quasi come delle persiane chiuse solo con un gancio e un asola di metallo; dipinte di verde.

Una cede, mi sbaglierò ma potrebbe essere quella in mezzo. Dietro c’è una porta di legno. Respiro lungo e giro piano la maniglia. Si apre. Non c’è luce, il furibondo temporale l’ha spenta, ma sono dentro, non so dove ma sono dentro.

Ho un accendino, una macchina nel parcheggio, una fidanzata isterica, e una torcia nel baule. L’accendino rivela, la torcia conferma. Si scende, sono in cantina. Non quella dei vini, quella della loro famosa collezione di Bas Armagnac, tutti in flacone di gran formato, tutti di almeno mezzo secolo e qualcuno di un secolo o un secolo e mezzo, molti dei quali chiusi con il tappo a vite, altri con il turacciolo a pressione.

Prima mi cautelo. C’è una lunga scala che sale ripida verso l’alto, verso l’interno del Relais, spero. Salgo con la torcia e verifico, e verifico, e verifico: la porta è aperta, dietro c’è proprio la reception, e dall’altra parte le scale che salgono ai piani, alle camere. Adesso che ha smesso di strillare posso mettere a letto la piccola: solo il bacio della buona notte, non mi serve altro, neanche un cavatappi, solo tornare in cantina per approfondire la mia lezione notturna sui Bas Armagnac di fine '800, chiedendomi al buio e rispondendomi alla luce sul perché del qui e dell'adesso.
gdf