del Gaglioffo del Faro
Fanne pure di caffè, anche ad un euro l’uno. Se ne fai mille al giorno saranno comunque mille euro al giorno, ma soprattutto mille persone che avranno deciso di venire nel tuo bar, anche se solo per un caffè. E un’altra volta potrebbero tornare per una colazione da fare con cappuccino e brioche, o per un toast e una birra, per un aperitivo in compagnia o per un after dinner in solitario, tanto per far due chiacchiere con te , che stai dietro il bancone tutto il giorno non solo per fare dei buoni caffè ma anche per condividere del tempo con quel piccolo mondo che ti viene a trovare nel tuo locale.
Il bar dei mille caffè potrebbe così diventare il centro
di attenzione del quartiere, o addirittura di tutta la piccola cittadina dove
si trova. Alla stessa maniera, all’interno di un albergo di medie o grandi
dimensioni, il bar potrebbe rappresentare almeno la stessa cosa, se non di più,
e diventare il cuore pulsante di tutta la vita che si svolge dentro quel
meraviglioso microcosmo che si chiama Hotel.
E lui era molto bravo in quel ruolo. Prima nel suo bar di
quartiere e poi quando fu chiamato a fare caffè dietro il banco di un bar
d’albergo. Piazzandosi nella sua postazione privilegiata, leggermente più in
alto del “versante cliente”, poteva tener d’occhio parecchio spazio, ed essere
tenuto d’occhio da parecchi clienti di passaggio, che scendevano dalle camere
per uscire dall’albergo.
Pantalone nero, gilet gessato, camicia bianca impeccabile
e cravattino nero, trasmetteva informalità e professionalità a qualsiasi ora
del giorno si presentasse dalle parti del suo piccolo regno: il bar. Con il suo
fare amichevole e confidenziale si era guadagnato stima e simpatia non solo da
parte dei clienti abituali ma anche da parte di quelli occasionali. Tutti quelli
che comunque, uscendo dalla loro camera se ne andavano direttamente fuori
dall’albergo per prendere un aperitivo o per andare a cena.
Invece, da un po’ di tempo, grazie ai suoi modi di fare,
qualche cosa era cambiato. La sua umanità, la sua professionalità e la sua
capacità avevano convinto molti a passare prima da lui di uscire. E così
diventò normale che dalle parti del bar
si creassero giornalmente capannelli di gente allegra che condivideva le prime
chiacchiere serali con il primo e poi con il secondo aperitivo.
I gruppetti di gente al bar contagiarono presto anche i clienti single che si unirono goliardicamente alle compagnie già formatesi. A
quel punto, invece di uscire a cena, molti di essi decisero di fermarsi al
ristorante dell’hotel che beneficiò della capacità del barman. E dopo cena, non
finiva lì il suo lavoro, perché erano di nuovo gli stessi che avevano prima
preso un aperitivo e che avevano cenato al ristorante dell’albergo, che
tornavano per un after dinner o per un birra defaticante prima andare a
dormire.
Il bar che fatturava si e no qualche caffè diventò quasi
più importante del ristorante, incassando inaspettatamente cifre simili o
superiori. Ma un albergo è fatto anche da altri spazi vitali da sviluppare, per
esempio il bar della piscina in estate, o quello della SPA durante l’inverno.
Per lanciare al meglio la stagione invernale tra bagni turchi, hamman, saune e
idromassaggi, il nostro ottimo barman si prodigò nel servizio Champagne Spa.
Servizio molto apprezzato dai clienti più brillanti, anche per effetto della
disidratazione da alte temperature. Manco a dirlo, la situazione andò diverse
volte vicino al “fuori controllo”, ma la direzione chiuse un occhio,
privilegiando il fatturato a qualche momento di euforia forse eccessiva.
Del barman dalle mille risorse se ne parlava spesso nella
zona, e l’eco delle belle serate a circuito chiuso raggiunse una nota star
dello sport, un famoso calciatore. Molto famoso, ma molto famoso, che
ovviamente ci teneva alla sua privacy, ma che non si voleva far mancar nulla
fuori dal campo di calcio, fosse pure stata la serata che precedeva una partita
importante.
Il nostro VIP, più noto per i suoi ritardi che per i gol
domenicali, si presentò stavolta con la solita fidanzata (…) e altre due
amiche, come dire, non proprio alle prime armi. Il nostro caro barman si
presentò con una bella scorta di munizioni (bottiglie di Champagne intendo) e
diede il via al percorso benessere.
La disidratazione ebbe il sopravvento, e la sete si fece
sentire presto. Il tepore degli ambienti comuni contribuirono ad accentuarla,
facendo evaporare gli ultimi freni inibitori. Quella notte la situazione
degenerò in maniera diversa dal solito, e così il nostro barman cadde nelle
acque della vasta vasca idromassaggio con il fantasista sudamericano e le sue
fantasiose accompagnatrici di varia origine e talento.
Il mattino seguente il bar era deserto, ma non fu per questo che fu allontanato da
quell’albergo, e neppure perché le munizioni si esaurirono già alle cinque del
mattino e lui non aveva la chiave per tornare in cantina, in boxer (a trovarli…)
per prelevare altre bottiglie, quindi
non tanto perché lo Champagne fosse finito ma perché lui era finito sulla (o dentro?
) la fidanzata del calciatore, e siccome lei lo prese bene, lui no, lui proprio
no, e protestò vivacemente con la direzione, facendo così ancora una volta
tardi allo stadio.
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