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venerdì 29 agosto 2014

Tomar y tomar


Fabian Cancellara è un grande campione di ciclismo, più volte Campione del Mondo e una volta anche oro Olimpico. Ma è anche svizzero, quindi, che la sua specialità sia la Cronometro non suscita sorpresa. Tu lo inviti a salire su una bici e gli dici: hai 60 minuti per fare 60 chilometri; e lui esegue, spaccando il secondo, nel senso che quello che arriverà dopo di lui in classifica sarà disfatto oltre che distaccato di diversi minuti primi.

Lo scorso fine settimana è partita la Vuelta a Espana di ciclismo, a fine agosto, dall’Andalusia. Già da tempo però il campione elvetico si sarà detto : mah, visto che Stefanie (è la moglie) chiude per ferie il negozio di coiffeuse a Berna io a fine agosto preferirei andare a giocare a golf a Crans Montana con la famiglia. Ma perché empezar la Vuelta partendo da Jerez de la Frontera proprio adesso? Ma non sarebbe meglio andarci a dicembre a Jerez? (dice perché perché le sue radici sono lucane).

Ma gli ordini di scuderia non si discutono, e così eccolo, insieme a tutti gli altri, ad incrociare le desertificazioni andaluse nel mese di agosto: Jerez, Algeciras, Cadiz, Cordoba … Beh, il calendario internazionale è quello, e alla Vuelta a Espana tocca questo periodo dell’anno, però nulla impediva agli organizzatori di partire dalla Galizia o dalle Asturie, invece ecco il colpo di genio turistico. Prolunghiamo la stagione sulla Costa del Sol! Partiamo dall’Andalusia, così facciamo venire voglia ai telespettatori di prendere immediatamente un Ryan Air per Malaga, dove li aspetterà un bel clima Mediterraneo: cielo terso, sole a palla di rame e 45 gradi garantiti. Ryan Air da oggi anche in businnes class a 69 euro, e non solo per la sessantanovesima edizione de la Vuelta. Il prezzo non l'ha stabilito un ragioniere.

Spartacus è il suo soprannome -di Fabian- l’uomo che sfidò l’impero. Nobiltà d'animo, ma anche forza e carattere. E così dopo un paio di tappe, al campione elvetico -durante una breve intervista- è sfuggita una timida protesta, ma più che protesta direi una constatazione. Avrebbe detto - non so in quale delle cinque lingue confederate-  FA CALDO !

Apriti cielo. Si, e magari fosse venuto giù anche un rinfrescante acquazzone, invece no, dall’organizzazione pare invece sia partita una saetta arrivata in maniera non ufficiale a destinazione, risposta lapidaria che invitava -lui e gli altri- a bere di più, ecco. Hay que tomar mas!

Se dovessi bere di più dalle parti di Jerez non avrei molte alternative ho pensato, perché le dighe che consentono di rimanere in vita a coltivazioni e popolazioni in Andalusia sono piuttosto distanti dal distretto vinicolo di Jerez o di Malaga. Però ci sarebbe il Guadalquivir, che di acqua a ben guardare ne porta parecchia verso il mare, abbastanza da riempirne le borracce dei ciclisti diverse volte, anche se ne avevano due borracce piene già di loro.

Dai, prenditi un altro bicchiere di Amontillado … No, poi mi viene sonno … e va bene, se hai sonno dormi … poi quando ti risvegli riparti … Basta cominciare : quando decido di bere bevo, e me ne frego se il vino sia buono oppure no, biologico o di sintesi. In sintesi quello che conta è bere quando hai sete, se però quando hai cominciato a bere l’hai fatto con il vino la tua sete andrà oltre la sete. Una sete infinita, lunga come il Guadalquivir.

Quando decido di bere bevo, e me ne frego se il vino è buono oppure no, ma se è biodinamico meglio ancora, perché so che con quello non mi verrà il mal di testa, e quindi ne berrò di più, fino a quando il mio interlocutore si sdoppierà ai miei occhi, finché l’alcol mi avrà steso, penetrandomi come il coltello nel burro e amalgamando i miei liquidi con il suo liquido, fino a quando scorrerò placido e torbido come le acque del Guadalquivir. 

gdf


giovedì 27 settembre 2012

Go to Jerez


- del Guardiano del Faro -

Eccola! Quella che ti ha fatto impazzire a vent’anni, quella che avresti sposato subito, quella che gli eventi della vita te l’avevano fatta perdere di vista da almeno una dozzina d’anni anche se abita a cinque chilometri da te. Arriva in pareo dalla spiaggia e mi si para davanti con un bel sorriso in compagnia del ricco marito, sempre stata ambiziosa, non poteva accontentarsi. Rivista cinque minuti in uno dei posti e nelle condizioni più improbabili, l’albergo in ottobre era praticamente vuoto, eravamo li in quattro a bordo piscina in una condizione surreale. Un saluto, un abbraccio emozionante e poi mai più, di nuovo mai più, a oggi mai più vista. Altra proiezione mentale forzata fino a questo punto, ma va bene così, anche se con il groppo in gola mi sono levato anche questo fantasma dalla mente.

Si va avanti dunque, ci si evolve, si esce arricchiti dalle vecchie esperienze esaurite e si riparte, respiro lungo e profondo e si riparte, per esempio per Jerez, por la Costa però, via Gibraltar, Algeciras e Cadiz. Bastano pochi chilometri per cambiare clima, panorama e anche  l’architettura dominante si esaurisce nei pressi di Estepona. Lo stile “Marbellì”, sorta di fusion tra motivi architettonici arabi e andalusi lascia spazio a strutture più aderenti al panorama che si snoda tra il verde. Gli ultimi grandi club di golf che si appoggiano alla verdissima Sierra Bermeja sono gli ultimi simboli di uno sviluppo di turismo first class dall’accento inglese. Insegne fascinose come Sotogrande, San Roque e Valderrama  nascondono le ultime urbanizzazioni che godono di un clima umido e piovoso, vittime consapevoli dei capricci meteorologici creati dall’incontro del Mediterraneo con l’Oceano Atlantico, dalla vicinanza visuale di Europa e Africa, dal passaggio oltre le Colonne d’Ercole.

Il bellissimo golfo che unisce la Linea de la Concepcion ad Algeciras è compromesso da una edilizia che si è affrettata a fornire alloggio ai frontalieri che lavorano per gli inglesi di Gibilterra e a quelli impiegati nei distretti industriali della zona interna. Per chi non fosse interessato ad andare a farsi tirare i capelli dalle dispettosissime scimmie di Gibilterra è un sollievo trovare l’indicazione liberatoria, verso Tarifa, l’estremo sud della Spagna , con le sue spiagge selvagge, il suo vento tagliente e il profilo delle onde punteggiate dai colori dei costumi dei surfisti in azione.

Più giù di così non si può, è inevitabile risalire verso nord, nord ovest, in direzione Cadice. Prima però sarà il caso di fare una sosta in un qualche Hostal provvisto di cucina e di una cassetta di scampi freschi da aprire in due e cuocere velocemente  a la plancha. E insieme a questi meravigliosi crostacei pescati davanti a Sanlucar de Barrameda cominciare a prendere confidenza con un primo calice di Jerez Fino Manzanilla , what else?

A questo punto le strade si dividono, e gli appeal alternativi raggiungibili sono entrambi di altissimo rilievo, perché proseguendo lungo costa in mezzora si arriverebbe in Algarve, verso quel meraviglioso ristorante di Albufeira che si chiama Vila Joia, l’unico due stelle Michelin mai apparso sul suolo portoghese prima del 2011. Sarebbe un obiettivo assolutamente appagante, ma in mezzo c’è il Guadalquivir e il Parco nazionale di Donana a spingermi verso nord, quindi da Cadiz la direzione quasi obbligata sarà quella che indica la via verso Jerez de la Frontera.


La laguna salmastra bianca come  dopo una nevicata è il sottofondo monocromatico dove le basse vigne si inseriscono come scarabocchi su un foglio bianco. Il sole splende, l’aria è secca, il cabriolet aperto, il braccio appoggiato, in radio ci sono i Simply Red, è Jericho, sempre quella; é dal ’84 che da queste parti in radio passa Jericho, il programmatore è sicuramente un romantico. Le colline dolci e ampie si susseguono, i filari allineati rimettono ordine nel paesaggio e nei pensieri che rimandano la mente ai motivi storici, così particolari e unici, così come è questa zona e così come sono i vini che esprime: unici...



- gdf 2012 -