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lunedì 20 marzo 2017

La Valle di Gabriele Torretto


- del Guardiano del Faro -


TROFARELLO  (TO) - Gabriele : professione ristoratore. Ristoratore in maiuscolo e con la erre moscia alla francese o arrotata alla ibicense, a seconda della vacanza estiva, comunque maiuscola, la R di Ristoratore.

Maitre, cuoco, sommelier, patron, intrattenitore, affabulatore ... beh, tutto insieme in una persona è tanta roba. Essere in grado di farlo da una ventina di anni (ne ha 41) per due coperti chez luì o per duecento persone in trasferta è un altro plus.

Per lui è uguale, perché è un professionista del savoir faire e del savoir vivre. Dice una cosa interessante, ti attrae, poi, quando ti ha preso nella sua nassa sorride o se la ride, spezzando un'atmosfera e creandone un'altra, in un movimento coinvolgente che mai ti potrà annoiare.

Teatrale concreto. Si, il tema è quello caro ai crapuloni come me: al ristorante non si va solo per mangiare. Si va più spesso per condividere cose semplici, le migliori, a testa alta.

E' stato un piacere ritrovarlo qui, a casa sua -nel senso del suo ristorante- dopo esserci incrociati a lungo sia sul forum di Viaggiatore Gourmet che in quei meeting devastanti, a volte condivisi.

Uno come lui fa parte di quella rara nicchia di personaggi legati alla ristorazione con doppio filo, quelli che vorrebbero ti dimenticassi velocemente di loro e della cena della sera prima digerita bene insieme al conto;  ma che ti ricordassi di nuovo di loro la sera dopo, già all'ora dell'aperitivo, sentendo il bisogno impellente di tornare, non importa per bere o mangiare cosa, basta che ci sia il meglio a disposizione.


Quasi 20 anni di attività usurante non l'hanno apparentemente consumato, anzi, come me, ha preso un giro vita congruo alle nostre rispettive attività ma lui non ha rinunciato alle cravatte di Hermès - queste sono alcune delle mie vintage Gabriele, come promesso, eccole - con qualche intrusa, ma nessuna secondaria a qualche traversa di Faubourg St. Honoré.




Da fuori non lo diresti, invece dentro il locale -ben noto alla borghesia torinese- rivela da subito stile ed eleganza poco trattenuta, cura del dettaglio, toni ricercati e ben trovati nei colori voluti per le pareti. Bei materiali e giusta tonalità del pavimento, badando a tutto, fino al più piccolo accessorio d'arredamento.

Il risultato complessivo richiama alla nobiltà del cibo edonistico, del vino buono o folle, ma soprattutto al concetto di piacevolezza da cercare - e qui trovare- all'interno di un locale dove non si va semplicemente per mangiar bene ma anche per trascorrere qualche ora spaesante.





In cantina con Gabriele. Cantina suddivisa in due stanze impregnate di tannino e frutti rossi, alcuni assolutamente esclusivi. Si, ho capito, anche qui sotto vige il motto : noi siamo persone semplici, ci accontentiamo del meglio.


Torniamo di sopra, al piano, mentre esiste anche un altro piano superiore, utile per eventi o piccole cerimonie, buono per dare un senso anche economico alla vita. Questo oltre ad attività esterne, comunque curate e gestite in cravatta d'Hèrmes 



Carta delle vivande e dei vini ton sur ton 

Tracce evidenti di Fabergè 


Grande tavolo in veranda 

Pastiglie Leone, sempre buone, sempre attuali per forma, colore e sapore 

Vuoi una bollicina? Champagne s.v.p 
Ma quanto siamo parigini oggi ?!?

Qui emerge un croccante pan focaccia 

Da Parigi alla Valle della Loira si fa in fretta 


Senza preamboli ma avendo oscurato per pudore un cucchiaino di caviale in purezza come in Place de la Madeleine, ecco qui un piatto rivelatorio, quello che fa intendere che in cucina ci sono dei ragazzi in gamba. Sotto c'è la consistenza di una patata schiacciata alla forchetta, mela, spuma affumicata di cavolfiore e verdure fresche ed essiccate. A chiudere una terra di funghi. Vegetariano molto gourmand.


Ancora la patata, qui lavorata con zafferano. Chips di patata blu, baccalà cotto alla perfezione e spugna d'acciuga ed erbe, per una volta non inutile


Pancia di maialino prima sgrassata bollita in acqua e aceto,  spezie ... e poi, mela al curry, barbabietola al salame, croccante di sesamo, vongole ... difficile da mettere a fuoco, talmente ricco di sfaccettature di colori e di sapori.


Agnolotti 40 tuorli al tovagliolo: da berci sopra un'intera bottiglia di Nebbiolo, come faresti con ostrica dopo ostrica, Sancerre dopo Sancerre

Piccoli cannelloni -adoro questa dimensione- di ricotta e carciofi, erbette, melissa, speck croccante


Canard Duperier, assaggiata da Crippa e Colagreco, cipollina al latte s/v, poi arrostita.
Sono le tre ultime anatre buone mangiate negli anni, dai tempi del torchio di Rostang

Noblesse oblige e cottura al rosa, non esageratamente al sangue, perché se la materia prima regge non serve esagerare, così come vedo fare troppo spesso con i piccioni, troppo crudi.


Dessert importanti, superiori a tanti, tanti stellati.






Un momento contemporaneo che contemporaneamente è diventato vintage.
Il gelato fatto al tavolo, mantecato all'azoto liquido



Daniele Santovito, conosciuto con piacere al Marco Polo di Torino, quando condivideva il tempo di lavoro con il mitico Maitre à penser e Sommelier Marco Milelli, in arte Breg. Ma c'è anche l'ottimo Walter a tener botta come un pilone di rugby in cucina.

il risultato in un attimo



Boja fauss che buone!

Bella giornata, la Chartreuse 54 spinge



gdf

venerdì 21 giugno 2013

Ristorante Marco Polo | Torino



gdf




L’aspetto più vergognoso della faccenda sta nel fatto certo che ormai sono sette anni che conosco Marco Milelli, alias breg sul web, e che in tutto questo tempo non mi sono mai degnato di andare a fargli visita mentre lavora.

Adoro andare a menarglielo a chi sta lavorando, mentre io, ormai, mi metto comodo al tavolo e aspetto che qualche cosa accada, fosse pure a mia insaputa.  A dirla tutta, dura e pura e senza correzione di bozza o di testo, il mio intento secondario era di farmi servire un Blangè da breg.

breg & gdf


Missione fallita, pas de Blangé, ma in compenso ho conosciuto il nuovo chef del Marco Polo di Torino: Daniele Santovito, da un mese  transitato qui dal neo stellato VO, sempre in Torino, dove faceva il secondo, mentre qui può fare il primo.

Il nuovo chef Daniele Santovito


Che belli i ristoranti su due piani se fai il cliente. Ma anche se ci lavori qualche cosa di buono te la danno le scale, perché se hai gente che spinge spesso la porta, difficilmente potrai mettere su qualche etto sul giro vita: quindi tutti belli e magri qui al Marco Polo, in via Marco Polo, dentro uno dei più bei quartieri residenziali del centro di Torino. Sono in tre in sala, tutti alti e in black look. Ragazzi! siete in gran forma: potete anche provare con altri colori, evitando però quelli delle pareti.
La sala al piano superiore


La Whiskyteca vale il viaggio senza ritorno, mentre la luminosa sala al piano basso a me piace proprio perché ha una luce bella e chiara, che ti lascia un collegamento certo con il calmo quartiere che hai appena lasciato alle spalle. Quartierino dove per solo qualche eurino puoi trovare il comodo parcheggino.

La Whiskyteca al piano terreno


32 gradi all’aria e al sole di Torino invogliano a trovare subito la porta d’ingresso quando arrivi, e subito quella dell’auto quando scendi dalle scale del primo piano del Marco Polo, dove la cura e l’eleganza degli interni rinfresca quanto l’aria condizionata spinta al massimo per reggere il peso di un clima folle: un giorno a 18, un giorno a 32.

La sala al piano terra


La cucina è fresca e delicata come la scelta di inserire in vetro le verdure di stagione. Vere verdure di stagione, messe lì in mezzo al tavolo a testimoniare che la stagione  è questa: l’estate. La prima settimana d’estate con le verdure e la frutta d’estate. Questo prima di tutto, ancor prima del tema fisso di questo locale, dove l’elemento ittico, qualunque sia e da ovunque provenga, sarà quello marcante e dominante la scena.

Uno dei diversi centro tavola di verdura fresca...


La mano dello chef è leggera e precisa, ma si capisce che sta ancora aggirandosi per la cucina cercando una quadratura della pentola. Ma quando ha il tempo e la maniera che solo il dessert freddo ti consente di avere, fa intuire che la fiducia potrebbe  essere stata ben riposta.  Inevitabile notare qualche vizietto da Grand Hotel londinese o, come si diceva in altri tempi, da Transatlantico all’attracco, perché inutili vezzi perditempo, per quanto carini, potrebbero essere convertiti in termini di tempo e di concentrazione a dettagli più importanti. Dettagli e concentrazioni.

Marco Milelli: sommelier

Ma c’è breg al pass, quindi siamo in buone mani, perché sono certo che questi due  troveranno in breve tempo lo sguardo d'intesa incrociato al pass, quello che non ti dà il tempo di pensare, quello che non ti dà motivo di discutere; basterà incrociare gli sguardi per capirsi al volo. Quello sguardo che sono i tuoi occhi in sala caro Daniele. E tu hai la fortuna di averne un paio di veramente affidabili.

Da un mese al Marco Polo: Daniele Santovito



Intenso, ricco, quasi cremoso...



Sfoglie croccanti di farina di riso




... alle noci, alla salvia, olive nere...

Un assaggio di salmone marinato all'aneto e cipolla confit

Fresco, profumato, beverino: l'agile Vitovska

St.Jacques scottata, salsa allo zenzero e  cialda di pecorino

Acciughe fresche marinate e farcite di ricotta, asparagi, soncino, pomodoro candito...

Millefoglie di spada in olio-cottura, melanzane grigliate, mozzarella di bufala e salsa densa di basilico

Trancio di baccalà, pomodoro confit, patate schiacciate con olive taggiasche, schiuma di timo...

Va bene con il prossimo piatto, ma di per se stesso vira un po' troppo verso la sovra maturazione arrivando vicino alla stucchevolezza ...

La finissima lasagnetta di gamberi e bufala, sedano rapa, zucchine e pomodorini...

Dommage, è andato oltre, e non è la prima volta che mi capita con Pierre Morey (abbiamo fatto un test con breg...) e su un 1999 è un vero peccato aver vinificato un Meursault in questa maniera, probabilmente andando a cogliere le uve al limite della maturazione; si beve, ma con difficoltà.

Il piatto migliore: la gallinella sullo scoglio ( fatto di patate, nero di seppia, cozze e vongole), in brodetto d'acqua pazza.

La mousse al cioccolato in abito scuro e oro, con salse ai frutti rossi e pistacchio

Biscotto friabile di nocciole farcito di crema pasticcera, albicocche poché alla cannella, e crema liquida alla vaniglia...

Non serve neppure domandarlo: breg mi conosce ;-)


Grande chiusura. Bas Armagnac 1960

Ristorante Marco Polo
Via Marco Polo, 38
Torino


TEL: 011 500096



... e infine una curiosità, perché il Marco Polo, oltre ad essere un Ristorante specializzato nella cucina di pesce e nella selezione eccezionale di whisky, possiede anche una bella collezione di libri antichi, o anche solo un po' vecchi. Libri di cucina, di ristoranti e vecchie guide dove ritrovare le emozioni degli scorsi decenni, dove trovare, ad esempio, immagini come questa:
una bella immagine dal Palma di Alassio (1989) non esente da un clamoroso errore di stampa, Viglietti e non Vighetti! Mannaggia al correttore di bozze...


gdf