mercoledì 19 maggio 2010

Vecchi amici

Antico? forse,  ma il suo appeal sta proprio nell'averne poco. Quelli che hanno provato a renderlo piu' attraente con cure sartoriali, con luccichini e strass lo hanno privato del suo fascino.
Che parte gia' dal colore scarico con unghia aranciata, raro per un vino giovane ma il grignolino e' questo, ebbene si' e' lui il protagonista. Quando si pensa a una bevuta con i compari non si puo' dire che e' il primo vino che ci viene in mente, ma quando si pensa a un vino che accompagni il cibo non sfigurando tra mille pietanze, specialmente quelle della tradizione piemontese, e' un campione.

E quando penso a un grignolino in particolare vado su quello di Cascina Tavjin (chissà' se riesco a scriverlo giusto almeno una volta!). Rigido, austero, molto piemontese insomma,con sentori poco fruttati ma più' sul floreale terroso e con una bocca nervosa con ritorni di radici e aranciata amara. Il 2008 nonostante una vendemmia difficile mi piace un sacco, e attenzione alla versione senza solfiti degustata in anteprima a Villa Favorita, che mi ha ricordato non poco certi Poulsard della Savoia. Alle signorine amanti del bon ton non piacera' ma che si bevano un nero d'avola qualsiasi nei winebar del centro cittadino!
A Mario Soldati sarebbe piaciuto di certo: "Il piccolo vino e' di solito, un vino che va bevuto giovane, mentre il grande vino va bevuto vecchio. Si tratta di una classificazione secondo la razza; e non secondo il merito. Esistono piccoli vini sublimi, e grandi vini mediocri. Allo stesso modo che aristocratici, miliardari o eruditi possono, anche, essere uomini sciocchi e di animo volgare, e mendicanti e ignoranti, possono esere geniali e gentili. Vi sono, infine, casi, circostanze, momenti, umori, in cui, sia pure a parita' di condizioni, e cioe' potendo scegliere tra un ottimo Grande Vino e un egualmente ottimo Piccolo Vino, si preferisce quest'ultimo"

Uno che e' stato nel dimenticatoio per un po', dopo elogi sperticati da parte della critica negli anni 80', e' Robyn Hitchcock , ma lui va avanti sulla sua strada tra testi surreali e influenze che da Barrett si sono spostate piu' su radici americane e dylaniane. L'ultimo "Propellor time" si ascolta che e' un piacere. E con lui a bordo ci sono il "solito" Peter Buck, John Paul Jones e Nick Lowe. Evviva il vecchio che avanza!

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